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Orientamenti per la pastorale del turismo (29-06-2001)

Pubblichiamo di seguito il Documento “Orientamenti per la pastorale del Turismo” del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:

1. La Chiesa ha espresso la sua attenzione pastorale al fenomeno turistico nel 1969 con il Direttorio Peregrinans in terra1. Allora il turismo si presentava come piattaforma di numerose possibilità per il progresso delle persone e dei popoli. Già in quel tempo, tuttavia, la Chiesa si mostrava vigile nei confronti di diversi pericoli che potevano derivare da una pratica del turismo che non tenesse sufficientemente conto dei criteri morali.

Nel corso degli anni il turismo ha conosciuto una forte evoluzione, coinvolgendo milioni di persone e trasformandosi per molti aspetti in uno dei principali vettori dell’attività economica. L’espansione dell’attività turistica ha portato beneficio a molte persone e ad interi paesi, ma nello stesso tempo si è rivelata spesso fonte di degrado della natura e delle persone stesse. L’impegno pastorale della Chiesa ha accompagnato questa evoluzione. Seguendo le indicazioni del Direttorio Peregrinans in terra e gli altri interventi del Santo Padre, molti vescovi, sacerdoti, religiosi e laici si sono impegnati in un lavoro pastorale creativo e costante per impregnare di senso cristiano questa dimensione della vita umana.

In questi decenni molti cristiani hanno acquisito una visione più completa del turismo, scoprendo i suoi aspetti positivi e negativi. Per molte comunità ecclesiali il fenomeno del turismo ha smesso di essere una realtà marginale o un motivo di disturbo della vita ordinaria, per trasformarsi in una opportunità di evangelizzazione e di comunione. Il turismo potrebbe diventare “un fattore di primaria importanza nella costruzione d’un mondo aperto alla cooperazione fra tutti, grazie alla conoscenza reciproca e all’accostamento diretto di realtà diverse”2. Le diocesi e le Conferenze episcopali, peraltro, si sono dotate di adeguate strutture pastorali, secondo le esigenze di ciascun luogo.

Il presente documento, che raccoglie tutte le istanze e le valide indicazioni del Peregrinans in terra, così come le esperienze delle varie Chiese locali, si propone di offrire una riflessione e dei criteri pastorali sul turismo, come risposta alle nuove circostanze.

2. Il turismo attuale è un fatto sociale ed economico dalle molteplici dimensioni, che può coinvolgere le persone in modi diversi. I turisti internazionali o all’interno del proprio paese sono centinaia di milioni ogni anno. Inoltre, milioni di persone sono coinvolte nel fenomeno del turismo come lavoratori, promotori e operatori, altri ancora sono impiegati in attività ausiliarie o semplicemente residenti in località turistiche. La pastorale del turismo si rivolge a tutte queste categorie di persone.

I destinatari di questo documento sono i Vescovi che, nell’ambito delle loro Chiese, animano e dirigono ogni azione pastorale. Il documento si rivolge anche ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose; più direttamente interpella i laici, chiamati a esercitare l’attività d’evangelizzazione in questo campo specifico della realtà sociale e secolare.

Ai detti destinatari, ciascuno secondo il proprio ruolo, compete di immettere nel turismo i valori umani e cristiani proclamati dal Vangelo di Gesù Cristo.

3. Il bisogno dell’uomo a muoversi è stata accentuata dal rapido sviluppo dei mezzi di comunicazione, così come da una maggiore libertà di movimento tra i diversi stati e da una più concertata omogeneizzazione giuridica e sociale. Nel passato furono le condizioni naturali o sociali avverse a spingere o a costringere gruppi più o meno numerosi di persone a cambiare il proprio luogo di residenza. Mai mancarono, tuttavia, viaggiatori che si mettessero in cammino con il desiderio di conoscere altri popoli, stabilire relazioni con altre culture e acquisire una visione più globale della realtà. Questi sono esempi di ciò che l’uomo moderno ha cercato, attraverso il viaggio di formazione prima, e attraverso il turismo attuale poi.

Nel mondo variegato della mobilità, il turismo trova la sua specifica definizione come attività che si sviluppa durante il tempo libero. È ormai una convenzione sociale considerare viaggio turistico lo spostamento fuori del luogo abituale di residenza per un periodo superiore alle ventiquattro ore e inferiore ad un anno, non finalizzato a esercitare nel luogo mansioni remunerate. In altre circostanze, il motivo del viaggio diventa ugualmente compatibile con la pratica di attività tipicamente turistiche: è il caso degli spostamenti di coloro che hanno finalità commerciali, dei lavoratori inquadrati in imprese internazionali, dei partecipanti a congressi e attività di formazione, degli sportivi e lavoratori del mondo dello spettacolo. In questo modo, la pratica del turismo presenta un più ampio ventaglio di motivazioni e una molteplicità di forme. Il riferimento al tempo libero e al suo significato finalizzato alla realizzazione umana, rimane il criterio per valutare e valorizzare la pratica del turismo.

4. Il fenomeno turistico soprattutto oggi richiama l’attenzione innanzitutto per le dimensioni che ha raggiunto e per le prospettive della sua espansione. Nella metà del XX secolo, quando il turismo è diventato nei paesi industrializzati accessibile a molti, si contavano circa 25 milioni di turisti internazionali. Da allora, si è passati a 698 milioni nell’anno 2000. Una crescita ancora più forte si è registrata nel turismo all’interno del territorio nazionale dei singoli paesi. Per il 2020 sono previsti circa 1.600 milioni di arrivi internazionali per motivi turistici3. L’industria turistica si è trasformata in una delle prime forze economiche in tutto il mondo e detiene il primo posto in alcuni paesi.

L’aspetto dinamico e crescente del turismo è stato accompagnato da una forza innovatrice e creativa, grazie alla quale l’offerta si è adeguata sempre più alle necessità e ai desideri delle persone. Oggi il turismo presenta una grande varietà di forme e costituisce una realtà molteplice e in continuo mutamento.

Allo stesso tempo, tuttavia, l’attività turistica mostra aspetti negativi. Le persone che la promuovono o che ne usufruiscono, frequentemente la utilizzano per i propri fini illeciti, in alcuni casi come strumento di sfruttamento, e in altri come occasione per l’aggressione a persone, a culture o alla natura. Ciò non deve stupire, se si tiene conto che il turismo non è una realtà isolata, ma una parte integrante della nostra civiltà, di cui riproduce la dinamica sia positiva che negativa.

Per disegnare e fondare una corretta Pastorale del Turismo, bisogna prendere coscienza della realtà del fenomeno nel modo più completo possibile. In questo documento non si pretende di offrire una simile analisi, né peraltro sarebbe possibile; tuttavia sembra necessario richiamare l’attenzione su alcuni aspetti di primo piano. In questo senso, vi sono quattro punti che meritano di essere sottolineati: la natura del tempo libero e il suo ruolo nella vita degli uomini e delle donne di oggi; l’importanza del turismo per la persona; l’incidenza del turismo nell’insieme della società; la riflessione sul turismo guidata dalla Parola di Dio.

Turismo e tempo libero

5. Lavoro e riposo scandiscono il ritmo naturale dell’esistenza dell’uomo. Ambedue sono necessari perché la vita della persona si sviluppi nei suoi aspetti essenziali, in quanto l’uno e l’altro costituiscono ambiti di autentica creatività.

Nella storia dell’umanità il lavoro è stato sempre vissuto come necessità dolorosa e spesso le condizioni lavorative sono state penose e perfino violente. Il processo che ha portato a un miglioramento è stato lungo; pur accelerato nei tempi moderni, i suoi benefici raggiungono solo una parte dell’umanità. A causa dei più recenti progressi tecnologici, sono cambiate non solo le condizioni lavorative, ma la natura stessa del lavoro, portando mutamenti sostanziali nella vita delle persone. Uno dei più significativi è proprio la maggior disponibilità di tempo libero.

A incrementare il tempo libero hanno concorso soprattutto la pratica del ‘week end’ e le ferie retribuite. Peraltro, nella vita dell’uomo di oggi, il tempo libero occupa uno spazio molto rilevante durante il periodo della gioventù e al termine dell’attività lavorativa, periodi che si sono prolungati considerevolmente.

È necessario ribadire che si tratta di una fruizione non accessibile a tutti e che nel mondo, anche nei paesi più sviluppati, milioni di persone non dispongono né del tempo libero, né dei mezzi economici e culturali per viverlo come vera opportunità.

6. Dobbiamo costatare, inoltre, che questa maggiore disponibilità di tempo, non sembra, tuttavia, sufficiente per soddisfare le sollecitazioni che la società propone, come attività formative, sociali o finalizzate al riposo e al benessere; o per tener conto della crescente quantità di informazioni spesso imprescindibili per assicurare alla persona piena integrazione e partecipazione nella società. Da questo divario tra il tempo effettivamente a disposizione e quello desiderato, scaturisce uno stato d’animo di angoscia che inevitabilmente si ripercuote sulle relazioni familiari e sociali.

In ogni caso, il lavoro rimane la base per l’integrazione e la partecipazione dell’uomo nella società, come pure il fondamento della vita familiare4, e la condizione per la realizzazione di quella “verità fondamentale, che l’uomo, creato a immagine di Dio, mediante il suo lavoro partecipa all’opera del Creatore”5. Insieme al lavoro, però, il tempo libero appare sempre più come possibilità di realizzazione personale e come spazio di creatività, come un diritto che contribuisce alla piena dignità della persona.

Davanti a questa considerazione del tempo libero, non si deve perdere quel concetto di riposo, presente come esigenza nella natura umana, che manifesta in se stesso un valore irrinunciabile. Il senso del riposo, infatti, non è solo il necessario recupero dalla fatica del lavoro. Si coglie il suo vero senso quando nel riposo l’uomo consacra il suo tempo a Dio, riconoscendoLo come Signore e Santificatore, e quando si dedica generosamente al servizio degli altri, specialmente della famiglia. Con il concetto di tempo libero, invece, viene accentuata l’autonomia della persona e il suo sforzo di autorealizzazione, dimensioni che possono raggiungere la pienezza soltanto nella fedeltà a Dio Creatore e Salvatore.

I mezzi a disposizione per vivere il tempo libero in modo veramente positivo sono numerosi. Vi sono opportunità che aiutano al riposo, che contribuiscono al recupero fisico o al perfezionamento delle capacità personali. Alcune agiscono a beneficio della dimensione individuale della persona, altre di quella sociale. Alcune sono permanenti, altre sporadiche. In questo modo, la lettura, le manifestazioni culturali e festive, lo sport o il turismo sono entrati a far parte della vita quotidiana, come espressione stessa del tempo libero. Quanti hanno la possibilità di fruire del tempo libero dovranno sforzarsi di scoprirne tutta la dimensione umana e di gestirlo in modo responsabile, impegnandosi affinché, quanto prima, tutti gli uomini possano godere pienamente di questo diritto fondamentale.

