Cultura & Società
Padre Pio da Pietrelcina, la chiaroveggenza e quel Foggia-Inter 3-2 del 31 gennaio 1965
Sono a colloquio con Giuseppe Zingarelli di Foggia, uno dei collaboratori del team coordinato dagli architetti foggiani Dario Zingarelli, Gaetano Centra, Gaetano Lombardi di Apricena (FG) e Pasquale Mastrobuono di Bojano (CB) che ha condotto una dettagliata ricerca storico-archivistica che di recente ha fatto riemergere storie e protagonisti collegati alla realizzazione delle principali opere di architettura volute e commissionate da padre Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo: l’Ospedale «Casa Sollievo della Sofferenza», la Chiesa di «Santa Maria delle Grazie», la ‘Chiesa Grande’ come viene chiamata dai sangiovannesi, e la «Scalinata Monumentale (Via Crucis)». Collaborano attivamentea questo team Damiano Fiore di San Giovanni Rotondo, Giuseppe Saldutto di Foggia, Biagio Gallo, consigliere comunale di Ascoli Satriano (FG), il Maestro Elia Stelluto di San Giovanni Rotondo, per lunghi anni fotografo ufficiale di Padre Pio da Pietrelcina e le architette Maria Grazia Gesualdi, Silvana Corvino, Antonella Pia Racano, Valeria Di Toro, Rossana Straccialini e Angelica Ruberto. L’intervista si è concentrata su alcuni aspetti relativi ai carismi del frate santo del Gargano, tra i quali il carisma della chiaroveggenza.
Dottor Zingarelli, che relazione lega la missione di Padre Pio ai suoi carismi?
«Indubbiamente vi è una stretta ed intima correlazione tra il santo e i suoi carismi. Che Padre Pio da Pietrelcina fosse in possesso di molteplici carismi, umanamente inspiegabili, tra i quali la bilocazione e la scrutazione dei cuori, nota anche con il termine di cardiognosi, ovvero la capacità di scrutare nelle coscienze di chi lo circondava o veniva in relazione con lui, è cosa nota a molti studiosi del frate stimmatizzato. Per cinquantadue lunghissimi anni, Padre Pio operò in modo mirabile ed instancabile nel Convento di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, per il bene di moltissima umanità sofferente nel corpo e nello spirito. Milioni di persone provenienti da tutto il mondo si recarono a far visita al santo cappuccino: per chiedere di poter parlare con lui, per chiedere di poter confessarsi con lui, per esporre a lui ogni sorta di problema, di pena e di afflizione fisica e spirituale, per chiedergli, a volte anche con una certa insistenza, consigli spirituali, consigli di vita, oppure anche una sola e semplice parola di incoraggiamento o anche per chiedergli di intercedere per ottenere una grazia, un sostegno, un aiuto nel cammino della propria esistenza. Padre Pio era lì a San Giovanni Rotondo ad attendere tutti. Conosceva la sofferenza, ed era sempre pronto a condividere le sofferenze del prossimo. Si recarono da Padre Pio persone di fede, devoti e persone non devote, atei, persone lontane ed anche in aperto contrasto con i principi della chiesa. Persone appartenenti ad ogni estrazione della scala sociale. Prelati, cardinali, vescovi, illustri esponenti di caste nobiliari, professionisti affermati e uomini di grande cultura, atleti e attori di fama mondiale, uomini e donne di umili origini e di modeste condizioni sociali, ricchi imprenditori, politici, industriali, scrittori, giornalisti e noti artisti dello spettacolo. Molte persone si recavano dal padre per esporgli le proprie delusioni e le amarezze della propria esistenza. Disorientate, appesantite e schiacciate dal peso di scelte di vita sbagliate e disordinate. Padre Pio ha sempre avuto una parola di conforto per tutti».
La missione e la santità di Padre Pio possiamo considerarle «irripetibili»?
