Italia
Obiettori abbandonati a se stessi
Sempre meno obiettori. Il servizio civile obbligatorio «sembra scivolare sempre più in uno stato di abbandono», dice Daniele Scaglione, curatore del «Quarto rapporto». «Nel corso del 2001 sono stati avviati 60.141 obiettori rispetto ai 78.841 dell’anno precedente. Una flessione dovuta alla notevole crescita del numero di esoneri concessi a chi ne aveva fatto domanda, oltre 18 mila a fronte delle quasi 7 mila richieste del 2000». Nel triennio 1999-2001 i primi tre anni di vita della nuova legge sul servizio civile, la 230/98 la dispensa è stata concessa a quasi 80 mila ragazzi. «Nel 66,5% dei casi si è trattato di una scelta d’ufficio, nel 33,5 a seguito di domanda», prosegue Scaglione. «Tra le cause c’è il decreto del 2001 che consentiva al giovane in procinto di ottenere un posto di lavoro di evitare la perdita di tempo del servizio di leva. Ma non in tutti i casi il rapporto di lavoro si è concretizzato. Senza poi contare il presunto smarrimento delle domande di obiezione presentate dai ragazzi ai distretti militari».
Secondo i dati dell’Ufficio nazionale servizio civile (Unsc) nel 2001 7.169 giovani, qualificati come obiettori di coscienza, non hanno avuto occasione di iniziare il servizio perché le loro richieste si sono perse in qualche meandro del ministero della difesa, e non sono mai arrivate o arrivate troppo tardi all’Unsc. Al difficile rapporto con il ministero si aggiunge la questione delle quote. «Per il 2002 il numero di obiettori che possono entrare in servizio è di 65.500. Erano 85 mila nel 2001 e 70 mila nel 2000», precisa Scaglione. «Ma il vero problema è la cifra reale non quella teorica. Il criterio è sbagliato. Prima si decidono i soldi da destinare al fondo per il servizio civile e poi si calcolano gli obiettori che si possono far partire. Dovrebbe essere il contrario. Sono i reali bisogni del territorio che determinano gli stanziamenti».
Crescono gli enti. Cristina Nespoli, presidente della Cnesc, non nasconde luci e ombre. «Arrivano dati confortanti sull’interesse sempre crescente da parte di molti giovani nei confronti del servizio civile e sul dinamismo degli enti». L’Unsc ha attivato 1.749 nuove convenzioni, tra il 1° gennaio 1999 e il 31 dicembre 2001, determinando un incremento di circa 14 mila unità. «Positiva è stata anche la campagna di comunicazione avviata lo scorso 7 maggio che durerà due mesi e per la quale sono stati spesi oltre un milione e mezzo di euro».
Gli enti convenzionati per il 2002 sono 6.061 si legge nel rapporto in aumento rispetto al 2001 (5.923). Il numero dei posti di impiego sono 86.338, distribuiti per il 56% al Nord, il 25 al Centro e il 19 al Sud e nelle Isole. I primi 30 enti convenzionati hanno più di 200 posti. La Caritas Italiana offre maggiori possibilità (5.114), più giù troviamo la Confederazione nazionale Misericordie d’Italia (2.563), le Ispettorie Salesiane (900), l’Associazione Compagnia delle Opere (586), le Acli (438), il Centro sportivo italiano (303), l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (202). In totale i comuni convenzionati sono 3.877 per un totale di 26.086 posti.
Palestra di partecipazione. «Il servizio civile costituisce un’importante occasione di educazione alla cittadinanza per tutti i giovani», sottolinea Edo Patriarca, portavoce nazionale del Forum del Terzo Settore. «Una palestra di democrazia e partecipazione alla vita della propria comunità. La scuola dovrebbe far conoscere agli studenti questa opportunità». «Occorre non disperdere il patrimonio di esperienza, nel lavoro con i giovani, accumulato in decenni di attività sull’obiezione di coscienza», aggiunge Fausto Casini, vice presidente della Cnesc.