Firenze

Ordinazione Gambelli: Betori, “Ti servirà aver toccato le periferie umane”

Con la lettura del Mandato di papa Francesco, è iniziato il rito di ordinazione di don Gherardo Gambelli, nominato arcivescovo di Firenze. Poi l'omelia di Betori (testo integrale)

Con la lettura del Mandato di papa Francesco da parte del vicario generale Corti, è iniziato il rito di ordinazione di don Gherardo Gambelli, nominato arcivescovo di Firenze. La lettura è stata salutata da un lungo applauso dei tanti fedeli presenti in duomo.

Il cardinale Giuseppe Betori, nell’omelia, ha salutato il nuovo arcivescovo sottolineando la concomitanza con la solennità della Natività di San Giovanni Battista patrono di Firenze:

“È un riferimento alto, caro don Gherardo, ma che non deve intimorirti, piuttosto deve far sentire la tua vita inserita nel mistero del disegno d’amore in cui Dio coinvolge la nostra umanità”.

Il nome Giovanni significa “Il Signore fa grazia”, ha ricordato Betori, aggiungendo: “grazia è il ministero che, attraverso la Chiesa, il Signore ti affida, caro don Gherardo. Non temere, perché ciò che accade tra poco per te è dentro un disegno divino che ti ha scelto per farti strumento di grazia e di misericordia per il popolo fiorentino.

Collocare la tua persona e il tuo ministero a favore di questo popolo dentro un orizzonte di grazia e di misericordia, ti libera dai timori che nascono di fronte alla consapevolezza dei limiti della nostra natura umana, dall’ansia della prestazione e dei risultati, dal dover fare i conti con il giudizio degli altri. Tutto è grazia in quel che oggi accade e in ogni momento del tuo servizio alla Chiesa e alla gente di Firenze.

La sorgente divina di questa grazia è inesauribile e ti permette di avviarti nel tuo ministero con fiducia. Non hai molto da interrogarti, caro don Gherardo, su quali forme debba assumere il tuo episcopato. Esso ha un solo scopo e una sola forma: annunciare Cristo e condurre a lui quanti ti sono affidati come suo e tuo gregge”.

Rapportando al ministero episcopale la figura di Giovanni Battista, Betori ha ricordato che a un vescovo “è richiesto di pronunciare un giudizio sul mondo, che non dovrà mai essere di condanna ma di salvezza, in quanto richiamo alla verità contro ogni falsificazione della realtà. La manipolazione del reale è probabilmente il dramma del nostro tempo e, proprio perché si vuole essere in cordiale dialogo con questo tempo, dobbiamo anche essere coraggiosi annunciatori della verità, sempre nella carità, ma sempre anche con parresìa. Non meno importante è però quella forma essenziale, povera, della forma di vita e di configurazione di Chiesa che solo permette ai discepoli di Gesù di farsi vicini ai poveri, agli emarginati, loro compagni di strada, pronti a condividere e non solo a dare.

La tua esperienza di ministero come sacerdote, caro don Gherardo, ti aiuterà senz’altro a porre i presupposti di questa conversione anche per tutta la Chiesa fiorentina; in particolare, aver toccato le periferie geografiche e quelle umane nel tuo impegno missionario in Ciad e in carcere, ti servirà a porre lo sguardo soprattutto su chi viene ignorato o scartato, ad annunciare la buona novella a coloro che appaiono gli ultimi per il mondo, ma sono i primi per il Signore”.

“La voce della Chiesa – ha aggiunto Betori – resterà sempre una voce scomoda per le logiche del mondo e, se anche non ci venga chiesto, come a Giovanni, il sacrificio della vita, resta anche per noi il compito di non lasciarci irretire dalla seduzione del consenso o dall’illusione di un ascolto che non produce conversione o di un plauso interessato fino a quando non entra in gioco la propria posizione nel mondo. Giovanni ci insegna che la missione è fondamentalmente dono di sé, senza limiti, alla verità”.

Betori ha quindi ricordato le parole del rito di ordinazione che attribuiscono al vescovo mansuetudine e purezza di cuore: 

“Per la potenza del sacramento, queste sono parole efficaci. A te è chiesto solo disponibilità ad accoglierle. Il Signore farà questo per te e, attraverso di te, per la Chiesa fiorentina. Noi tutti ti accompagniamo con l’affetto e la preghiera”.