«Mi pone una domanda molto difficile. Certamente quella di Padre Pio fu una missione straordinaria e forse irripetibile nella storia contemporanea. Le eccezionali doti spirituali e taumaturgiche del frate, erano dovute esclusivamente alla sua santità. Certamente Padre Pio fu un colosso in umiltà e in obbedienza, il che equivale a dire, in sostanza, che fu un colosso in santità. Soltanto la storia potrà dirci se in futuro ci sarà un santo in grado di replicare la sua missione e la sua santità. Tra gli eccezionali carismi posseduti dal frate del Gargano, non possiamo non citare anche la chiaroveggenza. Un carisma posseduto soltanto da alcuni Santi. Un carisma che consente sia di vedere cose del passato, sia di prevedere il futuro o cose future, sia anche di vedere ed udire fatti o avvenimenti a distanza, nello spazio e nel tempo, senza ricorrere all’aiuto dei sensi o delle normali capacità intellettive. A rendere infatti schiaccianti le ragioni della consacrazione del frate di Pietrelcina, furono proprio le caratteristiche di queste doti. A lui attribuite ed accertate dal processo di canonizzazione, che vide il 16 giugno 2002 Papa Giovanni Paolo II, oggi santo, sancire pubblicamente con il sigillo della infallibilità pontificia, la santità di Padre Pio: “Beatum Pium a Pietrelcina Sanctum esse decernimus et definimus”. Il carisma della chiaroveggenza in Padre Pio è rimarcato fortemente ancor oggi, tra i suoi stessi figli spirituali. I quali non cessano di deporre e testimoniare a tal riguardo. I carismi taumaturgici, appurati dalla Chiesa, tra i quali la chiaroveggenza, sono ancora oggi ed oggi più che mai, fonte di innumerevoli testimonianze da parte di migliaia di fedeli di tutto il mondo».
La chiaroveggenza fu un carisma autentico operante in Padre Pio?
«Possiamo affermarlo senza alcun dubbio e senza alcun timore di affermare cose errate. Padre Pio era in grado di vedere nitidamente situazioni di vita o accadimenti che il futuro poteva riservare ad una persona: il santo era in grado di scorgere chiaramente eventi futuri. In parapsicologia la chiaroveggenza è definita proprio come la visione paranormale, cioè indipendente dal canale dei sensi, di oggetti, di fatti, di luoghi e di persone che sono lontani nello spazio e nel tempo. Il santo, in sostanza, vedeva avvenimenti e situazioni della vita di una persona proiettate nel futuro. Come se egli riuscisse sensibilmente ad oltrepassare la duplice barriera della naturale dimensione spazio-tempo. Anche la bilocazione, simmetricamente, era una evidente espressione di questo duplice superamento del limite naturale dello spazio e del tempo. Se consideriamo la chiaroveggenza, così come essa è intesa dalla parapsicologia, ancor più ed a maggior ragione, possiamo considerare la chiaroveggenza strettamente correlata alla capacità del soggetto di oltrepassare i confini temporali della normale dimensione spaziale, nella quale quotidianamente viviamo e nella quale, noi comuni viventi, siamo confinati».
Come funzionava il carisma della chiaroveggenza in Padre Pio?
«Come questo fenomeno, o meglio, come questo carisma funzionasse in Padre Pio è umanamente inspiegabile. E’ come se il santo, con il suo sguardo acuto e penetrante, scrutasse la nostra vita da angolazioni a noi inaccessibili. Padre Pio vedeva con chiarezza, situazioni di vita che avrebbero coinvolto una persona e che sarebbero state vissute da quella stessa persona, in un tempo futuro. E’ difficile spiegare fenomeni di questo tipo. E’ come se il santo vedesse proiettati e riflessi da qualche altra parte, accadimenti che una persona avrebbe vissuto nel tempo a venire. In altre parole, è come se il frate vedesse in uno specchio a noi invisibile, degli accadimenti o delle situazioni riguardanti la nostra vita futura, che noi stessi avremmo poi vissuto di lì a poco o anche a distanza di molti anni.»
Chiaroveggenza e Divinazione sono la stessa cosa?
