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Padre Dall’Oglio: Ricucci, «mai visto sue gigantografie sui municipi»

Sono ormai quasi due anni che non si hanno più notizie del gesuita Paolo Dall'Oglio, rapito a Raqq, in Siria. Oggi è stata presentata a Roma un'associazione di giornalisti «amici di padre Dall'Oglio».

«Non ho mai visto fiocchi gialli, né tantomeno gigantografie di padre Paolo Dall’Oglio appese nelle facciate dei municipi. Il suo nome viene tirato fuori solo in chiave statistica per ricordare che sono cinque gli italiani sequestrati nel mondo, quattro in Libia e uno, padre Paolo appunto, in Siria». Ad affermarlo è Amedeo Ricucci, giornalista Rai, che oggi a Roma è intervenuto alla presentazione dell’associazione «Giornalisti amici di padre Dall’Oglio», di cui è uno dei promotori.

Ricucci ha ricordato la figura del gesuita rapito a Raqqa, in Siria, il 29 luglio 2013, e del quale non si hanno più notizie. «Ricordare padre Paolo – ha detto Ricucci che il 3 aprile 2013 fu sequestrato in Siria assieme ad altri tre giornalisti per poi essere liberato dopo 11 giorni – significa ricordare anche i 250 mila morti della guerra siriana, le migliaia di detenuti nelle carceri dell’una e dell’altra parte in lotta. Purtroppo oggi parlare di Siria è parlare dell’Isis, dello Stato islamico. A nessuno interessa più la Siria risucchiata nel gorgo nero della guerra. A noi interessa stare con il pensiero di padre Paolo e tenere alta la fiaccola della lucidità. E padre Paolo è un uomo molto lucido».

«La sua è la testimonianza unica di un uomo appassionato, non spettatore, ma fisicamente presente dove il popolo siriano rischia e soffre. Ha offerto una lettura onesta di ciò che accade da anni»: ha dichiarato il padre gesuita Giovanni La Manna, rettore dell’Istituto Massimo, nel ricordare il suo confratello rapito. «Padre Paolo – ha affermato La Manna – ha condiviso questa realtà ricercando sempre il dialogo, l’apertura, l’accoglienza e l’incontro». Un impegno portato avanti dal gesuita nella sua comunità monastica fondata a Deir Mar Musa al-Habachi. «Egli è un uomo concreto e il suo esempio continua a parlare. Assecondiamo la sua testimonianza – ha detto padre La Manna – non restiamo seduti a guardare e non trinceriamoci dietro l’alibi di dire ‘io sono uno, che posso fare?’. È tempo di uscire e di fare qualcosa per riappacificarsi».

Per Michele Zanzucchi, direttore «Città Nuova», mensile dei Focolarini, «padre Paolo è una persona scomoda che quando parlava non lasciava tranquillo il suo interlocutore. Un religioso che ama le periferie di tutti i tipi, amante della carità e del dialogo». E «chi si spende nelle periferie come padre Paolo – ha ricordato Giuseppe Giulietti, portavoce di «Articolo 21» – si spende per la difesa dei diritti. L’esempio di padre dall’Oglio illumina le periferie e permette che anche in realtà come la Siria si possa tornare a parlare di diritti e di giustizia». «Padre Paolo è un profeta dell’oggi – ha spiegato Riccardo Cristiano, giornalista Rai e moderatore della presentazione – chi lo ha sequestrato non ha sequestrato la sua testimonianza di fede e il suo pensiero, il suo impegno, il suo servizio».