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Olimpiadi: la rivincita della tv, del thermos e delle domande sul senso della vita

di Umberto FolenaAllora, tutti davanti al televisore per vedere Rocca. No, non il commissario di Gigi Proietti, razza di teledipendenti coatti del tubo catodico. Neanche il Francesco commissario tecnico della nazionale Under 20, calciomani. Rocca nel senso di Giorgio, il valtellinese di Livigno, l’asso dello slalom che con la forza dei nervi distesi saltella tra i paletti come ci eravamo dimenticati si potesse fare, dai giorni fausti di Tomba nostro. Ci sono le Olimpiadi, quelle bianche. Il comitato promotore, sfoggiando la proverbiale efficienza piemontese, ha fatto nevicare pure in Toscana apposta per ricordarcelo.

Torino, con uno sforzo sovrumano, è riuscita a diventare una città divertente e colorata, piena di sorrisi e metropolitane, con le casette del villaggio degli atleti dipinte dai bambini (verdino, giallino, arancio…), mentre prima il massimo dell’allegria erano le mummie del Museo Egizio. Dunque andiamoci. Ma a vedere che cosa? Lo sci: conquistare un posto all’alba, restare lì saltellanti al gelo ingurgitando cioccolate bollenti, zabaioni tiepidi e caffè borghetti lisci per sopravvivere ingrassando come porcelli… No. Il bob: zot, manco lo vedi passare, vuoi mettere con il rallentatore in tv? No. L’hockey: uno spettacolone, l’unico problema è il dischetto: piccolissimo, impossibile capire dove sia. Si sa soltanto che si trova dove ci sono due che si menano e che è entrato in porta quando l’arbitro indica il centro. Pochino per un viaggio.

E allora? La vera disciplina alternativa è il curling, quella specie di gioco delle bocce sul ghiaccio. Vi mettete lì comodi con il thermos del tè e per merenda la crostata fatta in casa, senza fretta, e vi godete la corsa – si fa per dire – dei pietroni da venti chili sul ghiaccio con gli spazzolatori davanti. Partite d’una lentezza estenuante che ti riconciliano con l’esistenza. Hai tempo per riflettere sul senso della vita, per farti un pisolino – ti assopisci mentre l’atleta tira e ti risvegli che la boccia non è ancora arrivata – trovi sicuramente parcheggio e hai qualcosa da raccontare agli amici senza che ti interrompano dicendo: l’ho visto anch’io. E poi, se l’inverno prossimo è appena più freddino di questo, magari ci riesce di organizzare qualche partitella in Arno