«No. Bisogna obbligatoriamente distinguere le due cose. La chiaroveggenza è una cosa, la divinazione è decisamente tutt’altra cosa: nella divinazione traspare, in modo palese, come dire, la pretesa di indovinare eventi futuri attraverso la interpretazione di segni o di simboli esterni o esteriori, nella divinazione, invece, si cercano di interpretare le manifestazioni dirette della divinità. Ragion per la quale nella divinazione emerge soltanto una presunta capacità di ottenere informazioni da fonti soprannaturali o da fonti ritenute tali. La divinazione si collega peraltro alla esternazione di riti e complesse ritualità, che possano guidare alla interpretazione di presagi o anche di simboli e di segni. Si comprende quindi come la divinazione non ha collegamenti alcuni con la chiaroveggenza: la divinazione si collega all’arte dell’indovinare e quindi agli indovini, la chiaroveggenza, invece, è un carisma ben individuato, ben delineato, ben strutturato e ben definito in Padre Pio. Un carisma che consentiva al frate di conoscere all’istante, eventi e accadimenti futuri che riguardavano una persona o anche un gruppo di persone. Inoltre ancora Padre Pio aveva la capacità di scrutare situazioni di vita legate a fatti precisi della vita passata di una persona. Aveva la capacità di far riemergere dal passato situazioni particolareggiate e minuziosi dettagli, legati ad episodi di vita vissuti in passato dalla persona stessa.«
Quali sono gli altri tratti distintivi che tipicizzano la chiaroveggenza?
«Leggere in lettere chiuse. Leggere in libri chiusi. Leggere in giornali o riviste chiuse. Scrivere e leggere al buio. Leggere anche lo stato di salute psico-fisico di una persona. Padre Pio era in grado di percepire la presenza di una malattia o la presenza di una condizione patologica in una persona».
Padre Pio aveva uno spirito profetico?
«Padre Pio ha vissuto tutta la sua esistenza in grandissima umiltà, purezza, carità e servizio verso il prossimo sofferente. Con tutto sé stesso, e con una forza di volontà impressionante, il frate con le stimmate si prodigò per la costruzione di un opera grandiosa, oggi conosciuta in tutto il mondo, che è l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza. Il cui nome, se ci facciamo caso, riflette e riassume in sintesi, la mirabile missione di San Pio. Offrirsi al prossimo per alleviarne le sofferenze spirituali e fisiche. Se consideriamo la chiaroveggenza come il carisma di vedere, scorgere, scrutare e prevedere fatti e situazioni future, in un certo senso non possiamo non affermare, o per converso negare, che in Padre Pio fosse presente anche uno spirito profetico. Nella sua umiltà, come disse in un colloquio avuto con il giornalista Attilio Crepes tempo fa, il frate ci ricordava che lui era solo un frate che pregava. E Padre Pio pregava davvero tanto, anzi pregava incessantemente. Come se nella preghiera incessante, chiedesse anche maggiore forza per offrirsi a sostegno dei bisognosi e per essere di sempre maggiore aiuto verso il prossimo stesso. Nel primo volume dell’Epistolario, alla pagina numero 800, in una lettera a padre Agostino da San Marco in Lamis (al secolo Michele Daniele), Padre Pio scriveva: “Io sono un mistero a me stesso”. Questa frase ci fa comprendere che, il voler spiegare umanamente e razionalmente come funzionasse il carisma della chiaroveggenza in Padre Pio, sarà forse una cosa impossibile per tutti, in quanto inspiegabile anche a sé medesimo».
Il carisma della chiaroveggenza operante in Padre Pio, fu talvolta messo in dubbio?
«Più di qualcuno, in più di qualche circostanza, ha sminuito e screditato la capacità del frate di vedere nel futuro, etichettandola a volte come mero frutto del caso, a volte come una mera coincidenza. A don Peppino Orlando, sacerdote di Pietrelcina molto legato al cappuccino stimmatizzato, il quale collaborò attivamente alla realizzazione delle opere benefiche di Padre Pio, lo stesso frate, una volta, in confidenza disse: “Le coincidenze sono coincidenze. Ma c’è qualcuno lassù che organizza le coincidenze”. Questo per rimarcare che nella chiaroveggenza di San Pio non vi era posto né per le casualità né tanto meno per le coincidenze. Chi si prendeva gioco delle sue lampanti capacità precognitive, in numerose circostanze, ebbe poi modo di ricredersi definitivamente».
