Occhi tutti puntati sull’Assemblea generale delle Nazioni Unite dove oggi, alle 11.35 locali, le 17.35 in Italia, il presidente palestinese Abu Mazen presenterà ufficialmente al Segretario generale, Ban Ki-moon, la domanda di piena adesione all’Onu della Palestina affinché la sottoponga al Consiglio di Sicurezza. La richiesta, secondo quanto detto dall’ambasciatore palestinese all’Onu, Mansour Riyad, verrà formalmente presentata da Abu Mazen, prima del suo intervento davanti all’Assemblea. Dopo una verifica formale, il Segretario Onu la trasmetterà al Consiglio di Sicurezza. Intanto sale l’attesa nei Territori Occupati dove, fa sapere il Patriarcato latino di Gerusalemme, il discorso sarà trasmesso su schermi giganti. Ramallah, capitale provvisoria’ dell’amministrazione palestinese oggi è parata a festa. Nella centrale piazza dell’Orologio, meglio nota come piazza Arafat, si stagliano, sopra un palco, due gigantografie, Abu Mazen ed Arafat, nel mezzo una scritta Un 194′ vale a dire Palestina, 194° Stato delle nazioni Unite. Si attende che migliaia di persone affluiranno nella piazza, oggi pomeriggio, dopo le preghiere del venerdì. In una nota, a firma di Christophe Lafontaine, diffusa dal Patriarcato Latino, si tratteggiano due scenari: una richiesta di piena adesione di uno Stato di Palestina all’Onu, attraverso il Consiglio di Sicurezza, che avrebbe poche chance di concretizzarsi a causa del veto Usa, oppure, in seconda battuta, ripiegare su una richiesta all’Assemblea generale dell’Onu, dove la necessaria maggioranza dei due terzi dei 193 Paesi sarebbe già stata raggiunta, per ottenere, alla stregua della Santa Sede, il riconoscimento di Stato osservatore non membro’. Questo status garantirebbe vantaggi innegabili, come far parte di organizzazioni come Unesco, Unicef ed Oms e ricorrere, per esempio, alla Corte penale internazionale. Dal canto loro i cristiani guardano alle Nazioni Unite e sperano nella pace e nella giustizia. Il 7 settembre Abu Mazen ha incontrato i vescovi di Gerusalemme a Ramallah comunicando loro il passo della richiesta all’Onu e sei giorni dopo, i principali capi delle Chiese cristiane hanno emesso un comunicato congiunto in cui esortano ad intensificare le preghiere e gli sforzi diplomatici.D’altronde, si legge nella nota, i cristiani non rappresentano che il 2% della popolazione e non possono pretendere di avere una influenza nel processo di pace. Nonostante ciò Abu Mazen ha ricevuto i vescovi mostrando di volerli ascoltare e, manifestando il rifiuto della violenza, ha anche chiesto loro di pregare. Per timore di violenze Israele ha oggi dispiegato, e fino a domani sera, lungo la Linea Verde, 22 mila poliziotti. Livello d’allerta elevato anche per Magen David Adom, l’equivalente israeliano della Croce Rossa. Oggi a Gerusalemme la polizia ha vietato l’accesso alla Spianata delle Moschee, nella città vecchia, agli uomini di età inferiore a 50 anni. Manifestazioni sono state promosse dai palestinesi al valico di Kalandya, ingresso nord di Gerusalemme, e a Nebi Saleh, in Cisgiordania. Tensione, invece, a Gaza dove Hamas che giudica l’iniziativa di Abu Mazen pericolosa per gli interessi nazionali dei palestinesi, ha vietato ogni manifestazione. Tuttavia fonti locali parlano del tentativo, da parte di alcuni attivisti, di allestire un mega schermo nella centrale piazza Khatiba o piazza Verde.