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Onu: tagli ai fondi del peacekeeping. Trump colpisce l’Africa

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite voterà oggi il budget per le missioni di peacekeeping relative al 2018. Il Consiglio di Sicurezza ha già proposto un finanziamento di 7,3 milardi, ovvero una cifra inferiore di 600 milioni rispetto a quella dell’anno scorso, con un taglio del 7,5 per cento del contributo statunitense.

Questo ridimensionamento interrompe una tendenza in corso da anni: dal 2000, infatti, le spese dell’Organizzazione sono più che quadruplicate. Nikki Haley, delegata di Washington alle Nazioni Unite, ha espresso soddisfazione per il taglio, parlando di «sprechi» e di «obblighi nei confronti dei contribuenti americani che pagano le tasse». Recentemente, sono state chiuse la missione Onu in Costa d’Avorio, mentre per la Minustah, ad Haiti, il ritiro è programmato a ottobre, e la missione in Liberia si concluderà a marzo 2018.

In Darfur, regione del Sudan dove per i difensori dei diritti umani il conflitto è ben lontano dalla fine, il Consiglio di Sicurezza ha già firmato, ieri, una risoluzione che stabilisce un taglio del 30 per cento alle truppe e al personale di polizia impiegato nella missione congiunta tra Onu e Unione Africana Unamid. Destano preoccupazione anche le situazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. In questi Paesi, se il nuovo bilancio fosse approvato, le missioni di pace subirebbero un taglio rispettivo di 93 milioni e 100 milioni di dollari.