Rafforzare l’Onu come grande camera di compensazione e autorevole promotore di pace, in modo da invocare l’eliminazione graduale ma tenace di tutte le cause che avvelenano i rapporti tra le nazioni del mondo. A chiederlo è mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e vicepresidente della Cei, che intervenendo ieri alla VI Assemblea dell’Onu dei popoli indetta nel capoluogo umbro e alla vigilia della Marcia della Pace Perugia-Assisi, in programma domenica prossima ha invitato non ad un pacifismo imbelle, ma alla costruzione della pace giorno dopo giorno, a cominciare dai rapporti sociali e coinvolgendo i potenti. Quando si lamenta un clima di violenza e di guerra ha detto il presule occorre sempre analizzare le cause vere e per lo più non dette per porvi rimedio. Anche oggi si scontrano di nuovo ideologie folli e volontà di potenza, inerzie e compromessi, velleitarismi e menzogne, e su questo terreno inquinato non può spuntare il fiore della pace. Di qui la necessità di agire, ha auspicato Chiaretti, sui fattori che rendono difficile la convivenza, tra cui le situazioni di miseria e di ingiustizia tra i popoli, fattori di grande squilibrio sociale e politico. Un esempio clamoroso, ha concluso il vescovo, è l’Africa, con drammi quali la fame, le guerre volute dalle multinazionali, le malattie e il mancato sviluppo, nonostante i solenni pronunciamenti degli otto grandi, delle Conferenze internazionali, le remissioni dei debiti più o meno simboliche. Sir