Turismo e persona

7. Il riposo costituisce per le persone un motivo importante per il quale cercare di avere del tempo libero ed è anche il motivo più frequente per fare turismo. Il viaggio e la permanenza più o meno prolungata in un luogo diverso dalla residenza abituale, predispongono la persona a un distacco dal lavoro e da altri obblighi inerenti alla sua responsabilità sociale. Il riposo si configura, così, come una parentesi nella vita ordinaria.

Vi è il pericolo che il riposo venga considerato come un dolce far niente. Una simile concezione, senza dubbio, non corrisponde alla realtà antropologica del riposo. Infatti, il riposo consiste principalmente nel recupero di un equilibrio personale pieno, che le condizioni della vita ordinaria tendono a distruggere. A tal fine, non basta la sola interruzione di ogni occupazione, ma si devono creare anche determinate condizioni per recuperare l’equilibrio.

Il turismo è in grado di facilitare queste condizioni non solo perché comporta un allontanamento dalla residenza e dall’ambiente abituale, ma anche perché, in virtù di molteplici attività, rende possibili nuove esperienze. Esse rafforzano la comprensione armonica e integrale della persona, sia attraverso un contatto nuovo con la natura e una conoscenza più diretta del patrimonio artistico e monumentale, sia grazie a una relazione più umana con altre persone.

8. L’attività turistica ha un rapporto molto stretto con la natura. Immerso in una vita quotidiana dominata dalla tecnica, il turista desidera prendere contatto diretto con la natura, godere la bellezza dei paesaggi, conoscere l’habitat di animali e piante, sottoponendosi anche a sforzi e a rischi. La natura, in definitiva, costituisce lo spazio ideale per avviare e sviluppare il turismo.

Una maggior coscienza ecologica sta trasformando le relazioni dell’uomo con la natura. L’uomo, sull’esempio di San Francesco di Assisi6, deve abituarsi a vedere in ogni cosa del creato un fratello e una sorella per poter risalire al Creatore e dire: “Laudato sii, mio Signore, con tutte le tue creature”7.

Un’oggettiva percezione del limite delle risorse e della loro distruzione causata da molte attività umane, come pure una più profonda conoscenza degli equilibri e un maggior apprezzamento delle diversità naturali, stanno imponendo un codice di condotta che il turismo deve far suo, quasi come condizione per la sua sopravvivenza. Inoltre, il suo rapporto particolare proprio con quegli ambienti che si sono rivelati ecologicamente più vulnerabili – isole, coste, montagne, foreste – impone al turismo una responsabilità specifica che deve essere assunta congiuntamente da promotori, operatori, turisti e comunità locale.

Sono sorte così nuove proposte di turismo e nuove abitudini che vanno incoraggiate per il loro carattere formativo e umano. La conoscenza diretta della natura attraverso i viaggi finalizzati alla scoperta delle sue meraviglie, l’esercizio del rispetto del suo equilibrio mediante un turismo più sobrio, il contatto più personalizzato reso possibile da un turismo in gruppi più ridotti, come quello favorito, ad esempio, dal turismo rurale, modificano in maniera positiva le abitudini quotidiane della persona, costantemente sollecitata dal consumismo.

9. Molte volte a determinare il viaggio del turista è l’interesse per la cultura di altri popoli. Il turismo offre la possibilità di una conoscenza diretta, di un dialogo senza intermediari, che consente a chi visita e a chi è visitato di scoprire la ricchezza del rispettivo patrimonio. Questo dialogo culturale, che favorisce la pace e la solidarietà, costituisce uno dei beni più preziosi che derivano dal turismo.

Nella preparazione del suo viaggio, il turista si disporrà a tale incontro, cercando un’adeguata documentazione che lo aiuti a comprendere e apprezzare il paese che si accinge a visitare. Dovrà informarsi sul patrimonio artistico, la storia, i costumi, la religione e la situazione sociale del popolo che incontrerà. In questo modo, il dialogo che si instaurerà sarà sostenuto dal rispetto delle persone, sarà un vivo luogo d’incontro ed eviterà il pericolo di trasformare la cultura in semplice oggetto di curiosità.

Da parte sua, la comunità locale deve proporre al turista il patrimonio artistico e la sua cultura, con la chiara consapevolezza della propria identità, promuovendo sinergie che ogni dialogo autentico genera. Invitare il turista a conoscere la cultura, comporta l’impegno a viverla profondamente e a proteggerla gelosamente. La rapida omogeneizzazione dei costumi e delle forme di vita che si sta verificando in tutto il mondo, avviene di frequente a scapito della pari dignità che si deve riconoscere alle diverse civiltà. Il turismo non deve diventare uno strumento di dissoluzione o di distruzione, quasi un invito per le comunità locali a imitare tutto ciò che è straniero col pericolo di compromettere i valori che le sono propri, per ingiustificati sentimenti di inferiorità o interessi economici. Infatti, come è utile che il turista si documenti previamente sul suo viaggio, così è ugualmente necessario che la comunità locale presenti al turista il suo patrimonio culturale con autenticità, in modo accessibile, con informazioni e guide adeguate e con ampie possibilità di attiva partecipazione al proprio modo di vivere.

Un dialogo autentico contribuirà, tra l’altro, a meglio conservare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale dei popoli, anche attraverso un generoso sostegno economico.

10. Nel mondo variegato del turismo si verificano alcune circostanze che per se stesse acquistano un significato peculiare e rivelano alcuni valori umani.

È il caso, per esempio, del ‘fine settimana’ che offre l’opportunità per brevi spostamenti, quasi sempre nel vicino ambito geografico, e favorisce notevolmente lo sviluppo del turismo interno. È un’esperienza facilmente accessibile e frequente, che dà la possibilità di scoprire le proprie radici culturali e spirituali. Lo stesso si verifica negli spostamenti motivati da celebrazioni locali, che concorrono in modo speciale a riunire le famiglie e a rafforzare i vincoli fra le persone.

Si vanno diffondendo anche forme di turismo intraprese da gruppi di coetanei. Si pensi al turismo dei giovani, in buona parte effettuato nell’ambito dell’attività formativa. Questi viaggi favoriscono l’apprendimento della vita in gruppo e la scoperta delle culture di altri popoli, in momenti particolarmente significativi nella vita della persona. In altre occasioni la meta è la partecipazione a manifestazioni sportive, a festival o ad altri mega-eventi. Le manifestazioni di violenza che alcune volte accompagnano questi incontri, dovrebbero spingere i giovani a esercitare il loro senso di responsabilità per il rispetto e la convivenza.

Anche le persone della terza età hanno numerose occasioni di praticare il turismo, grazie alle condizioni socio-economiche che consentono molteplici e appropriate attività dopo il raggiungimento della pensione. Il turismo offre loro l’opportunità di fare conoscenze ed esperienze che non erano state possibili in altri periodi della vita. Per gli anziani, il turismo, convenientemente configurato, può diventare un mezzo propizio per rinvigorire la coscienza del proprio ruolo attivo nella società, per suscitare stimoli alla creatività, per dilatare gli orizzonti della vita.

Il settore turistico, infine, è coinvolto attivamente in altre iniziative che attraggono milioni di persone e che mettono in risalto aspetti specifici del turismo. Fra queste, meritano attenzione “i parchi di divertimento a tema”, i festivals, le manifestazioni sportive, le esposizioni nazionali e universali, e particolari celebrazioni, quali – ad esempio – la scelta di un luogo come capitale della cultura o sede di una giornata mondiale.

Turismo e società

11. Per le dimensioni finora raggiunte, l’attività turistica si è trasformata in una delle principali fonti di occupazione lavorativa, sia per l’impiego diretto o indiretto che promuove, sia per i servizi indotti. Molti paesi sono orientati verso il turismo proprio per questo motivo, anche se spesso manca un’adeguata visione delle relative condizioni lavorative. Per salvaguardare la dignità delle persone che lavorano nel turismo, oltre al rispetto dei diritti dei lavoratori riconosciuti dalla comunità internazionale, sarà bene prendere in considerazione aspetti specifici che esigono misure particolari.

Tra questi il primo è la stagionalità. L’attività turistica, in genere, ha cadenze stagionali, con particolare intensità in determinate occasioni dell’anno.

Da ciò deriva un’offerta lavorativa fluttuante, con un’occupazione temporanea variabile, che pone il lavoratore in una situazione di incertezza e precarietà. Si aggiunge, poi, l’intensità del lavoro con orari particolari, l’allontanamento temporaneo dal luogo di residenza, la conseguente disgregazione della vita familiare e sociale, e un disorientamento per la pratica religiosa. In una simile situazione, sono necessari non solo l’adozione e l’adempimento rigoroso delle leggi che regolano le condizioni del lavoro e le necessarie convenzioni previdenziali, ma anche l’adozione di misure in grado di garantire ad ogni lavoratore la convivenza familiare e la partecipazione alla vita sociale e religiosa8.

Un secondo importante aspetto si riferisce alla formazione. Se risulta del tutto evidente che l’esito dell’attività turistica presuppone un’alta preparazione dei promotori e degli operatori, si dovrebbe esigere anche un’adeguata formazione di tutto il personale lavorativo. In entrambi i casi bisogna tener conto che l’attività turistica richiede una preparazione specifica, che non riguarda solo l’aspetto tecnico del lavoro, ma anche le condizioni in cui si svolge, cioè le relazioni umane. Nel turismo è ancor più evidente che “l’attività umana, invero, come deriva dall’uomo, così è ordinata all’uomo”9. Tutta l’attività turistica è al servizio delle persone e si concepisce come offerta di mezzi, affinché nel tempo libero le persone possano realizzare le decisioni che si sono prefissate.

Simili principi dovrebbero valere anche per le attività connesse con il turismo, come le piccole attività commerciali, i mezzi di trasporto, agenzie turistiche e settori simili, dove si registrano casi in cui si cerca di trarre dal turismo un rapido ed eccessivo profitto.

12. Negli ultimi decenni il turismo internazionale ha rappresentato per molti paesi un fattore determinante per lo sviluppo e prevedibilmente seguiterà ad esserlo in futuro. La sua influenza si estende non solo all’attività economica, ma anche alla vita culturale, sociale e religiosa di tutta la società. Questa incidenza del turismo non sempre ha conseguito risultati positivi per lo sviluppo globale della società10. Ciò ha evidenziato alcune condizioni che vanno necessariamente rispettate per salvaguardare i diritti delle persone e l’equilibrio dell’ambiente. Queste condizioni sono raccolte nelle proposte di un turismo che si adegui ai principi di uno “sviluppo sostenibile”, di cui alcuni punti meritano di essere sottolineati.

Il principio di corresponsabilità è la condizione fondamentale che si impone all’attività turistica, la cui pianificazione e gestione dei profitti è demandata agli operatori turistici, alle autorità civili e alle comunità locali. L’esercizio di questo principio deve essere adeguatamente regolato dalle autorità pubbliche nel quadro dei principi internazionali, che guidano la cooperazione tra gli stati, e dei compiti istituzionali che promuovono lo sviluppo globale del paese.

