Lo stanziamento di 40 miliardi di dollari per la salute materna e infantile potrebbe essere un deciso passo verso il raggiungimento di tutti gli altri Obiettivi. Indice verso, invece, riguardo alle promesse non mantenute della maggior parte dei governi. È la valutazione, espressa oggi al SIR da Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana, in una intervista a commento del Summit Onu sugli Obiettivi del Millennio che si è chiuso ieri a New York. Effettivamente temi come la salute materno-infantile, la mortalità materna per parto e la salute dei bambini nei primi 5 anni, necessitano di uno sforzo aggiuntivo dice in un’intervista . Porre delle priorità per non disperdersi è ragionevole. Se ci si concentra sugli Obiettivi dove siamo più in ritardo, facendo uno sforzo aggiuntivo ai 107 miliardi di dollari stanziati lo scorso anno, e aggiungendo questi altri 40 miliardi, la proposta è positiva e potrebbe essere un deciso passo verso il raggiungimento di tutti gli Obiettivi. Tra gli otto Obiettivi, i migliori risultati, secondo Beccegato, vengono dal primo Obiettivo, ossia dimezzare il numero di coloro che vivono in povertà estrema: Se il trend viene confermato si dovrebbe raggiungere il 15% di persone che vivranno in povertà nel 2015. Beccegato ricorda che nel 1990 era del 46% e l’Obiettivo per il 2015 è del 23%. Ora siamo attorno al 24-25%, quindi se tutto va bene si raggiungerà il 15%. Bisogna dire precisa che l’Onu continua a puntare molto sugli Aiuti allo sviluppo (Aps), chiedendo ad ogni Paese di raggiungere entro il 2015 lo 0,7% del Pil, mantenendo le proprie promesse. Ma in questo momento solo 4 Paesi le stanno mantenendo Svezia, Lussemburgo, Danimarca e Olanda. Questi 40 miliardi di dollari in più in realtà non sarebbero aggiuntivi se tutti mantenessero le promesse. E tra chi non mantiene le promesse c’è, agli ultimi posti, l’Italia. Quando si chiede più qualità negli aiuti allo sviluppo, anziché quantità commenta Beccegato , è doveroso ricordare che secondo uno studio recente proprio l’Italia è tra i Paesi meno eccellenti nella qualità degli aiuti. Perché ha molti aiuti cosiddetti legati’, ossia con vincolo di acquisto di prodotti in Italia e in Europa, e molti casi di aiuti malgestiti, come le tonnellate di riso mandate in Thailandia Paese produttore di riso – o le partite di parmigiano in scadenza. Se nel 2009 gli aiuti italiani erano lo 0,19% del Pil, ora pare che nel 2010 sfioreranno lo 0,10%. E questa manovra finanziaria non fa intravedere nulla di nuovo.Rispetto al Summit del 2005, quando le verifiche sugli Obiettivi furono abbastanza fallimentari, a suo avviso ci sono oggi degli elementi positivi perché dal 2005 ad oggi sono successi due grandi fatti: la crisi economico-finanziaria e la crisi alimentare con l’aumento dei prezzi del cibo e le rivolte per fame. Nel 2008 si è arrivati all’aumento di 200 milioni di persone che soffrivano la fame, ora siamo ridiscesi a 925 milioni. Il trend è quindi positivo. Un aspetto negativo è però il fatto che in quest’ultimo semestre i prezzi del cibo sono tornati a salire. Se la situazione non cambia potremmo tornare in un trend di peggioramento. Bisogna quindi evitare suggerisce ogni speculazione finanziaria sul cibo, che è il vero dramma di chi soffre la fame. Bisogna mantenere le promesse, integrare gli approcci e inserirsi nei meccanismi speculativi, spesso più dannosi di altre misure.