Italia

Pace e ambiente la Toscana rilancia

di Andrea BernardiniUna stanza con un grande mappamondo per aggiornare la carta dei conflitti, specie quelli dimenticati. Una stanza in allestimento e che presto potrà essere visitata: soprattutto dai giovani – si è augurato il presidente della Regione Toscana Claudio Martini – che dovranno mettere in agenda di far qualcosa per «cancellare le macchie nere delle guerre del globo».

Pace, dialogo tra popoli, cibo e ambiente a tema nel terzo meeting di San Rossore sulla globalizzazione dei diritti (dopo Global to Glocial lo slogan proposto quest’anno era A new global vision) promosso dalla Regione Toscana. Vetrina per la giunta Martini, ma anche luogo di un serio confronto su temi generalmente snobbati dai grandi happening di partito.

Il meeting di quest’anno non ha goduto dell’effetto trascinamento di G8 e Social Forum Europeo di Firenze, ma il flusso di partecipanti è stato comunque alto. Né sono mancati intrecci con l’attualità politica. Intanto il sostegno della Regione Toscana al presidente della Regione Piemonte Ghigo, che in questi giorni ha inviato le ruspe nei campi contaminati da Ogm. Al meeting di San Rossore è stato fatto circolare un documento contro l’introduzione nelle colture di organismi geneticamente modificati. L’assessore Tito Barbini ha presentato una proposta di legge sulla tutela delle razze e della varietà locali. Ed ha promesso il massimo impegno della Regione a tutela della biodiversità.

Il primo giorno è scivolato tra il richiamo del sottosegretario generale delle Nazioni Unite Nittan Desài a «misurare lo sviluppo in termini di ciò che accade non ad una persona media, ma ai più bisognosi». L’allarme lanciato da Edward Glodsmith, editore della rivista The Ecologist: «se continueremo a distruggere le foreste tropicali e ad investire sull’agricoltura industriale, il pianeta diventerà inabitabile all’uomo». La preoccupazione della scienziata e filosofa indiana Vandana Shiva: «finché il sistema continuerà a crare conflitti, i popoli del sud saranno costretti ad abbandonare le colture tradizionali per lavorare in miniera, prostituirsi, vendere i propri figli e i propri reni». Quella di Riccardo Petrella, contrario alla privatizzazione della gestione dell’acqua.

E l’impegno di un centinaio di comuni e delle dieci province della Toscana a sostenere la realizzazione nel nord est del Brasile di circa quattrocento cisterne d’acqua.

A Vittorio Agnoletto che chiedeva a Martini una presa di posizione netta contro le truppe italiane in Iraq, il presidente della Regione Toscana ha risposto il giorno successivo: «Siamo contrari – ha detto Martini – all’utilizzo delle nostre truppe in Iraq, ma oggi la priorità è di far progredire la Road Map per la pace in Medio Oriente».

«Non voglio criticare la Road map in corso in Israele e Palestina – gli ha fatto eco nel dibattito del mattino il principe di Giordania El Hassan Bin Talal, coordinato dal direttore della Repubblica Ezio Mauro ed a cui ha partecipato anche lo storico Franco Cardini – Certo è, però, che sarebbe deludente che il tutto si riducesse alla creazione di una zona di libero scambio che sta tanto a cuore al presidente americano Bush: un’area di libero mercato tra 17 milioni di israeliani e palestinesi e 22 milioni di iracheni». «In tasca – ha detto – porto sempre la foto del mio nipote di diciotto mesi, che cammina a gattoni in un prato. E mi chiedo quando avremo tempo solo per pensare ai nostri bambini e giocare con loro. Ma è per loro che non dobbiamo smettere di cercare».

Significativi anche il contributo di monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e quello di don Matteo Zuppi, assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio. «Il dialogo interreligioso e con i laici – ha detto quest’ultimo – è l’unica via» per costruire la pace, che non è «un sogno per anime belle, né un atto di ingenuinità. Non è un invito, questo, al sincretismo, ma più si è profondi nella conoscenza della fede, più si possono costruire percorsi comuni e far sì che le religioni diventino strumenti di pace e non pretesti di guerra».

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