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Pace in Siria, Francesco scrive a Putin

«I leader degli Stati del G20 non rimangano inerti di fronte ai drammi che vive già da troppo tempo la cara popolazione siriana e che rischiano di portare nuove sofferenze ad una regione tanto provata e bisognosa di pace». È l'esortazione contenuta nella lettera inviata ieri dal Papa al presidente Russo Vladimir Putin, in occasione del G20, nel quale Papa Francesco rivolge «un sentito appello perché aiutino a trovare vie per superare le diverse contrapposizioni e abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare».

«Ci sia, piuttosto – prosegue il Papa nella lettera resa nota oggi – un nuovo impegno a perseguire, con coraggio e determinazione, una soluzione pacifica attraverso il dialogo e il negoziato tra le parti interessate con il sostegno concorde della comunità internazionale».

Secondo il Papa, inoltre, «è un dovere morale di tutti i governi del mondo favorire ogni iniziativa volta a promuovere l’assistenza umanitaria a coloro che soffrono a causa del conflitto dentro e fuori dal Paese». «L’incontro dei Capi di Stato e di Governo delle venti maggiori economie, che rappresentano due terzi della popolazione e il 90% del Pil mondiale, non ha la sicurezza internazionale come suo scopo principale», ammette il Papa. Tuttavia, «non potrà far a meno di riflettere sulla situazione in Medio Oriente e in particolare in Siria».

«Purtroppo – la denuncia del Papa – duole costatare che troppi interessi di parte hanno prevalso da quando è iniziato il conflitto siriano, impedendo di trovare una soluzione che evitasse l’inutile massacro a cui stiamo assistendo». «Senza pace non c’è alcun tipo di sviluppo economico», ammonisce il Papa, perché «la violenza non porta mai alla pace condizione necessaria per tale sviluppo».

«Le guerre – prosegue il Papa – costituiscono il rifiuto pratico a impegnarsi per raggiungere quelle grandi mete economiche e sociali che la comunità internazionale si è data». «Purtroppo, i molti conflitti armati che ancora oggi affliggono il mondo ci presentano, ogni giorno, una drammatica immagine di miseria, fame, malattie e morte», avverte il Papa, ricordando che «l’economia mondiale potrà svilupparsi realmente nella misura in cui sarà in grado di consentire una vita degna a tutti gli esseri umani, dai più anziani ai bambini ancora nel grembo materno, non solo ai cittadini dei Paesi membri del G20, ma ad ogni abitante della Terra, persino a coloro che si trovano nelle situazioni sociali più difficili o nei luoghi più sperduti». In quest’ottica, «appare chiaro che nella vita dei popoli i conflitti armati costituiscono sempre la deliberata negazione di ogni possibile concordia internazionale, creando divisioni profonde e laceranti ferite che richiedono molti anni per rimarginarsi».