Lettere in redazione
Ora di religione, più rispetto per gli insegnanti
Sono abbonata a Toscana oggi ormai da molti anni e sono affezionata a questa testata, ma in questo numero (31, ndr) è stato pubblicato un articolo dal cui titolo mi sono sentita offesa… Come insegnante di religione, laureata in Lettere e diplomata Issr e in servizio da 19 anni (con nomina, peraltro, data e rinnovata dal Vescovo ), come posso non sentirmi tale leggendo un titolo come: «Con la nuova intesa insegnanti più preparati» ? E l’inizio dell’articolo quasi a supportare questa «presunta» inadeguatezza riportando percentuali che andreabbero analizzate più che «buttate» così… Ma dove è il rispetto per coloro che lavorano e lavoreranno ancora per molti anni in questo difficilissimo ruolo? Una laurea statale e 40 esami sostenuti dopo aver seguito i corsi con l’obbligo di frequenza sono una «passeggiata»? E gli aggiornamenti, l’acquisizione di nuove competenze nella didattica, gli incontri organizzati dagli uffici preposti in Curia e non solo…, non arricchiscono la nostra preparazione?
È inaccettabile un tale titolo… Spero che questa mia breve lettera vi aiuti a riflettere di più su come «presentare» un argomento, peraltro importante e di stretta attualità e spero di non essere la sola a dirvi queste cose. Non non mi interessa la polemica; prendetela come una «sollecitazione» fatta da un’amica in una chiacchierata tra amici…
Pubblichiamo volentieri questa lettera anche se chi ce l’ha inviata la intendeva, appunto, come uno «sfogo» tra amici. Se una nostra fedele abbonata ed attenta lettrice ha frainteso, significa che non siamo stati sufficientemente chiari ed è giusto spiegarsi meglio. L’articolo «incriminato» non metteva affatto in relazione la percentuale toscana di chi sceglie l’ora di religione (più bassa di qualche punto rispetto alla media nazionale) con una presunta inadeguatezza degli insegnanti. In Toscana è sempre stato così, fin da quando quell’ora è diventata facoltativa. E questo dato – come ha ben documentato Roberto Cartocci in«Geografia dell’Italia cattolica» (Il Mulino, 2011) – va messo in relazione ad altri indicatori (matrimoni religiosi, offerte deducibili, frequenza alla Messa…) tutti convergenti sulla marcata secolarizzazione della nostra regione. Comunque, anche da noi, nonostante campagne laiciste e ostacoli di ogni genere, più di otto studenti su dieci continuano a scegliere quell’«ora». E il merito, in gran parte, va ascritto proprio ai docenti. perché se oggi insegnare è difficile per tutti, lo è ancora di più per il docente di religione, con tante classi e spezzoni in più scuole, relegato in orario scomodo (alla prima o all’ultima ora) e sottoposto alla concorrenza del «nulla». Quanti sceglierebbero matematica o greco, se in alternativa potessero uscire un’ora prima, senza conseguenza alcuna per i risultati scolastici?
Detto questo, nel nostro articolo cercavamo di spiegare le novità (non molte) delle recenti «Intese» firmate da Ministero della pubblica istruzione e Conferenza episcopale italiana. Come ebbe a dichiarare il card. Bagnasco il giorno della firma dei nuovi accordi, lo scopo è quello di «ridefinire il profilo di qualificazione professionale dei futuri insegnanti di religione cattolica, armonizzando il percorso formativo richiesto per l’insegnamento della religione cattolica con quanto previsto, oggi, per l’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado in Italia». Allora, dire che dal 2017 per insegnare religione occorrerà almeno una laurea magistrale in scienze religiose secondo il nuovo ordinamento (3+2) e che per le maestre di classe della scuola primaria e dell’infanzia sarà necessario un «apposito master di secondo livello in scienze religiose», mi sembra che possa essere sintetizzato con una «maggiore preparazione» richiesta loro. Fermo restando che chi – come la nostra abbonata – è laureato, diplomato in scienze religiose ed insegna da 19 anni…. di esperienza e di professionalità ne ha da vendere.
Claudio Turrini