Toscana

OSTAGGI LIBERI: PAPA GIOISCE MA RICORDA QUATTROCCHI

Il «sollievo» e la «gioia» per chi torna a casa, ma anche la vicinanza a chi ha perso il suo caro in Iraq. È stata questa la reazione di Giovanni Paolo II alla notizia della liberazione dei tre ostaggi italiani e di quello polacco. Una reazione di felicità da parte del capo della chiesa cattolica, che si è esposto in prima persona, e da subito, per chiedere la liberazione dei rapiti: prima all’Angelus del 18 aprile, con una «supplica» ai rapitori di rilasciare gli ostaggi. Poi con l’appello «in nome dell’unico Dio che tutti ci giudicherà «, letto il 29 aprile da mons. Giovanni Lajolo, nel silenzio di piazza san Pietro affollata dai manifestanti per la pace. Immagini ritrasmesse proprio da quelle emittenti arabe, Al Arabiya e Al Jazira, che avevano ospitato i video messaggi degli italiani rapiti.

È certo che in questi 56 giorni la diplomazia della Santa Sede ha lavorato molto sulla vicenda ostaggi ma, accanto a quest’opera importante, ha certo pesato la personalità e l’umanità di Karol Wojtyla, che fin dallo scorso anno si è schierato contro la guerra, che in questi mesi ha sempre chiesto il rispetto della popolazione e una soluzione per l’Iraq da trovare non con le armi ma con il consenso della comunità internazionale e dell’Onu. Una soluzione che, ha ripetuto venerdì al presidente George Bush, deve essere anche rapida. «Il papa – ha detto oggi il portavoce vaticano Joaquin Navarro-Valls – ha ricevuto con gioia e sollievo la notizia della liberazione degli ostaggi italiani e di quello polacco». Ma accanto ai «sentimenti di gioia», che condivide con i familiari degli ostaggi liberati, Giovanni Paolo II si è sentito «anche vicino alla famiglia di Fabrizio Quattrochi, assassinato barbaramente dopo il suo sequestro».

La conferma che l’attività della Santa Sede, insieme con quella dei cattolici caldei iracheni, è stata sempre molto presente, è venuta dal nunzio a Baghdad, mons. Fernando Filoni, che parlando della soddisfazione per la liberazione di Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana, ha detto che la nunziatura ha seguito il caso degli ostaggi italiani «con molta apprensione e da vicino», «perché avesse una soluzione come quella di oggi». Ma alla richiesta di maggiori dettagli, il prelato ha mantenuto lo stesso, strettissimo riserbo che ha contraddistinto finora il suo lavoro: «Su questo argomento preferisco non fare commenti», aggiungendo che «tutti quelli che hanno potuto, hanno cercato di fare del loro meglio». E il patriarca caldeo Emmanuel Delly, presidente della Conferenza Episcopale irachena, ringraziando il Signore per la liberazione degli ostaggi ha affermato: «Posso dire che tutti coloro che hanno potuto dare una mano perché il caso non si deteriorasse e portasse ad una soluzione buona, diciamo, anche tutte queste persone, se ne rallegrano».

Commenti positivi sono venuti anche dal card. Pio Laghi, uno dei «mediatori» con i quali il papa aveva cercato nel 2003 di scongiurare lo scoppio della guerra e dal card. Raffaele Martino, presidente del consiglio Giustizia e Pace, secondo il quale «anche la Chiesa si è data molto da fare per la liberazione degli ostaggi». Ma la soddisfazione per la vicenda ostaggi non distrae il Vaticano dal problema Iraq: per questo si continua a seguire le attività diplomatiche per l’arrivo di una risoluzione dell’Onu che possa veramente cambiare il corso degli eventi. (ANSA).