Nel nostro Paese il clima socio-religioso è cambiato. Ne è convinto Luca Diotallevi, docente si sociologia all’Università Tor Vergata di Roma, che ha presentato oggi durante il Convegno Cei degli incaricati diocesani la ricerca I valori del Sovvenire. Negli ultimi tre-quattro anni ha spiegato il sociologo nei confronti della Chiesa, pur nel grande consenso generalizzato, c’è un lievissimo, costante emergere di atteggiamenti critici di vario tipo. In sintesi, per Diotallevi è cominciato un cambiamento strutturale, non irreversibile, diverso prima ancora che difficile, e che ci porta a pensare che tra dieci anni la Chiesa sarà o migliore o peggiore, certamente diversa da oggi, perché molte delle pratiche religiose a cui siamo stati abituati oggi non funziona. In particolare, ha reso noto il relatore, si sta leggermente gonfiando l’area degli ostili, cioè di coloro che hanno un pregiudizio negativo molto forte nei confronti della Chiesa, i quali restano comunque una sparuta minoranza. Per il futuro, dunque, dobbiamo immaginare nei confronti della Chiesa i vicini’, i freddi’ e una certa parte di ostili’. Stando ai dati della ricerca, inoltre, calano i dati della partecipazione saltuaria, più che quelli della partecipazione regolare.Per quanto riguarda il sovvenire, la ricerca segnala la costante salita dell’indisponibilità e la costante discesa della disponibilità, con una flessione soprattutto nelle offerte per il sostentamento del clero, anche da parte dei praticanti regolari. Oltre al calo generale della partecipazione religiosa, i dati rivelano una certa freddezza nei confronti della Chiesa che, secondo Diotallevi, deriva dal fatto che la maggior parte dell’ informazione che si riferisce alla Chiesa viene prima dai media, che dai canali interni, con uno scarto tra percezione e realtà che oggi è a sfavore della Chiesa. Le donne rivela la ricerca spesso hanno un atteggiamento conflittuale nei confronti della Chiesa, che si rivela un problema e una priorità pastorale notevolissima da affrontare, in un Paese come il nostro, dove la trasmissione della fede è madrilineare’. Altro punto critico, la secolarizzazione dominante nella fascia di età tra i 18 e i 45 anni. Infine, c’è la questione del Nord, dove le percentuali di partecipazione alla vita ecclesiale sono ancora alte, ma che non è più come è stato in passato il fattore trainante nella trasmissione del cattolicesimo. (Sir)