L’attività turistica deve armonizzarsi, per quanto è possibile, con l’economia dell’intera nazione per ciò che riguarda le infrastrutture e i servizi, in particolare per ciò che si riferisce alle comunicazioni e all’uso delle risorse. Si crea una grave ingiustizia fornendo i centri turistici di servizi di cui la comunità locale abitualmente non dispone. Ciò si rivela ancor più riprovevole quando tali provvedimenti riguardano i mezzi necessari per una degna sussistenza, come l’approvvigionamento dell’acqua, o per la salute pubblica.

Il contributo che il turismo è chiamato a dare allo sviluppo economico del paese, deve stimolare l’utilizzo e la crescita dei prodotti provenienti dalle attività tradizionali, come l’agricoltura, la pesca e l’artigianato. Tale contributo richiede anche il trasferimento di conoscenze attraverso la formazione dei quadri dirigenti e dei lavoratori. L’impiego delle risorse derivate dalla produzione locale dovrà essere compatibile con il mantenimento del suo carattere tradizionale, senza che quest’ultimo sia costretto a una trasformazione dovuta unicamente a fattori esogeni non assimilati.

È importante, inoltre, che lo sviluppo economico dell’attività turistica rispetti le condizioni e perfino i limiti dettati dall’ambiente circostante. Nelle aree più vulnerabili, come coste, piccole isole, boschi e aree protette, il turismo deve non solo imporsi un’autolimitazione ragionevole, ma assumere anche una parte considerevole dei costi per la loro protezione.

Il rispetto di queste regole è particolarmente necessario nei paesi in via di sviluppo. È noto che in numerosi casi l’iniziativa turistica ha causato gravi danni non solo alla convivenza sociale, alla cultura, all’ambiente, ma anche alla stessa economia del paese, con l’illusione di uno sviluppo immediato. Bisogna adottare le misure necessarie per frenare questo processo dove è in atto e impedire che possa verificarsi nel futuro.

13. Per una corretta comprensione delle strutture del turismo attuale non si può non menzionare il suo rapporto con il processo di globalizzazione dell’economia. Il turismo, in effetti, presenta nella sua natura quegli elementi che sono stati l’origine della globalizzazione e che la stanno ora accelerando. L’apertura delle frontiere alle persone e alle imprese, e l’omogeneizzazione legislativa ed economica, hanno sempre favorito il turismo. Il turismo potrebbe essere presentato come il volto accattivante della globalizzazione, per la sua apertura alle culture, la sua capacità di suscitare il dialogo e la convivenza.

Una certa globalizzazione comporta gravi conseguenze per i paesi e l’umanità. Si sono accentuate le distanze tra paesi ricchi e paesi poveri, è stata introdotta una nuova forma di schiavitù e di dipendenza verso i paesi più deboli, e si è instaurata una supremazia dell’ordine economico che attenta alla dignità della persona11.

In un quadro simile si aggravano gli effetti peggiori che in non pochi luoghi accompagnano lo sviluppo turistico: lo sfruttamento delle persone, soprattutto donne e bambini, nell’ambito del lavoro e per fini sessuali; la diffusione di patologie che mettono a grave rischio la salute di ampie fasce di popolazione; il traffico e il consumo di droghe; la distruzione fisica dell’identità culturale e delle risorse vitali, ecc. Certamente non si può colpevolizzare la globalizzazione di queste piaghe dell’umanità e nemmeno ritenere il turismo unico responsabile, ma non si può ignorare che entrambi possono favorirle.

“La globalizzazione, a priori, non è né buona né cattiva. Sarà ciò che le persone ne faranno. Nessun sistema è fine a se stesso ed è necessario insistere sul fatto che la globalizzazione, come ogni altro sistema, deve essere al servizio della persona umana, della solidarietà e del bene comune”12. Tale osservazione vale anche per il turismo, che deve sempre salvaguardare la dignità della persona, sia del turista che della comunità locale.

In realtà, il turismo può assumere il ruolo di promotore della “globalizzazione nella solidarietà”, tanto auspicata da Giovanni Paolo II13, incrementando iniziative contro l’emarginazione globale e personale nel campo del trasferimento delle conoscenze, dello sviluppo delle culture, della conservazione del proprio patrimonio e della tutela dell’ambiente.

Turismo e teologia

14. Di fronte a un fenomeno di così vasta portata e che incide tanto profondamente sulla condotta delle persone e dei popoli, la Chiesa non ha esitato a seguire il mandato del Signore e a cercare i mezzi adeguati per svolgere la missione affidatale di scrutare i segni dei tempi e proclamare il Vangelo. Tutte le dimensioni della vita umana, infatti, sono state trasformate dall’azione salvifica di Dio e tutti gli uomini sono chiamati ad accogliere il dono della salvezza nella novità di quella vita in cui risplende la libertà e la fraternità dei figli di Dio. Il tempo dedicato al turismo non può in nessun modo essere escluso da questa storia d’amore incessante in cui Dio visita l’uomo e lo rende partecipe della sua gloria. Ancor più, un’attenta percezione dei valori che possono manifestarsi nella pratica del turismo, suggerisce la possibilità di comprendere più intensamente alcuni aspetti centrali della storia della Salvezza.

Nella pratica del turismo il cristiano è invitato a rivivere in modo speciale l’azione di grazia per il dono del creato, in cui risplende la bellezza del Creatore, per il dono della libertà pasquale, che lo rende solidale verso tutti i suoi fratelli in Cristo Signore, e per il dono della festa con cui lo Spirito Santo lo introduce nella patria definitiva, anelito e meta del suo pellegrinare in questo mondo. È questa una dimensione “eucaristica”, che deve fare del turismo un tempo di contemplazione, d’incontro e di gioia condivisa nel Signore “a lode della sua gloria” (Ef 1,14).

15. La storia della Salvezza si apre con le pagine della Genesi. All’inizio, il primo gesto dell’amore e della sapienza di Dio culmina nella creazione dell’uomo e della donna a sua “immagine e somiglianza” (Gen 1,26). Immagine e somiglianza di quell’amore divino che, fin dai primordi dei tempi, va manifestandosi come forza creatrice. L’uomo e la donna ricevono l’invito a una creatività umana che deve riconoscere nell’amore i propri simili e ‘rendere abitabile’ la terra. Immagine e somiglianza che è anche presente nell’esigenza del riposo, che celebra l’amore plasmato nella bellezza dell’opera creata.

Il creato è il primo dono che fu dato all’uomo perché “lo coltivasse e lo custodisse” (Gen 2,15). Nella sua missione, l’uomo deve considerare anzitutto che “uscito com’è dalle mani di Dio, il cosmo porta l’impronta della sua bontà. È un mondo bello, degno di essere ammirato e goduto, ma destinato anche ad essere coltivato e sviluppato”14.

Questa missione include anche la conoscenza e l’esperienza della molteplicità e della varietà del creato (cf. Sir 42,24), come illustra bene la testimonianza del viaggiatore biblico: “Chi ha viaggiato conosce molte cose, chi ha molta esperienza parlerà con intelligenza. Chi non ha avuto delle prove, poco conosce; chi ha viaggiato ha accresciuto l’accortezza. Ho visto molte cose nei miei viaggi; il mio sapere è più che le mie parole. Spesso ho corso pericoli mortali; ma sono stato salvato grazie alla mia esperienza” (Sir 34,9-12).

Il creato è donato all’uomo come fonte per il suo sostentamento e mezzo per lo sviluppo di una vita degna, a cui devono partecipare tutti i membri della famiglia umana. Nelle pagine della Bibbia si ricorda in vari modi questo senso fondamentale del mandato divino “riempite la terra e soggiogatela” (Gen 1,28). Riguarda anche il riposo del sabato, che si estende a tutto il creato con l’istituzione dell’anno sabbatico, uno dei cui obiettivi è proprio quello di sottolineare che i beni affidati all’uomo sono a disposizione di tutti (cf. Lv 25,6; Is 58,13-14). Per questo, l’accaparrarsi egoistico di beni, l’accumulo di ricchezze a scapito di altri, lo sperpero nel superfluo, si annoverano fra le più profonde radici dell’ingiustizia che offende Dio.

In definitiva, in nessun momento l’uomo deve dimenticare che tutta la creazione è il dono che gli parla continuamente della bontà del suo Dio e Creatore. Nell’esperienza intima di questo dono, la contemplazione del creato accompagna l’uomo nella sua vita religiosa (cf. Sal 104), gli ispira la sua preghiera (cf. Sal 148) e lo anima nella speranza della salvezza promessa (cf. Rm 8,19-21; 2 Pt 3,13; Ap 21,1; Is 65,17). È questo il senso che l’uomo deve dare al tempo del riposo che è divenuto più esteso, grazie alla saggezza e alla tecnica che Dio gli ha concesso di poter sviluppare.

16. La storia dell’uomo è un tempo liberato e da liberare. La presenza del peccato nel mondo, quel rifiuto a dare una risposta d’amore al dialogo iniziato da Dio, ha ferito a morte la creatività umana, che si sviluppa nel lavoro e nel tempo libero. Infranta la comunione con Dio, con gli altri, con la natura stessa, l’uomo riconosce come potere assoluto il proprio egoismo e cade in una schiavitù che gli impedisce di dedicare il suo tempo a Dio, agli altri e alla bellezza.

Tuttavia, Dio non cessa di offrire la sua alleanza agli uomini. È Dio stesso che, osservando le sofferenze del suo popolo, “scende” a liberarlo (Es 3,7-10) e lo conduce a una patria dove la fecondità della terra sarà la cornice simbolica di una vita di giustizia e di santità. Il codice di condotta del popolo eletto si basa interamente su questo mandato: “Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2). Il sabato, giorno del riposo, viene istituito come celebrazione della libertà ricevuta e come memoria della solidarietà (cf. Dt 5,12-15).

Attraverso questa storia, l’umanità è condotta verso i tempi definitivi, perché solo colui che “spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 2,7), Cristo Risuscitato, può concedere all’uomo la libertà piena. In lui, ‘umanità nuova’ (cf. Ef 2,15), l’uomo è creato nuovamente nella libertà e nell’amore, perché nell’ “obbedienza alla fede” (Rm 1,5), sia santo in tutta la sua condotta (cf. 1 Pt 1,16).

Questo è un dono che ognuno riceve e che “serve parimenti agli altri, costruisce la chiesa e le comunità fraterne nelle varie sfere dell’esistenza umana sulla terra” perché “Cristo c’insegna che il miglior uso della libertà è la carità, che si realizza nel dono e nel servizio”15. La donazione di sé è ciò che dà una forza trasformatrice all’azione del cristiano nella vita familiare e sociale, nel lavoro, nel suo riposo e nel suo tempo libero. Nel tempo libero, infatti, il dono di sé acquista il significato di una maggiore gratuità, perché consente una maggiore offerta del proprio tempo.

