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Olimpiadi: a Tokyo la squadra Rifugiati, 29 atleti da tutto il mondo. Bach (Cio), “messaggio di speranza”
A sostenere l’iniziativa anche l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). È “un messaggio di speranza al mondo”, ha spiegato il presidente Cio, Thomas Bach, e un modo per “creare consapevolezza attraverso lo sport della condizione in cui vivono oltre 80 milioni di sfollati in tutto il mondo”.
Gli atleti sono stati selezionati da un gruppo di 56 ragazzi e ragazze, provenienti da 13 Paesi diversi, che si sono allenati, grazie a borse di studio finanziate con il fondo “solidarietà olimpica”, in 12 diverse discipline: atletica, badminton, boxe, canoa, ciclismo, judo, karatè, taekwondo, tiro, nuoto, sollevamento pesi e lotta. “Congratulazioni a tutti voi”, ha detto Bach, rivolgendosi agli atleti. “A nome dell’intero Movimento olimpico dico che non vediamo l’ora di incontrarvi di persona e di vedervi gareggiare”. E ancora, “Quando sarete a finalmente a Tokyo il 23 luglio, invierete un potente messaggio di solidarietà, resilienza e speranza al mondo. Siete parte integrante della nostra comunità olimpica e vi diamo il benvenuto a braccia aperte”.
La squadra dei rifugiati sarà la seconda, dopo la Grecia, ad entrare nello stadio alla cerimonia di apertura a Tokyo. Dieci di questi atleti sono già stati parte della squadra che, per la prima volta, aveva preso parte alle olimpiadi di Rio nel 2016. Dopo Rio è nata anche la Fondazione Rifugiati Olimpici (Orf), che sostiene iniziative per i giovani in tutto il mondo.