Vita Chiesa
Oriente e Occidente, l’abbraccio tra le Chiese sorelle
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«Santità, sia il benvenuto tra noi! ha esordito l’arcivescovo Antonelli Noi siamo lieti di onorare in lei ha proseguito rivolto a Bortolomeo I la gloriosa tradizione spirituale, liturgica, teologica e artistica dell’Oriente cristiano. Le reliquie dei santi, Giovanni Battista il Precursore, Andrea e Filippo apostoli, Zanobi vescovo di Firenze e Giovanni Crisostomo arcivescovo di Costantinopoli, esposte alla nostra comune venerazione durante questa preghiera del vespro, evocano l’immenso patrimonio spirituale che già ci unisce».
«Con gioia immensa ci troviamo tra voi per questa celebrazione vespertina in questa maestosa chiesa cattedrale ha detto Bartolomeo rispondendo al saluto e all’abbraccio di Antonelli . Firenze non è senza relazione con la nostra Chiesa di Costantinopoli. E ciò perché in Santa Maria Novella sono ospitate dentro il proprio monumento le spoglie del nostro predecessore, il Patriarca ecumenico Giuseppe II qui addormentatosi. Uomo buono e amico della pace che ha governato la nave della Chiesa in tempi e anni tanto difficili».
E proprio in occasione della visita a Firenze, il sindaco della città, Leonardo Domenici, e l’arcivescovo Antonelli, hanno annunciato al Patriarca la piena disponibilità a concedere le spoglie del suo predecessore. Il Patriarcato di Costantinopoli aveva fatto richiesta a Benedetto XVI, lo scorso 14 marzo, di poterle riportare in patria. La Segreteria di Stato della Santa Sede ha dato il nulla osta e ha chiesto all’Arcidiocesi di Firenze di interessare le autorità cittadine, visto che il complesso di Santa Maria Novella è attualmente di proprietà comunale. Il sindaco Domenici ha così predisposto un’apposita ordinanza e la notizia è stata ufficializzata all’arrivo di Bartolomeo.
«Quando il cardinale e il sindaco ci hanno annunciato questa decisione ho detto subito: Voi potete portarci le spoglie di Giuseppe II a Costantinopoli e così avremo l’occasione di rivederci: sarete i nostri ospiti d’onore. Siamo grati ha detto ancora Bartolomeo, che ha concluso la visita nel pomeriggio di lunedì proprio con una preghiera sulla tomba del suo predecessore a tutti coloro che hanno deciso di ridarci il nostro Patriarca, che è venuto qui per una causa sacra: l’unione tra le nostre Chiese sorelle. Purtroppo ha ammesso i nostri fratelli del XV secolo non ci sono riusciti e nemmeno i loro successori. Ma noi oggi, da alcuni decenni, abbiamo ricominciato gli sforzi comuni per ristabilire l’unità tra le nostre Chiese. Paolo VI di venerata memoria diceva che questa unità tra cattolici e ortodossi è quasi piena. Noi dobbiamo lavorare per togliere questo quasi perché l’unità sia totalmente piena. Oggi abbiamo tanti segni di fratellanza e di buona volontà. Giovanni Paolo II ci ha restituito le reliquie di Giovanni Crisostomo e di Gregorio Teologo, due grandi predecessori nostri e dottori della Chiesa universale. Adesso aspettiamo con grande gioia e grande onore la visita di Sua Santità Benedetto XVI al Patriarcato ecumenico nel novembre prossimo: sarà un avvenimento storico nelle nostre relazioni. Una visita ha spiegato ancora il Patriarca che viene dopo quella di Paolo VI e dopo quella di Giovanni Paolo II e che rafforzerà ancora di più i nostri legami di fraternità in Cristo».
In un messaggio inviato all’arcivescovo Antonelli, e da lui letto durante i Vespri in Duomo, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, dopo aver chiesto di trasmettere «il saluto fraterno di Papa Benedetto XVI», ha affermato che «nel quadro delle relazioni ufficiali tra la Santa Sede ed il Patriarcato ecumenico, il sostegno del Fratello d’Oriente», come Bartolomeo è stato spesso definito da Papa Giovanni Paolo II, «ha una importanza primaria», riconoscendo al Patriarca «l’azione a favore della pacificazione confessionale, del dialogo tra l’Ebraismo e l’Islam, il suo impegno nel dialogo con la Chiesa cattolica, le iniziative che egli suscita nell’ambito di Religion, Science and the Environment, che assecondano con autorità a giudizio di Kasper la riscoperta reciproca dell’Oriente e dell’Occidente, l’esigenza di trovare nuovi modi per intendersi, per scrivere una storia più consapevole dei legami di comunione che già esistono tra noi».
Il cardinale Ennio Antonelli, intervenuto allo stesso incontro, ha ripetuto il benvenuto a Bartolomeo già espresso in occasione dei Vespri solenni in Santa Maria del Fiore quando aveva ricordato che la Cattedrale fiorentina accoglieva di nuovo un Patriarca ecumenico dopo quasi 600 anni. L’arcivescovo di Firenze ha comunque approfittato del «dialogo» in Palazzo Pitti per ricordare come la città sia «operatrice di pace per la pace» da sempre, ma soprattutto dai tempi del «sindaco santo» Giorgio La Pira, e per denunciare come «l’Europa moderna secolarizzata sia un’anomalia della storia. Non c’è infatti altra situazione in cui si cerchi di emarginare la religione e di toglierne persino i simboli». Ricordando quanto affermato dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, l’arcivescovo di Firenze, ha ribadito che «l’Europa è il primo continente cristianizzato e il primo continente secolarizzato». «Potrebbe anche dipendere ha osservato Antonelli da una reazione a un clericalismo eccessivo dei secoli passati, ma ciò non impedisce che l’Europa resti una anomalia della storia».
All’incontro, oltre al Patriarca e al cardinale, hanno partecipato il vescovo della Chiesa armena americana Vickent Aykazian, il rabbino capo del Concistoro centrale di Francia e vicepresidente della Conferenza dei rabbini europei René Samuel Sirat, e l’islamista e docente universitario Housein Kademi. Mentre ha portato un saluto il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, in qualità di presidente della Commissione ecumenismo e dialogo della Cei. «La presenza del Patriarca ha detto sottolinea il legame tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente, legame che è sempre più necessario per un’Europa sempre più solidale e per un mondo più pacifico. Direi che questa visita è anche aiutata dal martirio di don Andrea Santoro, prete cattolico che ha voluto vivere la sua vita in Turchia e che con la sua morte testimonia che l’amore non conosce confini, e che é l’unica vera forza per la convivenza tra i popoli. Speriamo ha concluso monsignor Paglia che il terzo millennio sia il millennio di unità con la Chiesa ortodossa e di amicizia con le religioni abramitiche».
La visita di Bartolomeo ha fornito anche l’occasione per visitare la chiesa ortodossa russa di via Leone X, ma soprattutto ha fornito l’occasione per inaugurare la nuova parrocchia istituita dalla Chiesa greco-ortodossa a Firenze (nella chiesa di San Jacopo Soprarno messa a disposizione dalla diocesi fiorentina) e che, a giudizio dell’Arcivescovo metropolita ortodosso d’Italia Gennadios, rappresenta «un evento molto importante dovuto alla disponibilità e alla collaborazione con il cardinale Ennio Antonelli, un carissimo amico al quale siamo grati per questo meraviglioso dono».