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Padre Mariano Cordovani, il teologo del Casentino amico di Montini.

Fu un fine teologo, uno scrittore limpido, scorrevole, arguto. Chi lo ha conosciuto lo ricorda per la sua figura statuaria, per il suo stile cerimonioso e da raffinato signore: un principe che sapeva parlare con chiunque «un linguaggio semplice e che andava lesto al cuore». È stato una delle figure di maggior rilievo del novecento aretino. A Padre Mariano Cordovani – il domenicano che dalla nativa Serravalle, a due passi da Camaldoli, arrivò fino all’ufficio di maestro del Sacro palazzo apostolico e di teologo della segreteria di stato vaticana – rende ora omaggio una pubblicazione promossa dalla sezione Lions Club Casentino. E anche il sindaco di Bibbiena annuncia nel suo contributo al volume che la giunta comunale ha deciso di intitolare una strada all’illustre concittadino. Quando padre Cordovani morì il 5 aprile 1950, a sessantasette anni, fra i primi ad accorrere al suo capezzale c’era monsignor Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI. Si erano conosciuti alla Fuci come compagni di sacerdozio nel ministero tra gli universitari e i giovani. E a Montini rimase sempre cara l’amicizia verso il padre domenicano. Nel 1952, due anni dopo la morte, i familiari, i suoi concittadini, i domenicani e i monaci di Camaldoli, vollero riportare la salma di padre Cordovani nel paese di origine. Nell’occasione si svolse nel piccolo centro una solenne cerimonia. Erano presenti personaggi prestigiosi: Fanfani, La Pira, Mario Salmi, Francesco Severi, il vescovo Mignone e, soprattutto, «l’amico di sempre» Montini. Fu proprio lui che ne celebrò il ricordo, come scrisse il 2 ottobre 1952 «L’Osservatore Romano», «con una magnifica orazione, nella quale splendeva l’altezza del pensiero e vibrava la commozione di un’anima particolarmente vicina e intonata a quella del defunto Padre Maestro». Il testo di quel ricordo ebbe grande rilievo. Fu prima pubblicato sulla rivista Camaldoli (n. 32 del gennaio-marzo 1953) con il titolo «Un maestro e un amico» e successivamente riprodotto con qualche modifica come prefazione all’opera di Raimondo Spiazzi su «Padre Mariano Cordovani dei Frati predicatori» edita nel 1954.Felice Cordovani era nato il 25 febbraio 1883, primo dei cinque figli di Petra e Celestino. A 14 anni entrò nel collegio san Filippo Neri, la scuola domenicana del Convento di S. Maria del Sasso a Bibbiena. Un anno dopo il collegio fu chiuso per disposizioni statali. Il giovane Felice per rimanere legato all’istituto prese l’abito domenicano e assunse il nome di Mariano. Negli anni successivi si trasferì a Roma per continuare gli studi. Il 7 marzo 1904 fece la professione solenne e tre mesi dopo fu ordinato sacerdote: aveva solo 21 anni. Fu docente di filosofia a Roma e di teologia all’università cattolica del Sacro cuore a Milano. Con i suoi studi e le sue pubblicazioni divenne uno dei più illustri teologi della prima metà del XX secolo. Negli anni fra le due guerre fu «grande educatore e formatore di anime» affrontando senza timori problemi politici e sociali talora invisi al regime fascista. Una strada che non avrebbe abbandonato neppure negli anni del secondo dopoguerra di fronte al pericolo comunista. Nei decenni fra il 1920 e il 1940 condivise il cammino della comunità di Camaldoli che accolse i movimenti di Azione Cattolica e Fuci nella loro azione di formazione politica del laicato italiano. Tra gli animatori principali di questi movimenti si potevano trovare, insieme a padre Mariano, uomini come Giovanni Battista Montini, don Primo Mazzolari, il cardinale Elia Dalla Costa, Igino Righetti ecc. Ma il domenicano, pur impegnato in uffici e studi di altissimo livello non perse mai la sua disponibilità ad ascoltare e rendersi libero per tutti. Ricorda padre Giuseppe Serrotti nel testo appena pubblicato: sul finire degli anni quaranta «ero collegiale a San Domenico ad Arezzo, e padre Mariano veniva due-tre volte l’anno. Si intratteneva volentieri con noi giovani. La sua figura imponente invece di intimorirci ci attraeva e ci rimaneva simpatica, con il suo modo di porsi gioviale e scherzoso». Oggi questo nostro conterraneo «che ci ha lasciato una scia di luminosa scienza, sapienza e bontà» riappare in tutto il suo valore grazie a questo modesto ma prezioso testo curato, insieme al Lions, dal Comune di Bibbiena e dai Padri Domenicani di Santa Maria del Sasso. di Alessandro Gambassi