“La Pasqua possiede e conferisce la libertà che anima il tempo libero come suo principio più intimo” e questo, a sua volta, “dovrà permettere all’uomo … di realizzare l’autentico umanesimo, … quello dell’ ‘uomo pasquale'”16. Per il cristiano, quindi, il turismo entra pienamente nel dinamismo pasquale del rinnovamento: è celebrazione del dono ricevuto, è viaggio di incontro verso altre persone con le quali celebrare la gioia della salvezza, è tempo da condividere nell’azione solidale che ci avvicina alla restaurazione di tutte le cose in Cristo (cf. At 3,21).

17. Nel proclamare la resurrezione del Signore, il cristiano confessa la certezza che il suo cammino e la storia tutta sono guidati dall’amore del Padre verso “un nuovo cielo e una nuova terra” (Ap 21,1). Inoltre, nel suo camminare per il mondo, il cristiano vive la festa promessa soprattutto nella celebrazione domenicale, in cui “la partecipazione alla ‘cena del Signore’ è infatti anticipazione del banchetto escatologico per le ‘nozze dell’Agnello’ (Ap 19,9)”17. Illuminato dalla certezza di questa speranza “il riposo domenicale e festivo acquista una dimensione ‘profetica’, affermando non solo il primato assoluto di Dio, ma anche il primato e la dignità della persona rispetto alle esigenze della vita sociale ed economica”18.

Il tempo del riposo e il tempo libero offrono l’opportunità di conoscere e di valutare tutto ciò che nella storia passata e presente dei popoli va anticipando “la gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Rm 8,18) e in tutta l’umanità accolta dal Padre. In modo particolare, quelle realizzazioni in cui si sono plasmate la ricerca spirituale, la fede religiosa, la comprensione delle cose e l’amore per la bellezza, sono contemplate come “la gloria e l’onore delle nazioni” (Ap 21,26) portate alla nuova Gerusalemme (cf. Is 60,3-7; Ml 1,11). Contemplazione che, a sua volta, riafferma l’impegno nei confronti della dignità della persona, del rispetto della cultura dei popoli e della salvaguardia dell’integrità della creazione.

  • 18. Il mondo del turismo costituisce una realtà diffusa e multiforme che esige un’attenzione pastorale specifica. Lo scopo centrale della pastorale del turismo è di suscitare quelle condizioni ottimali che aiutino il cristiano a vivere la realtà del turismo come momento di grazia e di salvezza. Il turismo può essere considerato, senza dubbio, come uno di quei nuovi areopaghi di evangelizzazione, uno di quei “vasti campi della civiltà contemporanea e della cultura, della politica e dell’economia”19, in cui il cristiano è chiamato a vivere la sua fede e la sua vocazione missionaria.

    Questo obiettivo globale indica che la pastorale del turismo deve essere inclusa nell’insieme dei compiti pastorali della Chiesa. Perciò, la pastorale del turismo deve iscriversi organicamente nella pastorale ordinaria e coordinarsi con gli altri settori, come la famiglia, la scuola, i giovani, la promozione sociale, la gestione dei beni culturali, l’ecumenismo.

    La comunità cristiana locale, che ha nella parrocchia la sua espressione più diretta, è il luogo in cui si sviluppa la pastorale del turismo. Nella comunità locale, infatti, viene offerta al turista l’accoglienza cristiana che lo accompagna nella sua vita di credente e viene data ospitalità a ogni visitatore senza distinzione; in essa si educa il cristiano al viaggio o lo si forma all’attività lavorativa nel turismo. L’impegno della comunità predispone a stabilire vincoli di collaborazione per promuovere i valori umani e spirituali che il turismo può favorire. Ognuno di questi importanti aspetti richiede un’attenzione differenziata e partecipata, la cui maggiore o minore urgenza può variare secondo le circostanze del luogo e le possibilità della comunità locale.

    Accoglienza

    19. “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo” (Eb 13,2)20. Queste parole indicano molto bene il nucleo centrale della pastorale del turismo e lo identificano con uno degli atteggiamenti fondamentali che devono caratterizzare tutta la comunità cristiana21. Accogliere i turisti, accompagnarli nella loro ricerca della bellezza e del riposo, deve essere motivato dal convincimento che “quest’uomo è la prima strada che la chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima e fondamentale via della chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell’incarnazione e redenzione”22. Nella celebrazione eucaristica, fulcro di ogni comunità ecclesiale, l’accoglienza offerta al visitatore trova la sua espressione più profonda. In essa la comunità vive la propria unione con Cristo risorto, costruisce la sua unità con i fratelli23 e offre la testimonianza più esplicita che la comunione va ben oltre i legami di sangue e di cultura. L’universalità della Chiesa convocata dal Salvatore risuona con forza particolare in questo incontro di fratelli provenienti da luoghi tanto differenti, uniti in una preghiera proclamata in lingue diverse.

    Affinché la celebrazione eucaristica, in particolare quella domenicale, renda realmente visibili queste caratteristiche, si farà in modo che tutti, turisti e residenti, possano parteciparvi. Naturalmente, è fondamentale preservare il carattere proprio della celebrazione, che viene dato non solo dalla sua stessa natura, ma anche dall’identità della chiesa locale che la celebra. In questo senso, è opportuno introdurre nella celebrazione l’uso delle lingue dei turisti senza ostacolare la partecipazione della comunità locale o alterare il ritmo della celebrazione. Oltre a intervenire con monizioni o letture, sarà opportuno distribuire sussidi stampati, o prevedere un momento di preparazione, prima dell’inizio della celebrazione, per consentire ai turisti di partecipare pienamente24.

    La celebrazione dell’Eucaristia è il momento più frequente di incontro fra la comunità del luogo e i turisti, ma non deve essere l’unico. Tutte le altre occasioni in cui la comunità locale si riunisce per la celebrazione della fede, in particolare nei tempi principali dell’anno liturgico, sono opportunità per invitare i turisti e per offrire un aiuto fraterno per la loro vita di fede. Inoltre, la comunità locale deve programmare incontri e preparare mezzi informativi per stimolare e sostenere i turisti a trarre profitto da questo tempo particolare.

    Non si deve dimenticare che la celebrazione eucaristica fonda la vita della comunità nella carità e nella solidarietà. Il turista non può restare escluso da questo aspetto essenziale della vita della fede. È necessario che si interessi realmente dei problemi della comunità ospitante, e che questa, a sua volta, gli faccia conoscere la propria realtà e gli offra concrete occasioni perché egli possa dimostrare la sua condivisione.

    Una speciale attenzione verrà riservata all’accoglienza dei visitatori membri di altre confessioni cristiane e con particolare diligenza si andrà incontro alle loro necessità per la celebrazione della fede. Spesso il fenomeno turistico è il motivo principale per l’impegno ecumenico e si rivela come il mezzo più immediato per far scoprire ai cristiani il dolore della separazione e percepire l’urgenza di pregare e lavorare per l’unità. Si tratta di una situazione che si deve accogliere come un dono dello Spirito alla sua Chiesa, al quale si deve rispondere con totale dedizione e generosità.

    20. Nel turismo, il cristiano, sia colui che fa parte di una comunità di accoglienza sia il turista stesso, viene sollecitato a testimoniare la propria fede e a riscoprire un’opportunità per la vocazione missionaria, che è la base dei suoi diritti e doveri come cristiano25.

    Soprattutto nei luoghi a forte concentrazione turistica, la comunità cristiana deve prendere coscienza di essere “per sua natura missionaria”26 e annunciare il Vangelo con coraggio, generosità e rispetto, denunciando le ingiustizie e offrendo cammini di speranza, anche se il tempo di permanenza del turista sarà relativamente breve e la sua capacità di attenzione condizionata da varie circostanze.

    In questo contesto acquistano particolare rilievo tutti gli elementi che formano il patrimonio religioso, culturale e artistico della comunità locale. I monumenti, le opere d’arte e tutte le manifestazioni culturali o inerenti alla sua tradizione, devono essere proposti al visitatore in una forma che renda visibile il loro legame con la vita quotidiana della comunità. La comunità approfondirà in tal modo la propria identificazione con il suo passato e si sentirà incoraggiata nel suo desiderio di avanzare verso il futuro in fedeltà al Signore.

    21. Un’altra occasione particolarmente importante, in cui l’accoglienza dei visitatori si deve preparare con molta cura, si verifica nei luoghi dal significato specificamente religioso che figurano fra le mete proposte oggi ai turisti.

    Tra questi si distinguono i santuari, meta di pellegrinaggi cristiani, a cui accorrono in gran numero anche i turisti, sia per motivi culturali, che di riposo e di attrattiva religiosa. In un mondo sempre più secolarizzato, dominato dal senso dell’immediato e del materiale, queste visite possono essere il segno di un desiderato ritorno a Dio. I santuari, pertanto, devono offrire un’accoglienza adeguata a questi visitatori, che li aiuti a riconoscere il senso del loro cammino e a comprendere la meta alla quale sono chiamati27. Questa accoglienza, per i mezzi utilizzati, sarà certamente diversa da quella riservata a quanti accorrono al santuario nell’esercizio del pellegrinaggio. Salvaguardate le esigenze del rispetto dovuto all’identità del luogo, bisogna però evitare qualunque forma di esclusione o emarginazione nei riguardi dei visitatori. Il miglior servizio che si possa offrire per indurli a riflettere sui propri sentimenti religiosi sarà la spiegazione della natura religiosa del luogo e del senso del pellegrinaggio che vi si compie28.

    In altre occasioni il luogo religioso viene visitato per il suo spiccato valore artistico o storico, come nel caso di cattedrali, chiese, monasteri, abbazie. L’accoglienza qui offerta non può limitarsi a un’informazione storica o artistica per quanto accurata, ma deve anche dar risalto alla loro identità e finalità religiosa. Sarà conveniente ricordare, inoltre, che per molti turisti tali visite costituiscono spesso un’occasione unica per conoscere la fede cristiana. Nel contempo, si dovrà evitare di arrecare disturbo alle celebrazioni religiose in corso, programmando i tempi di visita dei turisti secondo le esigenze del culto.

    I responsabili pastorali del luogo esorteranno alla disponibilità e formeranno all’accoglienza dei visitatori. A tal fine, stimoleranno la cooperazione dei fedeli fornendo, a quanti sono interessati, una preparazione non solo tecnica, ma anche spirituale, che li aiuti a scoprire in questo servizio un mezzo per vivere e testimoniare la propria fede29.

