Vita Chiesa
Occultismo e magia «nuovi dei»
Se la base di partenza è simile, gli sviluppi possono essere molto diversi…
«Le sette sono organizzazioni molto strutturate, che tendono a irretire e ad annientare la persona isolandola dai suoi ambienti di vita, allontanandola spesso anche dalla famiglia. Maghi e cartomanti invece agiscono da soli, creando rapporti di dipendenza molto forti: si è arrivati, per fare un esempio, agli amuleti ricaricabili che obbligano a tornare dal mago tutti i mesi per fare il pieno di energie positive, o ai talismani divisi in due: una metà resta al mago che in questo modo può lanciare nei confronti della persona magie buone oppure maledizioni».
Un discorso a parte è quello che riguarda il satanismo.
«Giornali e televisioni purtroppo parlano di satanismo solo in occasione di fatti eclatanti, di omicidi, violenze, suicidi. Allo stesso tempo sta passando anche l’idea dell’esistenza di una stregoneria buona, che non commette reati. Il problema del satanismo invece non è nei riti più o meno scenografici di cui ogni tanto si sente parlare, ma nell’ideologia di fondo che si ritrova in tutte le sue espressioni, anche quelle apparentemente innocue. Un’ideologia che si basa sull’esaltazione della vendetta al posto del perdono, sul principio che i più forti vincono sempre sui più deboli, sul fascino del peccato».
Come si arriva al satanismo?
«Le forme di avvicinamento possono essere le più banali: gruppi rock, siti internet… Alla base spesso c’è la delusione rispetto agli ideali positivi: interessante è la storia che mi ha raccontato un ragazzo, il cui padre era stato licenziato perché si era rifiutato di commettere un’illegalità e la madre lo aveva rimproverato per il suo eccesso di onestà. Un episodio che ha fatto crollare al ragazzo tutte le sue certezze, e che l’ha portato ad avvicinarsi a una setta. In generale, direi, il satanismo nasce dalla morte della speranza e dalla scelta di mettere l’uomo al posto di Dio».
Come si risponde a questi fenomeni?
«Portando luce a chi è nel buio, alimentando la speranza. Cercando di costruire con tutti un dialogo che nasce dall’amore. Anche la Chiesa deve cercare di conoscere queste realtà, senza aver paura di condannarle ma anche mostrandosi aperta verso le singole persone, accogliendole senza giudicarle. È un compito che riguarda tutti i cristiani: vedere il vuoto e la solitudine nelle persone che ci stanno accanto, per evitare loro di riempire questo vuoto nel modo sbagliato».