La teoria di Bush sulla “guerra preventiva” è “il ritorno alla vecchia illusione di credere che la violenza si vince con la violenza e la pace si costruisce con la guerra”: lo scrive p. Bartolomeo Sorge nell’editoriale della rivista dei Gesuiti “Popoli” di gennaio, intitolato “Guerra preventiva’ all’Iraq”. Tra gli argomenti contrari all’intervento armato, p. Sorge adduce l’inaccettabilità morale dell’attacco, alla luce del fatto scrive che “non vi sono prove chiare e sufficienti né di un coinvolgimento diretto dell’Iraq negli attacchi dell’11 settembre, né di un grave e imminente attacco di Saddam Hussein contro l’Occidente”. Quanto alla insostenibilità giuridica della guerra, p. Sorge afferma che “è inammissibile che un membro dell’Onu non ne accetti l’autorità e si riservi il diritto e la libertà di agire da solo, quale che sia la decisione del Consiglio di sicurezza”. Infine, il commentatore gesuita annota che la guerra preventiva è “politicamente sbagliata” in quanto essa costituirebbe “il più bel regalo a Bin Laden, perché ricompatterebbe il mondo islamico e porterebbe allo scontro di civiltà”. Per evitare questi rischi concreti, p. Sorge fa proprie le valutazioni e proposte dei Vescovi americani che invitano a seguire altre strade, tra cui il mantenimento dell’embargo militare e delle sanzioni politiche ed economiche”, evitando il più possibile di mettere a rischio la vita di civili innocenti. Suggerisce anche di sostenere gli oppositori al regime e di “contenere e scoraggiare eventuali aggressioni da parte irachena”. Il ragionamento finale è che, comunque, sia meglio perseguire il traguardo di un “reale disarmo” degli iracheni, a fronte del quale assicurare l’abolizione di una serie di sanzioni e il reintegro del paese nella comunità internazionale.Sir