Dottor Zingarelli, ci sono episodi noti collegati alla chiaroveggenza in Padre Pio?
«Mi viene subito in mente un episodio storico legato ad un incontro di calcio di Serie A, e collegato ad un incontro verificatosi a San Giovanni Rotondo tra Padre Pio ed una famosa squadra di calcio: l’Inter di Moratti».
Un incontro di calcio? Quale?
«Un Foggia-Inter che si disputò a Foggia il 31 gennaio 1965».
Cosa avvenne di preciso in quel Foggia-Inter?
«Avvenne che a Foggia, in quella incredibile partita, fu scritta una pagina di calcio leggendaria ed indimenticabile, collegata ad una previsione di Padre Pio. Si disputò in quel pomeriggio allo stadio “Zaccheria” di Foggia una partita memorabile, contro la squadra più forte del mondo. Fu la regina di tutte le partite giocate dal Foggia fino ad oggi, nella sua lunga storia calcistica».
Ci vuole parlare di quella partita di calcio e di quell’incontro tra Padre Pio e l’Inter?
«Certamente. In quella stagione 1964-65 il Foggia era approdato per la prima volta, nella sua lunga storia calcistica, in Serie A. Era anche l’unica squadra che in quello stesso anno rappresentava il sud peninsulare d’Italia nella massima divisione nazionale. Questa partita di calcio, come ribadivo innanzi, è entrata nella storia calcistica del Foggia e nella memoria storica della città di Foggia, come forse, probabilmente, penso sia entrata anche nella storia dell’Inter Football Club, sia pur per altre e diverse ragioni. Sportivi e non sportivi a Foggia ricordano questo incontro di calcio con vibrante emozione, quasi con commozione. Come giustamente si scrisse, quel Foggia-Inter si ricorderà sempre come una pagina immortale, appartenente al patrimonio della storia sportiva, sociale e culturale del capoluogo dauno. Vi è però un episodio altrettanto storico, documentato con fotografie e testimonianze, che fa da spartiacque tra quell’epico evento sportivo e la storia stessa degli avvenimenti successivi. Un episodio imprescindibile, che la storia non potrà mai più separare da quel Foggia-Inter, perché ne rappresenta l’anima e l’essenza di quell’incredibile gara calcistica. Questo singolare episodio si verificò il 30 gennaio 1965, quando a San Giovanni Rotondo, in un freddo pomeriggio invernale, l’Inter del presidente Moratti, dell’allenatore Herrera e di Sandro Mazzola, di Facchetti di Burgnich, Sarti, Domenghini, Suarez, Jair, Peirò si recò a far visita a Padre Pio nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, progettata e realizzata dall’architetto Giuseppe Gentile. Vi è anche da aggiungere che, sia pur impercettibilmente, quel campionato 1964-65 per il Foggia si lega anche alla vostra regione: la Toscana».
Per quale motivo sussiste un collegamento tra la squadra di calcio del Foggia e la Toscana?
«Per due motivi. Il primo è che l’esordio assoluto del Foggia in Serie A, nella sua storia calcistica, si verificò proprio in Toscana, a Firenze. Era il 13 settembre 1964, quando allo Stadio Comunale di Firenze, il Foggia calcò per la prima volta un campo di serie A. Fu contro la Fiorentina, allora allenata da Giuseppe Chiappella. Quell’incontro di calcio, Fiorentina-Foggia, terminò poi con la vittoria della Fiorentina per 3-1. Con due reti realizzate da Alberto Orlando e una rete realizzata dallo svedese Kurt Hamrin per i viola. Per il Foggia invece segnò Michele Rinaldi».
E il secondo motivo?