    Il dovere dell’accoglienza richiede particolare organizzazione anche in occasione di altre manifestazioni della fede, che attraggono un gran numero di turisti per il loro carattere tradizionale e popolare. L’attenzione pastorale è chiamata a indirizzare la religiosità che anima questi visitatori verso una più autentica fede personale nel Dio vivo. La medesima attenzione va estesa, per quanto possibile, alla promozione che le agenzie turistiche fanno di quelle manifestazioni. Sarà necessario, pertanto, sollecitare la collaborazione degli agenti di viaggio, fornendo una chiara e seria informazione sul significato religioso di tali manifestazioni.

    In molti paesi, specialmente in Asia, il visitatore mostra un vero interesse verso le grandi tradizioni religiose. Le Chiese locali potranno contribuire a rendere questo incontro realmente fruttuoso, coinvolgendo il turista nel “dialogo di vita e di cuore”30 che esse sono chiamate a promuovere.

    È opportuno ricordare al cristiano che visita i luoghi venerati dai fedeli di altre religioni, di comportarsi con il massimo rispetto, assumendo un atteggiamento che non ferisca la sensibilità religiosa di quanti lo accolgono. Approfitti di tali occasioni, quando è possibile, per manifestare il suo rispetto attraverso la parola e i gesti e così “riconosca, conservi e faccia progredire i beni spirituali e morali, e i valori socio-culturali che si trovano in queste religioni”31.

    Vivere cristianamente il turismo

    22. L’incontro con Cristo, suggellato dalla grazia battesimale, chiama il cristiano a seguire l’impulso dello Spirito Santo e a trasformare tutta la sua vita affinché “Cristo possa, con ciascuno, percorrere la strada della vita, con la potenza di quella verità sull’uomo e sul mondo, contenuta nel mistero dell’incarnazione e della redenzione, con la potenza di quell’amore che da essa irradia”32. Questa è la realtà che costituisce la missione della Chiesa e che si rivela come il cuore della sua azione pastorale anche nella realtà del turismo.

    Anzitutto occorrerà che ognuno riconosca che lo sforzo per vivere da cristiano il proprio tempo del turismo va necessariamente sostenuto da una sentita visione cristiana del turismo. La meditazione attenta della Scrittura, in primo luogo, lo disporrà alla contemplazione di Dio attraverso la bellezza del creato, alla comunione con i propri fratelli nella nuova umanità salvata, alla festa, infine, come manifestazione della speranza che tutti sostiene e che tutto rinnova. Illuminato da questa luce, il cristiano scoprirà che il tempo dedicato al riposo e al turismo è un tempo di grazia, un’occasione esigente che lo sollecita alla preghiera, alla celebrazione della propria fede e alla comunione con i fratelli.

    Perché possa effettivamente configurare cristianamente il suo turismo, il cristiano deve condividere con la comunità del luogo la celebrazione della fede, in particolare l’Eucaristia nel Giorno del Signore e i momenti più significativi dell’anno liturgico, che spesso coincidono con il tempo delle vacanze33. Sapendo che in nessuna comunità deve sentirsi straniero e che in ogni angolo del mondo dovrebbe trovarsi a casa e nella medesima famiglia, si impegnerà personalmente per facilitare la partecipazione degli altri turisti alle celebrazioni liturgiche. Se sarà necessario, farà valere presso i responsabili del turismo il suo diritto a disporre delle condizioni necessarie per praticare la sua fede.

    In ogni momento, il cristiano deve astenersi non solo da comportamenti contrari alla sua vocazione, ma anche da parole, gesti e atteggiamenti che possono offendere la sensibilità degli altri. In particolare, dovrà evitare una condotta che manifesti ostentazione di ricchezza o sperpero di risorse. Anzi, la testimonianza cristiana del turista deve concretizzarsi nell’aiuto ai più bisognosi, demandando loro parte del denaro previsto per il viaggio.

    Un simile atteggiamento di vita, alimentato dalla preghiera, sarà adottato particolarmente quando le circostanze del luogo renderanno più difficile la partecipazione del turista ai momenti religiosi della comunità, come per esempio può accadere in paesi a minoranza cristiana. In questi casi, il cristiano deve sentirsi particolarmente chiamato a vivere la propria fede attraverso la testimonianza del suo comportamento, cercando di instaurare con prudenza e rispetto un dialogo religioso con le persone che incontra.

    23. La maggior parte delle volte si intraprende il viaggio insieme ai propri familiari. È noto che nella società contemporanea numerose circostanze rendono difficile la vita familiare, la comunicazione, la convivenza e lo scambio fra i suoi membri. Perfino l’uso del tempo libero, orientato prevalentemente dalle preferenze individuali, non riesce a correggere questa situazione. Da questa prospettiva, il turismo familiare può essere proposto come mezzo efficace per intensificare e perfino ricomporre i legami familiari. Il programma di un viaggio in comune, il cui buon esito richiede la partecipazione responsabile di tutti, moltiplica le possibilità di dialogo, migliora la vicendevole comprensione e il mutuo apprezzamento, rafforza la stima di ciascuno in seno alla famiglia e stimola la generosità nel reciproco aiuto34.

    Il turismo familiare offre ai genitori un’occasione preziosa per assolvere al ruolo di catechisti dei loro figli attraverso il dialogo e l’esempio. Fare turismo in famiglia è una eccezionale opportunità di arricchimento della persona nella cultura della vita, nel rispetto dei valori morali e culturali e nella salvaguardia del creato. Non si può dimenticare che la dimensione di libertà, particolarmente presente nel turismo, stimola e forma alla responsabilità.

    24. La pratica del turismo, inoltre, riunisce gruppi di persone sia per motivi di età, sia per altre circostanze della vita lavorativa e sociale. L’attenzione pastorale della Chiesa prende in considerazione tali gruppi e offre il proprio aiuto affinché sia i promotori del turismo che i turisti stessi possano vivere queste specifiche circostanze in tutta la loro ricchezza umana e spirituale.

    Meritano di essere menzionati, in primo luogo, i viaggi di gruppi di adolescenti e di giovani, generalmente nel quadro della loro formazione scolastica. Gli organizzatori di tali viaggi, in particolare quelli che appartengono al settore dell’educazione di ispirazione cristiana o a simili organizzazioni formative, devono sforzarsi di offrire le condizioni necessarie per rendere tali esperienze di viaggio occasione per i giovani di approfondimento della loro fede. In modo analogo, sarà opportuno cogliere le iniziative del volontariato, che dedica parte delle vacanze all’aiuto in situazioni di emergenza o alla promozione dello sviluppo35. Dovrebbe essere ugualmente rivolta un’attenzione pastorale particolare, tanto nei paesi d’origine quanto in quelli di arrivo, a quei giovani che approfittano delle vacanze per un soggiorno in paesi stranieri per apprenderne la lingua.

    D’altra parte, sono sempre più numerose le opportunità di viaggio offerte alla terza età. Devono essere ‘viaggi di gioia’, caratterizzati da un’incessante azione di grazie e da un “senso di fiducioso abbandono nelle mani di Dio”, così che “si conserva ed accresce il gusto della vita, fondamentale dono di Dio”36.

    L’accesso al turismo, tuttavia, non è alla portata di tutti; sono troppi infatti coloro che non possono approfittare dei suoi benefici per ciò che riguarda sia l’aspetto personale, sia quello culturale e sociale. Sotto il nome di “turismo sociale”, numerose associazioni lavorano per rendere il turismo accessibile a tutti, sia attraverso iniziative che aiutano le persone e le famiglie a finanziarsi, sia mediante la pianificazione e lo sviluppo di determinate attività turistiche. L’attenzione pastorale della Chiesa deve essere rivolta all’apprezzamento e al sostegno di queste iniziative che pongono realmente il turismo al servizio della realizzazione della persona e dello sviluppo sociale. Non mancano anche associazioni che, attraverso il turismo, offrono opportunità di inserimento molto efficaci a chi si trova in situazioni di solitudine e di emarginazione. Con la sua partecipazione, la Chiesa offre una testimonianza della particolare predilezione di Dio per i più umili.

    25. Il turismo, come è già stato sottolineato, rappresenta un capitolo molto importante dell’economia mondiale e costituisce una rete di attività che si sviluppano oggi nell’ambito di strutture di un’economia di mercato37 immerse in un processo di globalizzazione. Un obiettivo fondamentale della pastorale del turismo, pertanto, sarà quello di far sì che tutto l’ambito imprenditoriale e lavorativo del settore turistico sia compreso e illuminato dalla dottrina sociale della Chiesa.

    Nel turismo appare con evidenza quella verità fondamentale che deve orientare tutta l’attività economica e che Giovanni Paolo II ha riassunto in queste parole: “Oggi più che mai lavorare è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri: è un fare qualcosa per qualcuno”38. Tutta l’attività turistica, infatti, ha come protagonista la persona e cerca di soddisfarne alcune delle più intime e personali aspirazioni. Questo speciale vincolo con la persona impone all’attività turistica maggiori esigenze etiche che si esplicano nel rispetto per la dignità e i diritti dell’uomo, nell’attuazione del principio di solidarietà, della giustizia nei rapporti di lavoro e dell’opzione preferenziale per i poveri.

    La pastorale del turismo, pertanto, dovrà promuovere iniziative perché gli operatori e i lavoratori cristiani del settore turistico possano conoscere la dottrina sociale della Chiesa, con particolare riferimento al settore, e ad essa conformare il proprio comportamento.

    26. Per quanto riguarda gli imprenditori e i promotori del turismo sarà opportuno sottolineare alcuni aspetti della dottrina sociale della Chiesa, particolarmente significativi per la loro attività.

    Così, nella promozione del turismo, soprattutto nella creazione di nuove destinazioni o nell’apertura di nuovi spazi per l’attività turistica, vanno valorizzati gli investimenti come “opzione morale e culturale”39. Occorre cioè lasciarsi guidare da quei criteri che considerano l’attività economica come servizio alle persone e alla comunità e non solo come fonte di reddito. La questione ecologica, correlata al turismo in forma molto sensibile, è un aspetto da tenere debitamente presente nella promozione dell’attività turistica. Per rispondere al “problema morale”40 che la crisi ecologica rappresenta per il mondo attuale, è necessario promuovere iniziative di rispetto per l’impatto ambientale, di salvaguardia delle priorità della comunità locale, a costo, se necessario, di limitare la stessa attività turistica. Ogni sforzo teso a responsabilizzare i cristiani a uno stile di vita austero e solidale nei loro viaggi nei paesi in via di sviluppo, sarà vano se gli operatori e i promotori turistici non saranno guidati da una adeguata sensibilità.

    I criteri morali e cristiani che devono ispirare la promozione del turismo troveranno un’efficace applicazione se vi sarà la necessaria collaborazione tra gli operatori, i responsabili politici e i rappresentanti della comunità locale. Per l’operatore turistico cristiano, questa collaborazione costituisce un’occasione di testimonianza, di comunione e di annuncio del Regno di Dio nella giustizia e nella fraternità.

