Italia

Oltre 15mila minori scomparsi dal 1974 e mai rintracciati

Dal 1974 – anno d’istituzione della Banca dati interforze – al 31 dicembre 2014, nel nostro Paese i minori scomparsi e non ancora rintracciati sono 15.117, il 51,7% del totale delle persone scomparse. Di questi, 13.489 sono stranieri e 1.628 italiani. Fanno impressione i dati snocciolati dal commissario straordinario del governo per le persone scomparse del ministero dell’Interno, Vittorio Piscitelli. Dietro ogni numero c’è un volto, spesso un piccolo volto, con una storia di sofferenza, abbandono, paura, a volte terrore. Giovanissimi «invisibili» che pagano senza colpa un prezzo disumano, spesso senza fare notizia. Per fare chiarezza su questo fenomeno in continuo aumento, e per sapere come si articola l’impegno della struttura da lui guidata, abbiamo dato la parola al prefetto Piscitelli, che precisa: «La maggior parte di queste scomparse si risolve positivamente nel giro di pochi giorni: su 37.081 denunce presenti in banca dati dal 1974, il 64% (23.592) è stato ritrovato. Per quanto riguarda quelli che risultano ancora scomparsi, per molti di loro, pur essendo rientrati, nessuno ha mai comunicato il ritrovamento alle forze di polizia e, di conseguenza, risultano ancora tra le ‘le denunce di scomparsa’».

Prefetto, perché scompaiono tutti questi minori?

«Per diverse ragioni: 3.690 sono i minori allontanatisi volontariamente dalle proprie residenze, per la maggior parte adolescenti (14-17 anni) spesso con evidenti disagi familiari. Sono invece 330 i minori contesi, sottratti da un coniuge o da un familiare (143 italiani e 187 stranieri) all’interno di famiglie miste, spesso portati all’estero. Sono 14 le possibili vittime di reato (8 italiani e 6 stranieri). L’allontanamento da istituto o comunità rappresenta negli ultimi anni la casistica più numerosa: 6.141, di cui 5.689 stranieri e 452 italiani. In Banca dati interforze vi sono poi 4.938 denunce di scomparsa senza ‘motivazione’, anomalia ereditata dal passato quando ancora non era obbligatorio inserire il motivo dell’allontanamento».

Lei afferma che «il problema dei problemi» è costituito dai minori stranieri non accompagnati…

«Sono l’89,2%, giunti nel nostro Paese a partire dall’inizio della primavera araba e in concomitanza con i cambiamenti internazionali nell’area mediterranea, con la volontà di raggiungere altri paesi del nord Europa. Sono arrivati alla frontiera sud dell’Italia, provenienti dalle coste del nord Africa con gli sbarchi clandestini, oppure entrati clandestinamente dalla frontiera est provenienti dall’area della ex Jugoslavia. Ragazzi costretti a lasciare il proprio Paese a causa di conflitti armati, disordini, persecuzioni razziali o violazione di diritti umani, o semplicemente per sfuggire alla povertà o ricongiungersi ai propri familiari. Molti di questi sono introvabili, solo il 10% viene rintracciato».

Quali rischi corrono?

«In quanto minori, sono esposti a diversi pericoli, in particolare al rischio sfruttamento. Mossi dalla necessità di ripagare rapidamente il debito contratto dalle loro famiglie con i trafficanti che hanno organizzato il viaggio in Italia o di reperire i soldi necessari per proseguirlo verso altre mete, accettano qualunque attività a qualsiasi condizione. Il pericolo è quello di cadere vittima della tratta di esseri umani, dell’arruolamento nelle organizzazioni criminali, dello sfruttamento e del lavoro nero. Per i minori italiani il rischio maggiore è invece rappresentato dall’adescamento sul web».

Quali strategie/procedure vengono attivate, quale la loro efficacia?

«L’introduzione della legge 203/12 prevede che la denuncia di scomparsa debba essere accolta immediatamente dalle forze di polizia e che le ricerche debbano essere tempestive. Questo ha permesso di registrare negli ultimi due anni un notevole aumento dei ritrovamenti. Per prevenire invece la fuga dei minori stranieri è necessario garantire la loro identificazione e il foto-segnalamento da parte delle autorità di Pubblica sicurezza».