«Il secondo motivo fu che, due dei calciatori del Foggia scesi in campo in quel famoso incontro di calcio Foggia-Inter del 31 gennaio 1965, cioè Micelli e Nocera, in quello stesso anno, furono convocati dall’allenatore Edmondo Fabbri in nazionale per la partita amichevole Italia-Galles. Quella partita si giocò allo stadio comunale di Firenze il primo maggio 1965 e fu vinta dall’Italia. Risultato finale 4-1. Uno dei due calciatori del Foggia, Nocera, già devoto di Padre Pio, in quella partita di Firenze, realizzò con la maglia azzurra, anche la quarta rete dell’Italia, al novantesimo minuto».
Può riferirci meglio l’episodio dell’incontro tra l’Inter campione del mondo e Padre Pio?
«Fu un evento storico di cui si parlò molto e per lungo tempo. Il calendario del campionato di calcio di Serie A del 1964-65, alla diciannovesima giornata, metteva di fronte il Foggia, allenato da Oronzo Pugliese, e l’Internazionale del presidente Angelo Moratti, già “Campione d’Italia”, “Campione d’Europa” e “Campione del Mondo” per club, allenata all’epoca dal famosissimo allenatore argentino Helenio Herrera, detto il Mago. L’Inter per affrontare la lunga trasferta di Foggia, partì in treno dalla stazione di Milano a sera inoltrata, per giungere alla stazione ferroviaria di Foggia il mattino del giorno seguente. La squadra interista dopo aver disputato in quella stessa mattinata un allenamento di rifinitura allo Stadio “Pino Zaccheria” di Foggia, partì subito alla volta della cittadina garganica di San Giovanni Rotondo. Alloggiando nell’Albergo Santa Maria delle Grazie, nei pressi del Convento di Padre Pio. Dopo aver pranzato e riposato, l’Inter, nel primo pomeriggio del 30 Gennaio 1965, si ritrovò sul sagrato del convento per far visita a Padre Pio. Un confratello avvisò subito il santo che la squadra dell’Inter voleva incontrarlo e salutarlo. Il frate nel 1965 aveva circa 78 anni. Padre Pio comparve quasi all’improvviso, da una piccola porta interna che consentiva l’accesso diretto alla sacrestia della chiesa di Santa Maria delle Grazie. L’anziano frate benedisse con affetto fraterno Helenio Herrera e tutti i calciatori dell’Inter, augurando a tutti loro ogni bene. Poi invitò tutta la squadra a restare in chiesa per poter così assistere alla santa messa del pomeriggio».
Chi portò l’Inter da Padre Pio a San Giovanni Rotondo? E perché l’Inter fece visita al frate?
«Molto probabilmente fu proprio la signora Erminia Cremonini, moglie del presidente dell’Inter Angelo Moratti, a convincere il proprio consorte a condurre l’Inter da San Pio. La signora Erminia Cremonini nel 1932 sposò Angelo Moratti. Il presidente Moratti, dopo aver avuto un’infanzia molto sofferta, in quanto rimase orfano a soli 14 anni, dopo qualche tempo, riuscì ad impiegarsi presso una società di lubrificanti a Lugano, in Svizzera. Con impegno, notevole spirito di sacrificio, affrontando non poche difficoltà e con una grande forza di volontà, in poco tempo, il giovane Angelo Moratti, quasi dal nulla, fu capace di strutturare un impero finanziario nel campo petrolifero. Nel 1937 festeggiò il suo primo milione di lire, una cifra enorme per quei tempi. Più tardi divenne il fondatore del più grande gruppo petrolifero privato italiano. Il suo dinamismo imprenditoriale associato alla sua grande passione sportiva portò Moratti, nel 1955 ad assumere la presidenza dell’Inter. Nel 1960 chiamò alla guida della squadra nerazzurra un ex calciatore, Helenio Herrera, e con lui costruì quella squadra stellare che in poco tempo si affermò nel mondo. L’Inter ottenne successi stratosferici e trofei internazionali prestigiosi. Conquistò in quegli anni le vette del calcio mondiale e contribuì notevolmente a diffondere l’immagine del calcio italiano nel mondo. La signora Erminia Cremonini era molto devota a Padre Pio ed era innamoratissima del marito Angelo, in quanto il loro fu un vero matrimonio d’amore. Anche la signora Erminia, in quanto madre di sei figli, volle chiedere indirettamente al frate, attraverso l’Inter, una preghiera per tutta la sua numerosa famiglia».
