Toscana
Oratori, finalmente la legge
Il 23 luglio è stata approvata definitivamente dal Senato la legge sugli oratori e sulle organizzazioni similari di altre confessioni religiose. Il «via libera» è venuto direttamente in commissione Affari costituzionali: la presidenza del Senato ha infatti consentito l’esame in sede deliberante, senza il bisogno del passaggio in Aula.
La legge si compone di quattro articoli. Nel primo si stabilisce che lo Stato riconosce e incentiva la funzione educativa sociale svolta dagli oratori. Ad essi vengono assimilati anche le «attività similari» esercitate dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici.
Negli altri articoli si riconosce le attività tipiche degli oratori come finalizzate a favorire lo sviluppo, la realizzazione e la socializzazione dei minori, degli adolescenti e dei giovani. Gli oratori saranno esentati dall’Ici, mentre lo Stato, le Regioni, gli enti locali e le Comunità montane possono concedere in uso gratuito agli oratori beni immobili e mobili.
Il Sir, Servizio informazione religiosa, ovvero l’agenzia di stampa dei settimanali cattolici, ha accolto l’approvazione della legge come una «decisione attesa e importante» per gli oltre 6 mila oratori sparsi in tutta Italia, dove abitualmente svolgono la loro funzione di animatori oltre 100 mila persone con un milione di giovani e bambini che frequentano le attività parrocchiali.
«La vera novità di questa legge spiega il Sir sta nel fatto che essa riconosce agli oratori una funzione sociale, finora considerata solo a livello regionale. Anche nell’oratorio le nuove generazioni possono crescere, in una serena e condivisa esperienza di fede tra coetanei e adulti, con una attenzione educativa ai temi della cittadinanza, della solidarietà, della legalità. In questi spazi aperti è l’intera comunità cristiana a vivere e comunicare il valore della gratuità che ha le sue radici nel Vangelo. L’oratorio, possiamo ben dirlo conclude il Sir , è un’espressione popolare di quel Progetto culturale cristianamente ispirato che sempre più prende concretezza nel territorio».
Per il settimanale «Luce» di Varese, zona pastorale della diocesi di Milano dove gli oratori hanno una grande tradizione, esistono delle dimensioni irrinunciabili per poter parlare di oratorio. Anzitutto, «l’accoglienza: l’oratorio non è uno spazio a cui si accede perché si è iscritti. Il cortile dice che lì ci si può fermare e restare… Accogliere significa accettare di non potersi far carico di tutti ma di essere attenti che una comunità locale condivida la responsabilità dell’educazione. Pur nella loro diversità, gli oratori sono i luoghi in cui è possibile educare i ragazzi a essere uomini di questa società. Compito della comunità è sostenere, nel dialogo con il territorio, la qualità delle proposte. E infine, la testimonianza. Non esiste uno spazio specifico in cui testimoniare la propria fede. Ci sono però dei luoghi in cui si introducono i ragazzi al linguaggio della Chiesa».