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OTTO MARZO: NUOVESCHIAVITU.IT RICORDA LE DONNE VITTIME DELLA TRATTA, DA 700.000 A 2 MILIONI NEL MONDO

In occasione della festa dell’8 marzo Nuoveschiavitu.it – sito web che dal 10 dicembre 2004 racconta le nuove forme di schiavitù – invita a ricordare le vittime della tratta, per la maggior parte donne, che oltre a essere intrappolate nella rete degli sfruttatori spesso non vengono adeguatamente protette dai governi. “È una delle nuove sfide che interessano i diritti delle donne – affermano i promotori del sito, due realtà da anni impegnate nel settore, il Cestim e l’ong Mlal Progetto Mondo -, oggi riconosciuta come una violazione specifica e globale dei diritti umani”.

Riguarda tra le 700 mila e i 2 milioni di persone (di cui 120 mila introdotte illegalmente ogni anno in Europa occidentale) e rende a livello globale dai 7 ai 10 miliardi di dollari, profitto paragonabile solo al traffico di armi e stupefacenti. Anche la bozza di Convenzione europea contro la tratta di esseri umani, osservano, “da più parti viene ritenuta ‘lontana dal garantire un’effettiva protezione alle vittime’”, mentre “guardando solo all’Italia, resta difficile l’applicazione dell’articolo 18 e discutibili le modalità di rientro per le donne coinvolte nella prostituzione e arrestate dalle forze dell’ordine”. “Nuoveschiavitù.it” parla di “matrimoni forzati o contratti per posta, prostituzione coatta, servitù domestica” che coinvolgono le vittime del traffico, “convinte” con la violenza, l’intimidazione, l’isolamento e l’imbroglio. “I trafficanti si avvalgono di diverse forme di reclutamento – spiegano -, tra cui il rapimento vero e proprio e l’acquisto diretto presso le famiglie. In molti casi, comunque, la potenziale vittima del traffico sta già cercando una possibilità per emigrare quando viene avvicinata da un conoscente o attratta da un annuncio pubblicitario. Spesso le vittime vengono reclutate con la promessa di un lavoro migliore e scoprono poi che scappare o interrompere il ‘contratto’ è difficile e pericoloso”.

“Sono passati 189 anni da quando in Europa per la prima volta fu condannata la schiavitù – affermano -, non si può più parlare di proprietà giuridica di una persona, ma sussiste per milioni di persone una condizione effettiva di assoggettamento ad altri e quindi uno stato di privazione dei diritti umani”. Con notizie settimanali, storie, interviste e schede informative, il sito www.nuoveschiavitu.it intende approfondire una realtà complessa e in continua evoluzione dando spazio, inoltre, ai progetti e alle iniziative di enti, associazioni, organizzazioni impegnate sul campo. Sir

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