Cosa disse precisamente Padre Pio all’Inter in quella circostanza?
«Lo storico allenatore Helenio Herrera e lo storico capitano interista Armando Picchi, peraltro toscano in quanto livornese di nascita, a nome di tutta la squadra nerazzurra, porsero il loro saluto a Padre Pio e gli consegnarono, in quel frangente, anche una busta contenente un’offerta in denaro. Sandro Mazzola udì, in quella circostanza, Padre Pio bisbigliare al fraticello che gli era accanto: “Ma questi cosa credono questi qua, che perché fanno l’elemosina li facciamo vincere?”. Al cospetto di Padre Pio, quel sabato 30 gennaio 1965, si trovava la squadra di calcio più imbattibile e più famosa del mondo. Il santo, proprio in occasione di quell’incontro che durò circa dieci minuti, pose ad Herrera una domanda. Le testuali parole di Padre Pio rivolte ad Herrera, in un misto di italiano e di inflessione dialettale pietrelcinese, furono queste: “Beh, che intenzioni avete per domani a Foggia?”. Herrera, con prontezza, gli rispose subito testualmente: “Padre, noi a Foggia siamo venuti per vincere la partita”. E Padre Pio rispose ad Herrera: “Meh, sicché volete venire a vincere in casa nostra? Eh, e sto fatto non sta bene”. Quelle parole pronunciate da Padre Pio, contenevano in realtà già una risposta precisa. Il frate aveva già visto all’istante l’esito della partita del giorno seguente. Padre Pio non parlava mai casualmente. E in quel momento, solo per un profondo senso di rispetto e per grande delicatezza verso Herrera, non gli rivelò subito che l’Inter, contro il Foggia, sarebbe stata sconfitta. Testimone oculare e diretto di queste mie affermazioni, così come riportate letteralmente, fu all’epoca dei fatti, il fotografo ufficiale di padre Pio, Elia Stelluto. Oggi ottantacinquenne, nativo di San Giovanni Rotondo, divenuto fotografo, fin da ragazzo, per espressa volontà dello stesso Padre Pio».
Padre Pio fece capire ad Helenio Herrera che l’Inter sarebbe stata sconfitta dal Foggia?
«Esattamente. Fu proprio così. Ma Herrera non lo poteva comprendere pienamente. Padre Pio aveva già visto l’esito della partita. E aveva già, in un certo senso, allertato Herrera, sia pur in modo morbido e velato, che la partita del giorno dopo, contro il Foggia, non sarebbe stata la classica gita turistica oppure la partita trionfale che l’Inter immaginava. E puntualmente così si verificò. Il 31 gennaio 1965, il Foggia vinse quella partita contro la stratosferica Inter Campione del mondo. Sia il Foggia che l’Inter giocarono una bellissima partita. Fu una gara agguerrita, giocata a viso aperto. Ma il Foggia prevalse. Al termine della partita, sia l’allenatore Herrera, sia il presidente Moratti, riconobbero che il Foggia aveva giocato in modo meraviglioso. Come anche riconobbero che l’Inter, in quella gara aveva disputato a Foggia la migliore partita del campionato, tra tutte quelle giocate in precedenza. Esaltando ancor di più la bellissima partita giocata da entrambe le squadre».
Con quale risultato terminò l’incontro Foggia-Inter del 31 Gennaio 1965?
«Con uno storico, inatteso ed imprevedibile risultato. Foggia-Inter 3-2».
Quindi, l’Inter Campione d’Europa e Campione del mondo in carica, fu sconfitta dal Foggia?
