Vita Chiesa

«Pace senza confini»: Riccardi, «il problema non sono i confini, ma l’odio che fa a pezzi il mondo»

«Il problema non è l’esistenza dei confini. E’ invece come vivere le frontiere in un mondo, grande e talvolta terribile. Spesso confini respingenti o impregnati di odio fanno a pezzi il mondo, creano un insidioso clima conflittuale». Lo ha detto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, aprendo ieri pomeriggio a Madrid l’Incontro internazionale nello «Spirito di Assisi» che quest’anno ha per tema «Pace senza confini». Riccardi ha sottolineato nel suo discorso come in un mondo globalizzato «nessuno è garantito, se non da una pace più grande. Le mie frontiere non mi preservano!».

Il pensiero va subito alle questioni ecologiche. «Quando l’Amazzonia brucia, anche noi bruciamo con la grande foresta! La terra rivela che tutti siamo concretamente legati. Le religioni lo insegnano da millenni: l’umanità, le persone, i popoli, hanno tutti un comune destino».

L’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio cade quest’anno a 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, nel 1989. In questo periodo, purtroppo, «sono sorti nuovi confini». «Alcuni non sono frontiere, ma muri», ha detto Riccardi. Costruiti «per ragioni militari, difensive, per frenare i migranti, per proteggere lo spazio nazionale». Ciò che più preoccupa è «una ripresa di prospettive nazionali antagoniste o nazionaliste, reazioni semplificate a una globalizzazione che appare minacciosa, semplificazione che sembra proteggere da problemi complessi. Non mi voglio abbandonare ad allarmismi», ha ribadito Riccardi. «Ma non si può vivere l’oggi con le sue sfide complesse senza il respiro umanesimo planetario». E ha concluso: «I confini esistono, ma non possono diventare muri né disegnare il futuro. I credenti li superano con lo sguardo del cuore e con la parola del dialogo».

«Spero che la facilità in cui sono avvenute le trattative, sia il preambolo verso un meccanismo prevedibile di sbarchi. Lo dico per il bene di chi è sulle navi della speranza». Così, intervenendo alla cerimonia di apertura dell’incontro, Filippo Grandi, Alto commissario Onu per i rifugiati (Unhcr), ha commentato l’autorizzazione data dal governo italiano di far sbarcare a Lampedusa dalla nave Ocean Viking gli 82 migranti a bordo. «Potremmo – ha detto – porre fine alla perdita di tempo del discutere su chi deve farsi carico di chi e passare alle questioni più serie, alle emergenze che circondano il fenomeno della migrazione». Grandi ha portato a Madrid il «grido» dei 71 milioni di persone che sono costrette a fuggire dalla loro terra. Sono profughi, richiedenti asilo, sfollati interni. Fuggono da guerre e povertà e «la risposta che diamo al fenomeno migratorio oggi è il barometro di una società sana ed una società sana è quella che sa essere inclusiva», ha detto Grandi, aggiungendo: «Attribuire uno stigma a chi fugge, oltre ad essere moralmente sbagliato, non ci aiuta a risolvere il problema».

Non ci sarà stabilità e sviluppo dell’Africa senza l’Europa e non ci sarà stabilità e sviluppo dell’Europa senza l’Africa. La voce del continente africano irrompe a Madrid, al convegno internazionale della Comunità di Sant’Egidio. È quella di Faustin Archange Touadera, Presidente della Repubblica Centrafricana, un Paese che sembrava condannato alla frammentazione e alla violenza e che invece ha trovato la sua identità nel processo di pace. «Per quanto mi riguarda – ha sottolineato Touadera – voglio abolire la pena di morte. Sarebbe un segno di pacificazione, il segno di un Paese che entra definitivamente in una nuova fase storica». Altre tre prospettive, avverte il presidente, possono nel frattempo rendere più solida una visione «eurafricana»: il sostegno al disarmo (Touadera si è impegnato a «riabilitare» il suo Paese in questo senso), progetti contro il cambiamento climatico (altrimenti «le conseguenze saranno le guerre e le migrazioni»), il diritto alla salute con l’accesso alle cure mediche per tutti, fermare ovunque la pena di morte («L’Europa ha una grande tradizione e il continente africano si sta muovendo sempre più nella giusta direzione»). Touadera ha infine ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per come sta aiutando il processo di pace nel Paese e per la sua presenza con il centro Dream per la cura dei malati di Aids in Africa.

Il dialogo tra le religioni «è sempre più necessario e urgente». «Solo il dialogo nel nome della pace aiuterà i popoli a elevarsi al di là degli interessi contingenti e a unirsi per opporsi alla violenza e al terrorismo, a portare una parola di pace e consolazione là dove già da anni imperversa la guerra». Questo il «saluto» del Metropolita di Volokalamsk Hilarion, che ha portato a nome del Patriarcato di Mosca. «Purtroppo al giorno d’oggi siamo testimoni di una escalation di violenza che si nasconde dietro a slogan religiosi», ha detto il rappresentante della Chiesa russa. «Gruppi radicali organizzano atti terroristici che creano migliaia di vittime assolutamente innocenti. Il livello di profanazione è tale che i terroristi compiono le loro azioni anche durante le celebrazioni nelle chiese, dando prova di quale tipo di spirito li animi». Nonostante le oscurità, «lo Spirito Santo suscita anche oggi operai che lavorano per la pace, che offrono le proprie energie per far superare i pregiudizi, per cercare vie di dialogo, per creare comprensione reciproca tra religioni e popoli». Uno dei luminosi esempi di tale servizio alla pace – ha detto Hilarion – è rappresentato dalla Comunità di Sant’Egidio», ringraziandola «per la fedeltà al servizio ispirato dalla Parola di Dio da oltre cinquant’anni». A nome del Patriarcato di Mosca, Hilarion ha anche fatto gli auguri all’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Zuppi, per la sua imminente elevazione al cardinalato.