Toscana
Ostaggi in Iraq, consiglio regionale in seduta permanente
Il Consiglio regionale della Toscana è convocato in seduta permanente per valutare costantemente l’evoluzione della situazione degli ostaggi italiani in Iraq. La decisione è stata presa dai capogruppo, in accordo con l’ufficio di presidenza dell’assemblea, durante una breve sospensione della seduta di stamani, 27 aprile, che si è occupata anche della guerra in Iraq. Con questo atto in pratica il consiglio regionale potrà essere riunito in qualsiasi momento in base agli sviluppi della vicenda.
La manifestazione dei familiari dei tre ostaggi italiani prigionieri in Iraq, in risposta alla richiesta di una grande manifestazione popolare per il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq, formulata dai sequestratori, nel video trasmesso il 26 aprile dall’emittente Al Arabiya, si terrà giovedì prossimo alle 17 partendo da Castel Sant’Angelo verso San Pietro. Lo ha detto Antonella Agliana, sorella di uno degli ostaggi rapiti, Maurizio, parlando nel pomeriggio del 27 aprile con i giornalisti.
Il corteo, partendo da Castel Sant’Angelo, percorrerà via della Conciliazione ma non è ancora stabilito se l’arrivo sarà in Piazza Pio XI o in Piazza San Pietro, così come ha proposto la famiglia Agliana. Lo ha reso noto il sindaco di Sammichele di Bari, Nicola Madaro, che in queste ore ha contribuito a realizzare l’iniziativa. Ma dal Vaticano si fa notare che finora nessuna richiesta è stata avanzata per poter svolgere in piazza San Pietro la manifestazione e che comunque una manifestazione che abbia un qualunque carattere politico non è comunque compatibile con la natura» di piazza San Pietro. La piazza, infatti, soprattutto nell’attuale pontificato, è divenuta come un’estensione della basilica e quindi un luogo dedicato a cerimonie liturgiche o alla preghiera. In questo, si fa rilevare, non c’è alcun giudizio negativo sulla proposta avanzata dalla sorella di Maurizio Agliana, verso la quale ci sono comprensione e solidarietà. E non c’è neppure un giudizio, positivo o negativo, sul governo. È che quella piazza è un luogo dedicato solo alla liturgia e alla preghiera. In altri termini le cose potrebbero stare diversamente se, eventualmente, si chiedesse di poter entrare in San Pietro per un incontro di preghiera. Nessuna obiezione, invece, nella risposta alla richiesta di un giudizio su una manifestazione che si svolgesse in Piazza Pio XII, che è quella che si apre davanti al colonnato. In primo luogo perché quella piazza è in Italia e comunque perché non fa parte della «estensione della basilica, non è, cioè, destinata ad uso liturgico. È prassi, peraltro, che manifestazioni o striscioni non legati all’attività della Santa Sede vengano fatti arrivare in Piazza Pio XII e là fermati.
«Organizzare una manifestazione politica è una cosa più grande di noi. Le famiglie degli ostaggi possono fare qualcosa a livello umanitario», aveva detto in mattinata Antonella Agliana, la sorella di Maurizio. E a chi chi le faceva presente le possibili polemiche che un’iniziativa del genere potrebbe scatenare, aveva replicato: «Noi la facciamo dal lato umano, la politica, per noi, la gestisce chi la deve gestire. Quindi mi auguro che non ci siano problemi».
«Le tre famiglie – aveva spiegato Antonella – hanno pensato che potrebbe essere significativo tenere una manifestazione in San Pietro, ma starà ad altri decidere. Ancora non ci sono dettagli di quello che sarà. La manifestazione è una cosa che ci sentiamo di fare, è una cosa umanitaria, di conseguenza non può essere che giusta». Lancerete un appello agli italiani per farli scendere in piazza?, le è stato chiesto. «Non lo so, mi chiedete una cosa che è più grande di me. C’è chi organizza la manifestazione per noi. Non abbiamo la testa libera per essere pronti a tutto». Sulla possibilità di tornare di nuovo in video per lanciare un altro appello per la liberazione degli ostaggi, Antonella aveva detto che pensava «di non farlo. Se i sequestratori riescono a vedermi in questi giorni lo sanno che in cuor mio l’appello glielo lancio continuamente. E credo, da come tengono i ragazzi, che abbiano un gran cuore, di conseguenza quello che vogliono capire da me lo capiscono».
I sequestratori aggiungono: «Vi diciamo che in segno di buona volontà provvederemo a liberarli e farli partire fuori del nostro paese se dimostrerete di essere favorevoli alla nostra causa collaborando con noi e se direte no alla politica del vostro primo ministro pubblicamente attraverso una grande manifestazione che percorra tutte le vie della vostra capitale, in segno di protesta nei confronti della guerra contro di noi e a sostegno della nostra causa e in segno di solidarietà con tutti gli uomini liberi del mondo e se inviterete il vostro governo a ritirare le proprie truppe dal nostro paese».
Infine l’ultimatum: «Vi concediamo 5 giorni di tempo, in caso contrario, li uccideremo senza esitazioni e senza ulteriori avvertimenti».