«Sì. Fu un risultato inatteso e davvero clamoroso. Perché una piccola squadra di provincia come era il Foggia all’epoca, peraltro neo promossa in Serie A, senza stranieri e con calciatori quasi sconosciuti provenienti dalla Serie B, sconfisse una squadra imbattibile in tutti i reparti. Era l’Inter. Che nel 1965 era la squadra più forte del mondo per club. L’Inter, con quella sconfitta rimediata contro il Foggia, fu distanziata ulteriormente dalla capolista Milan di ben sette lunghezze in classifica generale».
Cosa avvenne poi all’Inter dopo quella sconfitta contro il Foggia?
«Avvenne che dopo l’incontro con Padre Pio, l’Inter, nonostante la sconfitta patita contro il Foggia, ne uscì rafforzata e rigenerata spiritualmente. Molti giocatori dell’Inter se ne accorsero solo in seguito. Loro stessi affermarono che dopo la sconfitta di Foggia, si guardarono negli occhi tutti insieme e percepirono, avvertirono una nuova forza, un nuovo stimolo, un nuovo impulso emotivo che li ricompattò ed irrobustì in essi la convinzione di poter vincere il campionato. Fu Padre Pio a donare ai giocatori quella rinata convinzione di potercela fare. Il frate non lasciò che l’Inter ritornasse a casa a mani vuote dopo quella visita. Dopo la partita contro il Foggia, partita dopo partita, l’Inter riuscì nella impresa di recuperare i sette punti di svantaggio che la distanziavano dal Milan capolista e alla fine lo sorpassò in classifica generale. Il 6 giugno 1965, con ben 54 punti in classifica, l’Inter si laureò Campione d’Italia vincendo il campionato e conquistando così il nono scudetto della sua storia. Proprio davanti allo stesso Milan, che si classificò al secondo posto, totalizzando 51 punti all’attivo. Padre Pio aveva visto e previsto tutto questo. Sapeva bene che l’Inter avrebbe vinto quel campionato 1964-65».
L’incontro tra l’Inter e Padre Pio fu quindi un incontro che entrò nella storia dell’Inter?
«Decisamente. A Milano dell’incontro tra l’Inter e Padre Pio si parla ancor oggi. E ancor oggi lo ricordano bene. Un incontro entrato nella storia del Club nerazzurro. In più di qualche intervista, ne hanno parlato, negli anni successivi, anche calciatori dell’Inter del calibro di Sandro Mazzola, di Luis Suarez, di Tarcisio Burgnich, di Jair, e di altri decantati campionissimi. Anche il portiere interista Giuliano Sarti, purtroppo scomparso di recente, ne parlò in una intervista con viva emozione e grande ammirazione verso Padre Pio. Una grande stima ed una grande ammirazione che tutta l’Inter tributò all’umile frate del Gargano».
Un bel racconto. Dunque, Padre Pio vide i due eventi calcistici del ’65 proiettati nel futuro?
