Cultura & Società

Oggi Dalla avrebbe compiuto 80 anni. Il ricordo dell’amico Massimo Gramigni: “Grazie a lui conobbi mia moglie e da lui partì la mia carriera”

Oggi, sabato 4 marzo, il cantautore avrebbe compiuto 80 anni (era nato a Bologna nel 1943) e la conversazione con Gramigni diventa un omaggio ancora più personale per ricordare e raccontare anche attraverso aneddoti un amico, non solo un artista ma anche e soprattutto un uomo.

Gramigni, allora come andò che conobbe sua moglie?

«Facevo il tour manager in tournée con Lucio. A un certo momento mi disse: “Lascia me e vai con Ron perché ha bisogno di una mano”. Io arrivai il 16 agosto di 36 anni fa a Monopoli, terra di mia moglie, a fare un concerto in piazza Vittorio Emanuele. E in quella piazza ci sono arrivato casualmente perché all’epoca Ron viaggiava con un camper e chi lo guidava era un suo amico di Garlasco poco avvezzo alle mappe e alle piantine. Il 15 agosto eravamo a Campagna, in provincia di Salerno, e infatti lui sbagliò strada per arrivare a Monopoli. Io dormivo nel camper e quando mi svegliai mi misi alla guida del camper e arrivammo a Monopoli. Ero stanco, andai a dormire in un albergo, il Max Hotel, che era l’albergo di mia moglie. L’ho conosciuta il 16 agosto, il 21 le ho chiesto di diventare mia moglie, il 25 ottobre ci siamo sposati. C’erano sia Ron che Lucio. Ron ha fatto da testimone e Lucio è scappato ma lui era fatto così…».

Ma lei Dalla quando lo aveva conosciuto?

«Nella mia vita come in quella del mio collega Claudio Bertini Lucio ha avuto un ruolo determinante che si può riassumere in due date. Nel 1976 alla sala Eden di Grosseto Bertini organizzò il concerto di Dalla. E anche per quanto mi riguarda si può dire che da lui parte la mia carriera. Il primo concerto da professionista che ho organizzato è quello di Lucio. Era il 25 aprile del 1979 allo stadio comunale Artemio Franchi, biglietto 1500 lire. E per andar via dal palco dello stadio invaso dal pubblico sul manto erboso, 15 mila persone, siccome sono alto un metro e 99, lo misi a cavalluccio sulle mie spalle e lo portai nei camerini con il gruppo degli Stadio dietro e con Gaetano Curreri tifoso della Fiorentina che era gasato di essere allo stadio di Firenze».

Come avete fatto a diventare amici?

«Tutti i concerti fatti a Firenze e molti di quelli in Toscana li ho organizzati io. Quando Lucio veniva a Firenze per incontri e eventi, Bertini e io venivamo presentati come “Gram e Claudio gli amici d’infanzia” anche se nell’infanzia non c’eravamo mai frequentati. Quando Lucio passava da Firenze partiva la telefonata, anche se erano le 6 di mattina».

Come definirebbe Dalla?

«Sicuramente un vero intellettuale ma anche, come disse lui una volta, un “playmaker mancato” perché il basket era la sua grande passione. E poi anche scaramantico perché, ad esempio, non ha mai nè mandato né aperto un telegramma. Li strappava tutti, diceva che portavano male».

Firenze amava Lucio Dalla?

«Dalla era cittadino di Firenze che lo amava davvero, lui conosceva Firenze e l’arte fiorentina assolutamente più di noi. Buffa fu la vicenda legata al Genio fiorentino, quando lui decise di fare due spettacoli su Benvenuto Cellini. Il primo sul Ponte Vecchio, dinanzi a 200 persone, e il giorno dopo nella chiesa di santo Stefano al Ponte Vecchio, 500 persone. La cosa curiosa fu la scenografia dello spettacolo perché mi toccò andare a prendere a Firenze Sud un coccodrillo dell’artista Mimmo Paladino che lui stesso aveva realizzato in un’azienda di ceramica a Faenza. Caricai Mimmo Paladino e il coccodrillo lungo quasi 3 metri sul portabagagli della mia multipla e arrivai così al Ponte Vecchio sotto gli occhi di tutti, compresi i vigili urbani. Il coccodrillo a testa in giù legato per la coda è un simbolo degli alchimisti e Benvenuto Cellini era un alchimista».

In occasione dell’anniversario del 4 marzo è uscito un libro sulla ricerca spirituale nelle canzoni di Dalla. Quali sono le canzoni che in generale lei ama di più?

«“Anna e Marco”. Credo che sia la storia d’amore tra un uomo e una donna più bella che si possa scrivere. E poi “Futura”: a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina può dirci tante cose. In un’intervista Ron ha detto che i testi delle canzoni di Dalla, come quelli di De Andrè e di Gaber andrebbero letti a scuola. Se ascolti una canzone di Dalla a 16 anni resti sbalordito. La capacità di mettere insieme testi e musica non viene casualmente. Pensiamo a “Caruso”, un capolavoro di costruzione di musica e del testo. Ci sarà un motivo perché ai primi accordi del piano scatta l’applauso…».

A undici anni dalla sua scomparsa cosa le manca di Lucio?

«Mi manca tutto, non era solo un cantautore, sento la mancanza di un’idea, di un’ispirazione, di un suggerimento. E poi mi manca il suo altruismo. A Natale cantava a tutti i senzatetto di Bologna e li portava in trattoria, sempre la stessa, che prendeva tutta per se. Ho un ricordo. Pochi giorni prima delle elezioni, quelle dove si confrontarono Occhetto e Berlusconi, convinsi Lucio a fare una notte in radio dopo il concerto al Verdi a Firenze. Tornando in hotel, in piazza Santa Croce trovò dei senzatetto e restammo a parlare con loro sulle panchine fino alle 5 di mattina. Era capace di parlare con tutti, dal presidente della Repubblica agli ultimi. Anche questo era Lucio».