Toscana

Ostaggi, si riaccende la speranza delle famiglie

Le lacrime della famiglia Quattrocchi, la speranza di quelle di Agliana, Cupertino, Stefio: nel giorno, lunedì 24 maggio, del rientro in Italia della salma dell’ostaggio ucciso, anche le altre tre famiglie coinvolte nella vicenda si ritrovano a Roma, hanno incontrato il ministro degli esteri Franco Frattini e il Commissario straordinario della Croce Rossa Italiana Maurizio Scelli. Si riaccende per loro la speranza, sostenuta da un dato di fatto: la consegna del corpo di Fabrizio.

SI CONTINUA A SPERARE. «Abbiamo buone speranze e tanta fiducia nella strada intrapresa», ha affermato Antonella Agliana, sorella di Maurizio, parlando a nome di tutti i parenti dei rapiti dopo l’incontro con Maurizio Scelli che, convinto del percorso avviato, domani tornerà a Baghdad. «È necessario stare sul posto – ha detto – è assurdo pensare che si possano gestire le cose da qua. Io vado per tenere soprattutto alto il livello, per poter rispondere in ogni momento alle esigenze della popolazione irachena. Quanto più hanno bisogno tanto più la Cri è in grado di dare. Credo che questa sia l’unica strada che possa portare ad una felice conclusione di questa vicenda».

L’INCONTRO CON I FAMILIARI. L’incontro fra Scelli e i familiari degli ostaggi, richiesto da quest’ultimi, è stato definito affettuoso. Nell’immancabile maglietta blu col logo della Cri, Scelli è sceso dal suo studio insieme a tutti i parenti (oltre alla sorella di Agliana, anche il papà di Stefio, la cognata e la fidanzata di Cupertino); a cingergli le spalle, con spontaneità e atteggiamenti amichevoli, il papà di Salvatore Stefio. Di fronte alla stampa, Antonella Agliana ha ribadito che le tre famiglie torneranno nel silenzio (“è l’unica cosa che ha fruttato”), che la decisione dei funerali di Stato per Quattrocchi è della famiglia e che comunque «non è argomento di discussione. Noi faremo di tutto per andare ai funerali – ha osservato – è un dovere». Con Frattini, i familiari hanno fatto il punto della situazione: «ma non c’è alcuna novità» ha detto ancora la portavoce delle famiglie dei rapiti. Il ministro ha tenuto a precisare che i risultati positivi per la vicenda «sono proporzionali al grado del silenzio». Intanto, in un’altra parte della città, la famiglia Quattrocchi viveva tutt’altra condizione. Giunti ieri notte a Roma, in macchina, sono stati ospitati, su richiesta della stessa Cri, da un circolo dello Stato Maggiore dell’esercito. Ad accogliere la salma all’aeroporto di Ciampino, Alice, la fidanzata accompagna dal papà, il fratello Davide e un amico. I familiari sono assistiti, 24 ore su 24, da un’equipe di infermiere volontarie della Cri che forniscono loro assistenza psicologica. Il viaggio in aereo da Baghdad con la salma di Quattrocchi, l’incontro con i familiari è stato, per il commissario straordinario della Cri, «molto molto forte, molto doloroso. Ma dal dolore nasce poi la speranza, e il nostro canale è importante. È questo a darci la speranza per una soluzione positiva della vicenda».

MILLANTATORI. Sulla vicenda degli ostaggi, la Croce Rossa Italiana è stata oggetto di millantatori a Baghdad, «persone che hanno fatto credere tutto e il contrario di tutto», ha rivelato Maurizio Scelli, parlando dei «sogni e delle speranze” sulla vita di Fabrizio Quattrocchi prima del ritrovamento del cadavere. «Ci credo – ha detto Scelli – quando si dice che qualcuno dei familiari di Quattrocchi ha detto che con il ritrovamento è stato come se Fabrizio fosse morto una seconda volta. Lo è stato anche per me. Perché purtroppo in 38 giorni di permanenza a Baghdad molte volte siamo stati oggetto di millantatori. Per qualche giorno anche noi abbiamo covato il sogno, la speranza che Fabrizio fosse in vita. Dall’altra sera questo non è stato più possibile ma – ha sottolineato – ci compensa il fatto di aver potuto riaccompagnare la salma in Italia, restituirla all’affetto dei familiari, per poter pregare sulla tomba, che è uno dei principi e dei valori più grandi della nostra religione».