    27. L’offerta di programmi turistici, la presentazione di mete o la pubblicità sulle attività del periodo di vacanza, costituiscono l’aspetto più visibile e invitante del mondo del turismo, attraverso il quale le persone vedono rivestirsi di colore e di attrattiva i loro desideri e i loro sogni. È ovvio che, in tali circostanze, si esige dai promotori l’oggettività delle loro informazioni, l’assoluto rispetto della dignità delle persone e della fisionomia dei luoghi a cui l’informazione si riferisce, l’onestà per quanto riguarda le offerte turistiche e l’assoluta affidabilità nei servizi proposti. Se la pratica del turismo è un’espressione della libertà della persona, tutta l’informazione che la promuove deve favorire l’esercizio di una libertà responsabile41. Tale responsabilità si estende a tutto il viaggio e include la disponibilità a ricevere poi le giuste osservazioni e gli utili suggerimenti degli utenti.

    Il servizio che i promotori prestano ai turisti, coincide ovviamente con la virtù cristiana della carità che si esercita nel dare un consiglio appropriato, nel condividere le difficoltà e le gioie del cammino. I promotori cristiani, quindi, dovranno distinguersi per la rettitudine e il rispetto con cui presentano i luoghi di significato religioso e avranno cura di includere e menzionare nei loro programmi l’attenzione prevista per le eventuali esigenze proprie di ciascuna religione.

    La pastorale del turismo proporrà iniziative intese a dare ai promotori cristiani l’occasione di riflettere sui criteri del loro operare. Sarà molto importante, inoltre, che con la collaborazione di altre persone, essi ricevano un’informazione adeguata alle loro necessità sui luoghi o gli avvenimenti religiosi che sono soliti figurare come destinazioni turistiche. Tale azione merita di essere intrapresa in collaborazione anche con gli organismi competenti di altri paesi, affinché gli obiettivi proposti siano ugualmente raggiunti nell’organizzazione del turismo internazionale. Per realizzare tali intenti, sarà utile la presenza degli organismi della pastorale del turismo nelle molteplici fiere del settore.

    28. Il turista è sovente accompagnato da guide, che facilitano il raggiungimento degli scopi del suo viaggio. Le guide diventano assai spesso per il turista gli artefici più immediati del successo o del fallimento delle vacanze. In verità, non sarà mai sufficientemente considerata l’incidenza che le guide possono esercitare sui turisti e di conseguenza la responsabilità che esse hanno nel procurarsi un’adeguata preparazione all’esercizio della loro professione.

    Per questo motivo, devono essere promosse associazioni e incontri in cui i cristiani, che lavorano come guide, possano aggiornare la propria formazione umana e spirituale, e sostenersi reciprocamente in un lavoro che richiede rispetto, dedizione e attenzione al bene spirituale dei turisti. Essi dovranno tener presente che il loro rapporto particolare con i turisti sollecita in maniera esigente la loro testimonianza della fede.

    Quando le guide presentano ai turisti luoghi, monumenti o avvenimenti di carattere religioso, devono farlo con consapevole competenza, del tutto coscienti di essere in qualche modo dei veri evangelizzatori, commisurando sempre prudenza e rispetto.

    Le iniziative pastorali che si riferiscono alle guide possono aprirsi ugualmente alla categoria degli “animatori”, che continuano ad aumentare numericamente e sono sempre più presenti nella giornata dei turisti. Nelle loro mani si trova in buona parte la chiave che permetterà di trasformare il tempo libero in uno spazio significativo, di sano divertimento e di crescita umana e spirituale.

    29. Coloro che promuovono il turismo e coloro che vi lavorano rivestono un ruolo specifico nell’accoglienza dei visitatori, anzi ne sono, in qualche modo, i primi protagonisti. Per il loro lavoro sono direttamente a contatto con i visitatori e sono i primi a conoscere le loro attese e le loro eventuali delusioni; spesso ne diventano i confidenti e possono fungere da consiglieri e da guide.

    Il cristiano che esercita la sua professione nel turismo scopre in questa situazione di avere una grande responsabilità. Dalla sua onestà professionale e dal suo impegno cristiano dipende la riuscita del soggiorno del visitatore sia sul piano umano che spirituale.

    Per rispondere a tale sfida, i professionisti cristiani del turismo devono poter contare sull’appoggio deciso della comunità e degli operatori pastorali. È indispensabile offrire loro una preparazione specifica nel periodo della formazione, sia nelle scuole professionali, sia attraverso altre iniziative complementari. Anche per la programmazione delle celebrazioni e della catechesi si dovrà tener conto dei loro orari di lavoro.

    La pastorale del turismo deve mostrarsi particolarmente sensibile nei confronti della peculiare situazione dei lavoratori del settore. Sarà necessaria un’attenzione religiosa e sacramentale adeguata alle loro condizioni lavorative, senza infrangere i tempi e ritmi della vita della comunità. Tale adattamento verrà tenuto in considerazione anche nel favorire la partecipazione dei lavoratori alla vita parrocchiale, ai movimenti apostolici o alla formazione di gruppi specifici o di movimenti specializzati. Questa formazione è uno strumento d’azione pastorale che va incoraggiato con tutte le risorse possibili sia nell’ambito del lavoro che fuori.

    Sussistono alcune situazioni alle quali si deve prestare una speciale attenzione, come la grave condizione in cui spesso si trovano i lavoratori nei confronti della vita familiare. Le già citate condizioni lavorative, infatti, possono incidere sulla normale convivenza della famiglia, dei coniugi tra di loro o dei genitori con i figli, sia per ragioni di orario di lavoro, sia perché il lavoratore è costretto a vivere lontano dalla famiglia.

    I giovani durante il periodo di formazione e all’inizio della loro vita lavorativa costituiscono un altro gruppo al quale si dovrà assicurare un servizio specifico. Essi vivono un momento decisivo della loro vita personale e sarà per loro di grande utilità poter contare sull’appoggio della chiesa. Al riguardo, hanno un ruolo essenziale la parrocchia, i gruppi e i centri in cui ritrovarsi in occasione di riunioni di formazione, riflessione e celebrazione della propria fede.

    La condizione delle donne che lavorano nel settore turistico costituisce un’altra priorità che la pastorale del turismo deve tener presente. È necessario intensificare e sostenere tutte quelle iniziative che conducono a un maggiore rispetto della dignità delle donne e del loro posto specifico nella famiglia e nella società.

    Collaborazione tra Chiesa e società

    30. Nella sua missione nel mondo, la Chiesa da una parte “offre all’umanità una cooperazione sincera per stabilire una fraternità universale”42 che faciliti il raggiungimento di quelle mete consone alla dignità umana; dall’altra parte, è “persuasa che molto e in svariati modi può essere aiutata nella preparazione del vangelo dal mondo, sia dai singoli uomini, sia dalla società umana, con le loro doti e la loro operosità”43.

    Questo reciproco servizio della Chiesa e della società viene realizzato anzitutto attraverso la missione specifica dei laici. Per questo, la pastorale del turismo deve instaurare e incoraggiare una collaborazione con le amministrazioni pubbliche, le organizzazioni professionali e altre associazioni che lavorano nel turismo, affinché si possa diffondere la visione cristiana del turismo e sviluppare “la possibilità implicita di un nuovo umanesimo”44 nel turismo.

    Guidata da questo principio, la Santa Sede ha aperto una Missione di Osservazione Permanente presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo. Fin dal 1980, tale Organizzazione ha indetto la Giornata Mondiale del Turismo per il 27 settembre di ogni anno e nel 1999 ha adottato il Codice Etico Mondiale del Turismo. Da parte sua, la Chiesa si unisce alla celebrazione di detta Giornata, dandole un significato spirituale tramite l’annuale messaggio del Papa. Così pure condivide i principi ispiratori del Codice citato.

    In modo analogo, le Conferenze Episcopali e i singoli Vescovi cercheranno di mantenere un dialogo permanente con le amministrazioni pubbliche, nazionali e locali, con gli enti di promozione turistica e con le associazioni di operatori e lavoratori del turismo, affinché la collaborazione della Chiesa nella costruzione di un mondo più giusto, più pacifico e più solidale si traduca in azioni concrete.

    Si dovrà anche cercare a tutti i livelli una stretta collaborazione con le associazioni che lottano contro le situazioni che ledono la dignità umana e nelle quali il turismo ha le sue responsabilità, come il cosiddetto “turismo sessuale”, la tossicodipendenza, la distruzione dell’ambiente, l’erosione dell’identità culturale, il saccheggio del patrimonio. In particolare, il cristiano ha il dovere di denunciare tali gravi situazioni e di fare quanto è nelle sue possibilità per eliminarle.

  • 31. La missione evangelizzatrice è un compito che spetta alla Chiesa in fedeltà al mandato ricevuto dal Signore. Tutti i membri della Chiesa sono chiamati a partecipare a questo compito fondamentale in una diversità che rende più degna la vera uguaglianza di tutti nell’ “azione per l’edificazione del corpo di Cristo”45. Per adempiere a questa missione evangelizzatrice, la Chiesa cerca mezzi sempre più adeguati, disposta a rinnovarli secondo le necessità dei tempi46, attenta soprattutto a rispettare e assumere “con audacia e prudenza47 gli aspetti propri e la “lingua” di ogni singolo popolo48.

    Lo sviluppo del turismo, la sua crescente importanza per i paesi, ha meritato l’attenzione pastorale della Chiesa, che lo ha seguito fin dai suoi primi passi, animata dall’esperienza con cui per secoli ha accompagnato il cammino di tanti pellegrini49. Cosciente del fatto che le nuove dimensioni del fenomeno turistico reclamano “sforzi concertati da parte dei diversi membri delle comunità cristiane”50, la Chiesa ha proposto alcuni criteri per coordinare il lavoro nei diversi ambiti di attuazione. Gli orientamenti che seguono intendono, in continuità con i precedenti interventi, animare lo sforzo congiunto di quanti si sentono chiamati a lavorare più direttamente nel mondo del turismo.

    Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

    32. Con la Lettera Apostolica Motu Proprio Apostolicae caritatis del 19 marzo 1970, Papa Paolo VI istituì la “Pontificia Commissione per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti” alle dipendenze della Congregazione per i Vescovi51. L’istituzione creata con tale documento acquista un ruolo di grande rilievo nella società attuale, in rapporto all’enorme aumento degli spostamenti resi possibili dal progresso della tecnica. Per quanto riguarda il turismo in particolare, lo stesso documento segnala che si tratta di “una massa enorme di persone, e in campo sociale costituisce una novità con precise caratteristiche”52.

    Con la Costituzione Apostolica Pastor bonus (28 giugno 1988) fu istituito il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti che sostituì la Commissione e ne assunse le competenze. Con riferimento al turismo, la Pastor bonus afferma che il Pontificio Consiglio “si impegna affinché i viaggi intrapresi per motivi di pietà o di studio o di svago favoriscano la formazione morale e religiosa dei fedeli, e assiste le chiese locali perché tutti coloro che si trovano fuori del proprio domicilio possano usufruire di un’assistenza pastorale adeguata”53.

