Diplomazia al lavoro per consolidare la pace nel Caucaso: la Francia ha lanciato un appello agli altri membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU chiedendo di adottare il prima possibile una risoluzione per far rispettare il cessate-il-fuoco. Abkhazia e Ossezia del Sud, hanno detto sì al piano francese. Stamane i leader delle due regioni separatiste georgiane Kokojty e Bagapsh hanno accettato, al Cremlino, le proposte formulate dal presidente russo Medvedev. In sostanza, del loro status se ne discuterà a livello internazionale. Già nei giorni scorsi, Mosca si diceva favorevole ad un percorso simile a quello del Kosovo fino ad un referendum popolare. Questa interpretazione non è condivisa né da Tbilisi né da Washington: la sovranità e l’integrità territoriale georgiane devono essere rispettate. Il presidente francese Sarkozy non ha nascosto che questo punto creerà numerosi problemi. Le truppe russe, nel frattempo, hanno cominciato a ritirarsi dalla periferia di Gori, così riferisce Mosca. Restano solo unità specializzate nello sminamento e tecnici per smontare e mettere in sicurezza un arsenale scoperto. La polizia georgiana sta riprendendo il controllo della città abbandonata con l’avanzata dei russi alcuni giorni fa. Tbilisi accusa che Gori è stata saccheggiata da irregolari caucasici, giunti dal Nord. Mosca professa la sua innocenza. La guerra informativa comunque continua. A Tskhinvali, capoluogo dell’Ossezia del Sud, l’elettricità tornerà tra una settimana, si lavora per la fornitura dell’acqua. I panifici di nuovo funzionano, come la televisione. Presto anche i telefoni non saranno più muti. 12mila civili restano nella città. Gli aiuti umanitari sono sul posto.Il conflitto nel Caucaso ha provocato almeno 90.000 profughi, ma sarebbero 150.000 le persone che potenzialmente potrebbero scappare dalla guerra in Georgia. E’ quanto riferisce la Commissione europea sulla situazione umanitaria. Servono, soprattutto, cibo e vestiti. A Gori, intanto, è iniziata la ritirata delle truppe russe. Secondo testimoni oculari, carri armati russi sarebbero invece entrati a Poti, città portuale sul Mar Nero. Nella capitale Tbilisi, la situazione inoltre sembra tranquilla. (Fonte: Radio Vaticana)