«Padre Pio, in occasione di quella storica visita dell’Inter euromondiale avvenuta nel convento di San Giovanni Rotondo, vide contemporaneamente il verificarsi di due eventi futuri. Infatti previde non soltanto la vittoria della squadra foggiana ma al contempo previde anche la vittoria finale dell’Inter in quello stesso campionato. La prima previsione si verificò il giorno successivo, cioè il 31 gennaio 1965, quando l’arbitro internazionale Francesco Francescon di Padova alle ore 16:15 di quel pomeriggio fischiò la fine di quel famoso Foggia-Inter 3-2. La seconda predizione si verificò puntualmente, a distanza di oltre quattro mesi. Infatti dal 30 gennaio 1965, giorno dell’incontro tra Padre Pio e l’Inter a San Giovanni Rotondo, al 6 giugno 1965, giorno della vittoria dell’Inter in campionato e della conquista del suo nono scudetto, trascorsero oltre quattro mesi. Al fischio finale decretato dall’arbitro Antonio Sbardella, nella non semplice gara dell’Inter contro il Torino, allora allenato da Nereo Rocco, l’Inter pareggiò all’ultimo minuto, al 90°, su calcio di rigore, e il gol lo realizzò proprio Sandro Mazzola. Mazzola vinse anche il titolo di capocannoniere condividendolo a sua volta, a pari merito, con un giocatore della Fiorentina: Alberto Orlando. Entrambi in quel campionato realizzarono 17 reti. Proprio quel Sandro Mazzola, che alle ore 4 del mattino, insieme al compagno di squadra Armando Picchi, in quella gelida alba invernale del 31 gennaio 1965 a San Giovanni Rotondo, aveva lasciato di nascosto l’albergo dove alloggiava l’Inter, per andare a confessarsi segretamente da Padre Pio. Proprio quel Sandro Mazzola che al termine di quel campionato disse: “In questo campionato abbiamo perso solo due partite: quella contro il Milan e quella contro il Foggia. Ma l’incontro di Foggia e l’incontro con Padre Pio li ricorderemo per sempre”. Questa è l’ennesima prova, che dimostra in modo chiaro ed inequivocabile, la capacità di Padre Pio di oltrepassare la barriera bidimensionale spazio-tempo, e di riuscire a vedere situazioni ed eventi che si sarebbero successivamente verificati anche a distanza di tempo, nel futuro».
Padre Pio era un appassionato di calcio? Seguiva il calcio?
«Vi sono delle inevitabili riflessioni che si legano a questo storico episodio. Padre Pio di sicuro non era nel modo più assoluto un frate che seguiva lo sport: non era nel modo più assoluto un tifoso di calcio, non ha mai seguito il calcio, non sapeva nulla di calcio e non ha mai letto quotidiani sportivi o riviste sportive di alcun genere. Padre Pio era concentrato solo ed esclusivamente sulla realizzazione dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, sulla realizzazione delle opere di cui ho accennato in precedenza, e sulla sua missione. Quella di aiutare, sostenere e confortare il prossimo più che poteva, offrendo tutta la sua sofferenza e la sua sincera, assidua ed incessante preghiera per la salvezza delle anime».
Un’ultima domanda vorrei rivolgerla al pProfessor Michele Crisetti, attuale Sindaco di San Giovanni Rotondo. Professor Crisetti, a San Giovanni Rotondo cosa raccontano, e cosa ricorda lei di questo storico episodio legato a Padre Pio?
«Non avevo neanche 3 anni all’epoca di quella storica partita. Elia Stelluto, nato a San Giovanni Rotondo, all’epoca fotografo ufficiale di Padre Pio, immortalò quell’avvenimento con le sue fotografie che, in effetti, sono poi entrate nella storia, in quanto documentarono quell’evento. Di questo episodio, venni a conoscenza anni dopo, quando poco più che adolescente, lessi alcuni libri su Padre Pio, che narravano e raccontavano di quell’incontro. Non nego che quella partita di calcio e la visita della “Grande Inter” a Padre Pio, mi hanno sempre affascinato. Molti calciatori dell’Inter, alcuni dei quali oggi scomparsi, hanno sempre ricordato nella loro vita, con viva emozione, Padre Pio e non dimenticarono mai quella partita a Foggia. Certo, Padre Pio era di poche parole e anche in quella circostanza non si dilungò oltre. Sul campo, il Foggia sconfisse i Campioni del mondo in carica, ottenendo una memorabile vittoria. Quell’impresa sportiva continua a vivere e continua ad avere una forte risonanza storica anche nella nostra estesa provincia. A San Giovanni Rotondo, dopo oltre mezzo secolo, i più anziani ricordano quell’incontro di calcio e quella visita al frate stimmatizzato, ma ad onor del vero, anche i giovani oggi ne sono a conoscenza. L’Inter, dopo quella partita a Foggia, continuò a conquistare molti altri prestigiosi successi nazionali, internazionali ed intercontinentali. La storia di quel Foggia-Inter del 31 gennaio 1965 è significativa perché, a mio avviso, trasmette anche un insegnamento di vita: quello di credere sempre nelle nostre possibilità».