    Nel compimento della missione affidatagli, il Pontificio Consiglio ha come obiettivi principali:

    1. promuovere e coordinare un’analisi permanente dello sviluppo del fenomeno turistico, in particolare la sua incidenza sulla vita spirituale e religiosa delle persone e delle comunità;

    2. proporre linee di attuazione pastorale che possano essere adottate in modo congiunto o da gruppi di paesi;

    3. mantenere un contatto permanente con le Conferenze Episcopali al fine di coordinare e sostenere le iniziative pastorali nel settore del turismo;

    4. collaborare con quei centri di studi ecclesiastici superiori e istituti di ricerca che includono nei loro programmi lo studio del turismo;

    5. programmare la celebrazione annuale della Giornata Mondiale del Turismo, redigendo e distribuendo materiale catechetico sul tema della Giornata;

    6. mantenere contatti regolari con l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo54.

    Le Conferenze Episcopali

    33. Le Conferenze Episcopali sono un organismo costituito “affinché da uno scambio di pratica e di esperienze e dal confronto di pareri sgorghi una santa concordia di forze, per il bene comune delle chiese”55. La Lettera Apostolica Apostolos suos precisa: “Nell’affrontare nuove questioni e nel far sì che il messaggio di Cristo illumini e guidi la coscienza degli uomini per dare soluzione ai nuovi problemi che sorgono coi mutamenti sociali, i Vescovi riuniti nella Conferenza Episcopale svolgono congiuntamente questa loro funzione dottrinale ben consapevoli dei limiti dei loro pronunciamenti, che non hanno le caratteristiche di un magistero universale, pur essendo ufficiale e autentico e in comunione con la Sede Apostolica”56. Nell’attività delle Conferenze Episcopali occupa un posto preferenziale l’attenzione pastorale a quei temi che determinano cambiamenti innovativi nella società e la proposta di “forme e modalità di apostolato opportunamente adeguate alle circostanze di tempo e di luogo”57.

    Il turismo è, senza dubbio, uno dei temi che esigono attenzione da parte delle Conferenze Episcopali. Esso, infatti, è un’istanza ancora nuova per la società e in particolare per quelle comunità il cui territorio e patrimonio culturale diventano meta del turismo internazionale. La novità del turismo, d’altra parte, risiede nella sua costante evoluzione, che crea nuovi stili di vita e nuove abitudini.

    Accenniamo ad alcune iniziative concrete che possono essere adottate dalle Conferenze Episcopali nell’ambito del turismo.

    1. Fornire a tutti i vescovi un quadro aggiornato delle tendenze del movimento turistico nel paese, le sue modalità, le incidenze sociali sulla popolazione e sul mondo del lavoro, le necessità religiose dei turisti. Questa informazione dovrà riguardare sia il turismo interno sia il turismo internazionale. Quando la dimensione raggiunta dallo sviluppo del turismo in un paese lo richieda, sarà opportuno che questo lavoro di studio e di analisi sia affidato a un osservatorio permanente presso un’università cattolica o un istituto ecclesiastico del paese.

    2. Creare un programma di formazione orientato specialmente agli operatori della pastorale del turismo, che possa essere adottato dai diversi seminari e istituti di formazione, affinché in tutte le diocesi si possa disporre di sacerdoti e operatori pastorali debitamente preparati.

    3. Offrire un insieme di orientamenti alla pastorale ordinaria, perché tutti i fedeli possano avere una catechesi adeguata per il tempo libero e il turismo.

    4. Stabilire contatti con altre Conferenze Episcopali, quando lo richiedano le circostanze, al fine di aprire canali di collaborazione tra paesi di partenza e paesi d’arrivo per lo scambio di operatori pastorali e per l’utilizzazione di informazioni e di materiale liturgico nelle diverse lingue.

    5. Promuovere programmi di formazione per le guide turistiche, soprattutto per quelle che accompagnano le visite a luoghi di carattere religioso e per gli alunni di scuole e centri di formazione turistica e alberghiera.

    6. Includere il turismo fra gli argomenti affrontati dai “Centri culturali cattolici”58.

    7. Prevedere possibili forme di cooperazione tra le diocesi affinché si possa organizzare meglio l’assistenza religiosa nei luoghi in cui esiste una grande concentrazione stagionale per motivi turistici.

    8. Stabilire contatti con i rappresentanti delle confessioni cristiane in vista della collaborazione ecumenica nei grandi centri turistici59.

    9. Mantenere il dialogo con le autorità pubbliche e altri organismi interessati, al fine di stabilire forme di collaborazione adeguate alle iniziative di programmazione e di supervisione dell’attività turistica, avendo particolare riguardo per la difesa dell’identità culturale delle comunità locali, per i diritti di quanti sono impiegati nel settore, per l’uso corretto del patrimonio artistico-religioso e per il rispetto con cui devono essere accolti i visitatori.

    10. Promuovere la presenza della Chiesa nelle “Borse” del settore.

    Per coordinare tutte queste attività, è opportuno che si istituisca un organismo in seno alla Conferenza Episcopale60, che possa disporre di un gruppo di esperti, rappresentanti i diversi settori del turismo.

    Le Diocesi

    34. Il turismo, sia come attività svolta dalle persone durante il loro tempo libero, sia come settore lavorativo in cui molti esercitano la loro professione e sia come insieme di attività che caratterizzano un luogo come meta turistica, è presente in gran parte della società contemporanea. Integrato così nella vita quotidiana delle comunità, il turismo è una dimensione che la pastorale diocesana deve considerare come sua componente ordinaria e, come tale, figurare tra i settori che sono oggetto d’attenzione regolare da parte dell’Ordinario del luogo e dei suoi Consigli consultivi.

    Tra gli obiettivi della pastorale del turismo a livello diocesano non devono mancare i seguenti.

    1. Offrire una visione cristiana del turismo che conduca i fedeli a vivere questa realtà con impegno di fede e di testimonianza e con atteggiamento missionario. Tale obiettivo sarà preso in considerazione nella predicazione, nella catechesi e nell’uso dei mezzi di comunicazione sociale. Analogamente si cercherà che nelle scuole venga offerta una formazione adeguata per far apprezzare i valori del turismo consoni alla dignità e allo sviluppo delle singole persone e dei popoli.

    2. Formare operatori pastorali che possano promuovere in modo specifico il lavoro pastorale in questo settore. Quando le necessità della diocesi lo esigano, si offrirà ad alcuni sacerdoti e laici idonei l’opportunità di una più ampia formazione specifica.

    3. Studiare la realtà del turismo nella diocesi, formulare i criteri pastorali e proporre nei Consigli Presbiterali e Pastorali61 le azioni da intraprendere. L’attenzione religiosa ai turisti, integrata nel programma diocesano di attività pastorale, si deve svolgere secondo termini adatti alla loro lingua e cultura, senza che ciò costituisca una realtà a parte, evitando che porti disagio alla vita della comunità locale.

    4. Adottare misure nei periodi di maggiore affluenza turistica per ottimizzare il servizio delle parrocchie più visitate, prevedendo, se necessario, lo spostamento di sacerdoti da altre parrocchie e la collaborazione di sacerdoti di altre diocesi o di altri paesi.

    5. Formulare l’accoglienza ai turisti da parte della Chiesa diocesana tramite una lettera del Vescovo, specialmente all’inizio dei periodi di più intensa attività turistica e attraverso sussidi che facilitino l’informazione e la partecipazione alle celebrazioni e alla vita della Chiesa locale.

    6. Promuovere la formazione di gruppi e associazioni, come pure la collaborazione di volontari, per la gestione del patrimonio della Chiesa aperto ai visitatori e per l’accoglienza dei turisti, in modo da poter offrire orari di apertura sufficientemente ampi.

    7. Edificare parrocchie e centri comunitari più adatti alla pastorale del turismo, tenendo conto delle nuove realtà urbanistiche e sociali.

    8. Mantenere contatti con i responsabili di altre confessioni cristiane al fine di prendere misure che possano contribuire a un miglior servizio religioso dei loro fedeli, seguendo i criteri e le norme stabiliti dalla Santa Sede e dalle Conferenze Episcopali.

    9. Incoraggiare la collaborazione con le autorità pubbliche e amministrative locali, con le associazioni di operatori e lavoratori e con le altre organizzazioni interessate dal turismo.

    10. Creare una Commissione diocesana di pastorale del turismo che coordini e animi la pastorale del settore, e di cui facciano parte esperti delle diverse categorie di persone del mondo del turismo.

    Le Parrocchie

    35. La Parrocchia, “fondando insieme tutte le differenze umane che vi si trovano e inserendole nell’universalità della Chiesa”62, è la prima scuola di accoglienza, principalmente quando si riunisce per celebrare il Giorno del Signore63. Essa si apre per accogliere quanti giungono di passaggio e prepara i propri fedeli per il viaggio che intendono intraprendere. In essa trovano appoggio quanti si propongono di vivere la testimonianza sincera della loro fede nel mondo del turismo.

    Considerare la comunità parrocchiale come punto di incontro e sostegno dell’azione pastorale implica, anzitutto, che la parrocchia sia presente con le proprie strutture nei luoghi in cui si attua il turismo. Il segno visibile delle chiese e dei centri parrocchiali costituisce il primo e concreto gesto dell’accoglienza. Attraverso questa presenza, la parrocchia invita tutti i visitatori a partecipare alla celebrazione della fede e alla comunione fraterna.

    Tuttavia, nell’impostazione della pastorale del turismo, la comunità parrocchiale non può essere impegnata unicamente ad accogliere i visitatori, ma dovrà anche preparare i propri fedeli a praticare cristianamente il turismo e sostenere coloro che operano e lavorano nel turismo.

    Facendo propri gli obiettivi che la Chiesa diocesana si propone, alcune delle iniziative concrete da intraprendere da parte della parrocchia possono essere le seguenti.

    1. Sviluppare una catechesi sul tempo libero e il turismo, quando lo consiglia la realtà del luogo, sia per i cristiani residenti, sia per i turisti.

    2. Incoraggiare e promuovere azioni di sostegno e prevenzione a favore dei gruppi che possono essere vittime di una promozione errata del turismo o del comportamento dei turisti.

    3. Promuovere, accogliere e stimolare l’azione dei gruppi di apostolato dedicati in particolare alle persone che vivono e lavorano nel settore del turismo, anche quando questi ambiti non si trovano nella parrocchia stessa64.

    4. Formare un gruppo permanente di laici per studiare e proporre le azioni pastorali da intraprendere nel campo del turismo.

    5. Adattare i servizi alle necessità dei turisti, nei luoghi di intensa presenza turistica, in modo da facilitare il contatto personale, la celebrazione della fede, la preghiera individuale, la testimonianza della carità.

    6. Creare servizi specifici per i lavoratori del turismo, secondo i loro orari e le condizioni di lavoro.

    7. Proporre misure adeguate perché i visitatori possano partecipare alle celebrazioni eucaristiche nella propria lingua o con altre espressioni della propria cultura, sempre nel rispetto delle disposizioni liturgiche vigenti.

    8. Mantenere opportunamente aggiornata l’informazione sui servizi parrocchiali e preoccuparsi che i turisti ne possano disporre nei propri alberghi, in punti di informazione o tramite altri mezzi di diffusione.

  • 36. Il turismo è la circostanza ideale in cui l’uomo avverte di essere pellegrino nel tempo e nello spazio: “Nel suo Spirito vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno col disegno del suo amore: ‘ricapitolare tutte le cose in Cristo, quelle del cielo come quelle della terra’ (Ef 1,10)”65. La Chiesa segue l’itinerario esemplare del suo Maestro e Signore66, e insegna agli uomini a scoprire la loro vera vocazione. Nel cuore di tutti gli uomini, infatti, si manifesta la profonda inquietudine propria della condizione di Homo viator, si avverte la sete di nuovi orizzonti, si prova la certezza radicale che solo nell’infinito di Dio si raggiunge la meta dell’esistenza67.

    La ricerca dell’uomo diviene evidente ed esplicita nel turismo. Per soddisfare il desiderio di conoscere altre persone e culture, per sviluppare le proprie capacità personali e fare nuove esperienze, l’uomo non rinuncia a dedicare una parte del tempo libero al turismo. Questa ricerca che si esprime nel turismo, si realizza non solo quanto l’uomo può intraprendere grandi viaggi o avventure rischiose, ma risulta particolarmente evidente nello sforzo dei singoli e della famiglia di procurarsi uno o più giorni di riposo insieme, negli inconvenienti di un viaggio per visitare familiari o amici e nella collaborazione che una escursione di gruppo richiede.

    Dopo aver incontrato Dio in condizioni psicologiche favorevoli, nelle bellezze della natura e dell’arte, il turista sentirà il bisogno di dire con Sant’Agostino: “Ci hai fatti per te, Signore, il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”68. E ancora: “Tardi ti ho amato, o bellezza così antica, e così nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco che tu eri dentro di me ed io stavo fuori: e qui ti cercavo … Ti ho gustato ed ora ho fame e sete di te”69.

    Dopo essersi aperto a una fraternità universale, partecipe di un “dialogo fra le civiltà e le culture per costruire una civiltà dell’amore e della pace”70, il turista si unirà al canto del Salmista: “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!” (Sal 132,1).

    Con Maria, Madre di Dio e immagine della Chiesa71, ogni turista, stupito per la bellezza contemplata nel creato (cf. Sap 13,3), potrà magnificare il Signore (cf. Lc 1,46), e raccontare le opere meravigliose che egli ha compiuto (cf. Sir 42,15-43,33), recando così un messaggio di speranza ai suoi fratelli in umanità.

    Città del Vaticano, 29 giugno 2001, Solennità dei SS. Pietro e Paolo.

    + Arcivescovo Stephen Fumio Hamao Presidente

    + Arcivescovo Francesco Gioia Segretario

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    1

    Congregazione per il Clero, Direttorio Generale per la Pastorale del Turismo (30.4.1969): AAS 61 (1969), 361-384. 2 Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo del 2000, 5. 3 Statistiche fornite dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), il 30 gennaio 2001. 4 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 10. 5Ibid., 25. 6 Giovanni Paolo II il 29.11.1979 ha dichiarato S. Francesco d’Assisi “patrono celeste dei cultori di ecologia”, (Lett. ap. Inter sanctos: AAS 71 (1979) 1509-10). 7 S. Francesco, Il cantico delle creature. 8 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 23. 9 Conc. Ecum. Vaticano II, Cost. past. Gaudium et Spes, 35; cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 26. 10 In merito allo sviluppo raggiunto nel periodo menzionato (1960-1980), Giovanni Paolo II scrive: “Non si può dire che queste diverse iniziative religiose, umane, economiche e tecniche siano state vane, dato che hanno potuto raggiungere alcuni risultati. Ma in linea generale, tenendo conto dei diversi fattori, non si può negare che la presente situazione del mondo, sotto questo profilo dello sviluppo, offra un’impressione piuttosto negativa” (Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 13). 11 Cf. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Ecclesia in Asia (6.11.1999), 39. 12 Giovanni Paolo II, Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (28.4.2001), 2. 13 Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1998, 3. 14 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Dies Domini (31.5.1998), 10. 15 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 21. 16 Giovanni Paolo II, Omelia nello stadio di Funchal, Isola di Madeira, Portogallo (12.5. 1991), 6. 17 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Dies Domini (31.5.1998), 38. 18 Ibid., 68. 19 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Tertio millennio adveniente (10.11.1994), 57. 20 L’ospitalità è stata considerata dai primi cristiani un dovere fondamentale e una delle espressioni più autentiche della carità. Essa è ritenuta un’importante virtù umana e cristiana, una manifestazione della vita comunitaria, un diritto inviolabile dello straniero, una strada per giungere a Dio, un dono che proviene dal cielo, una possibilità di fare il bene ed espiare così i peccati (cf. S. Gregorio di Nazianzo, Orat. 8,12: SCh 405,270; S. Ambrogio, De Abrah. I, 5,32-40: PL 14,456-459; S. Massimo di Torino, Serm. 21,1-2: CCL 23,79-81; S. Gregorio Magno, Hom. in Evang. II, 23,2: PL 76,1183). 21 Ricordiamo il significativo elogio di Clemente Romano: “Chi infatti, fermandosi presso di voi, non riconobbe la vostra fede salda e adorna d’ogni virtù, non ammirò la vostra pietà saggia e amabile in Cristo, non esaltò la vostra generosa pratica dell’ospitalità?” (Ep. ad Corint. 1,2: SCh 167,101). 22 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 14. 23 L’eucaristia è infatti “segno di unità” e “vincolo di carità” (S. Agostino, In Ioan. Tract. 26,13: PL 35,1613); cf. anche Conc. Ecum. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 3, 11. 24 In questo contesto va ricordato che la Institutio Generalis Missali Romani annovera, tra coloro che esercitano il ministero liturgico, anche le persone che accolgono i fedeli alla porta della chiesa e si prendono cura di loro (cf. n. 105 d.). 25 Cf. CIC, can. 225. 26 Conc. Ecum. Vaticano II, Decr. Ad Gentes, 2. 27 Cf. Pont. Cons. della Pastorale per i Migranti e Itineranti, Il Santuario. Memoria, presenza e profezia del Dio vivente (8.5.1999), 6. 28 Soprattutto, visitando la Terra Santa, si può incontrare il volto nascosto e misterioso di Dio, attraverso i testimoni silenziosi di Cristo, quali erano i luoghi e gli oggetti, e comprendere meglio la parola di Dio. S. Girolamo afferma: “Come si capiscono meglio gli storici greci quando si è vista Atene e si intende meglio il terzo libro virgiliano [dell’Eneide], quando si è navigato dalla Troade … alla Sicilia e di qui sino alle foci del Tevere, così si comprende meglio la Sacra Scrittura, quando si è visto con i propri occhi la Giudea e si sono contemplate le rovine delle antiche città” (Praef. in Liber Paralip.: PL 29,423). 29 Cf. Pont. Cons. della Cultura, Per una pastorale della cultura (23.5.1999), 37. 30 Giovanni Paolo II, Esort. ap. Ecclesia in Asia (6.11.1999), 31. 31 Conc. Ecum. Vaticano II, Dich. Nostra aetate (28.10.1965), 2. 32 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 13. 33 In tal modo, si verifica quanto si augurava S. Giovanni Crisostomo: “Le nostre menti si sentono sollevate più in alto, l’anima diviene più forte, l’impegno maggiore, la fede più ardente” (De Droside martyre 2: PG 50,685B); Teodoreto di Ciro nella sua notizia su Simeone stilita afferma: “Colui che viene per uno spettacolo, se ne ritorna istruito nelle cose divine” (Hist. relig. 26,12: SCh 257,188). 34 Cf. Giovanni Paolo II, Angelus, Castel Gandolfo (1.8.1999). 35 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 82. 36 Giovanni Paolo II, Lettera agli anziani (1.10.1999), 16. 37 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 42. 38 Ibid., 31. 39 Ibid., 36. Giovanni Paolo II chiarisce: “Alludo al fatto che anche la scelta di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una scelta morale e culturale”. 40 Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1990, 15. 41 Cf. Giovanni Paolo II, Messaggio per la XV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 1981, 3. 42 Conc. Ecum. Vaticano II, Cost. past. Gaudium et Spes, 3. 43 Ibid., 40. 44 Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi della Liguria (5.1.1982), 5. 45 Conc. Ecum. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 32. 46 Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 1. 47 Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8.12.1975), 40. 48 Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8.12.1975), 63 (cf. 59-64). 49 Cf. Pio XII, Discorso al Congresso Mondiale degli “Skâl-clubs” (29.10.1952). 50 Giovanni Paolo II, Discorso al III Congresso Mondiale di Pastorale del Turismo (9.10.1984). 51 Paolo VI, Lett. ap. Apostolicae caritatis (19.3.1970): AAS 62 (1970), 195. 52 Ibid. 53 Giovanni Paolo II, Cost. ap. Pastor bonus (28-6-1988), 151: AAS 80 (1988), 900. 54 Fermo restando quanto stabilito dall’art. 46 della Cost. ap. Pastor bonus circa le competenze della Seconda Sezione della Segreteria di Stato. 55 Conc. Ecum. Vaticano II, Decr. Christus Dominus, 37. 56 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Apostolos suos, 22: AAS 90 (1998), 655. 57 CIC, can. 447. 58 La natura e la missione di questi Centri sono descritte dal Pont. Cons. della Cultura in Per una pastorale della cultura (23.5.1999), 32. 59 Pont. Cons. per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Direttorio per l’ecumenismo (25.3.1993), 102-142, 161-162. 60 Cf. CIC, can. 451. 61 Cf. CIC, cann. 459, 511. 62 Conc. Ecum. Vaticano II, Decr. Apostolicam actuositatem, 10. 63 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Dies Domini (31.5.1998), 35-36. 64 Cf. Giovanni Paolo II, Discorso alla Congregazione per il Clero (20.10.1984), 6. 65 Conc. Ecum. Vaticano II, Cost. past. Gaudium et Spes, 45. 66 Cf. Pont. Cons. della Pastorale per i Migranti e Itineranti, Il Pellegrinaggio nel Grande Giubileo del 2000 (25.4.1998), 9-11. 67 Cf. ibid., 24-31. 68 S. Agostino, Confessioni, 10, 27, 38: CSEL 33, 255. 69 S. Agostino, Confessioni, 1, 1, 1: CSEL 33,1. 70 Giovanni Paolo II, Messaggio per la 22a Giornata Mondiale del Turismo del 2001, 5. 71 Cf. Conc. Ecum. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 63.