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OBAMA: PRESIDENTE GIURA, EVOCA UN’ERA DI PACE

“L’America deve dare il suo contributo per una nuova era di pace”: lo ha detto Barack Obama, in un discorso pronunciato a Washington di fronte a oltre un milione di persone, subito dopo il giuramento da presidente degli Stati Uniti. “Sappiamo – ha affermato il primo capo di stato afroamericano della storia degli Stati Uniti – che la diversità delle nostre origini è una forza, non una debolezza. Siamo un paese di cristiani e musulmani, ebrei, indù e non credenti. Siamo stati formati da ogni lingua e cultura, giunti da ogni parte della Terra; e dal momento che abbiamo provato il sapore amaro della guerra civile e della segregazione e siamo emersi da quel capitolo oscuro più forti e più uniti, non possiamo non credere che i vecchi odio prima o poi passeranno; che le linee di divisione tribali si dissolveranno; che mentre il mondo diventa più piccolo, la nostra umanità si rivelerà appieno; e che l’America deve dare il suo contributo per una nuova era di pace”. Nel discorso, pronunciato alla folla riunita sul ‘National Mall’, tra il Campidoglio e il ‘Lincoln Memorial’, Obama ha anche fatto riferimento al “mondo musulmano”, sottolineando la necessità di un rapporto fondato sul “reciproco interesse e il reciproco rispetto”.Il valore della “libertà” americana, capace di superare le ingiustizie della segregazione e di portare alla presidenza degli Stati Uniti un afroamericano, è stato uno dei temi centrali del discorso pronunciato da Barack Obama dopo il giuramento. “E’ questo – ha detto il presidente di fronte alla folla del ‘National Mall’ di Washington – il significato della nostra libertà e del nostro credo: uomini, donne e bambini di ogni razza e fede possono festeggiare insieme in questo grandioso viale, e un uomo il cui padre meno di 60 anni fa non avrebbe potuto entrare in un ristorante del posto può esser qui di fronte a voi per prestare questo sacro giuramento”. Secondo Obama, la storia americana è stata mossa da “una forza tranquilla di progresso” e dai “valori del lavoro duro, del coraggio, dell’onestà, della tolleranza, della lealtà e del patriottismo”. Proprio su questi valori gli Stati Uniti dovrebbero affrontare la “crisi” attuale. Il nuovo presidente ha ricordato le guerre in corso in Iraq e Afghanistan, ma si è soffermato soprattutto sulle difficoltà di un’economia “molto indebolita a causa dell’avidità e dell’irresponsabilità di alcuni”. In riferimento ai guasti della crisi originata dai mutui ‘ad alto rischio’, Obama ha promesso “un’azione coraggiosa e decisa” che attraverso un ampio programma di lavori pubblici consenta “non solo di creare nuovi posti di lavoro ma anche di porre nuove basi per la crescita”. Come in altri suoi discorsi, il presidente ha detto che gli americani “hanno preferito la speranza alla paura”; è questo, nella concezione di Obama, il passaggio cruciale perché gli Stati Uniti tornino a esercitare un ruolo guida nel mondo. Dopo gli otto anni di George Bush, un capo di stato che ha proposto una teoria del tutto personale del legame tra “ideali” e “sicurezza”, il presidente afroamericano è sembrato chiedere un superamento degli egoismi nazionali. “A tutte le popolazioni e ai governi che oggi ci stanno guardando – ha detto Obama – dalle grandi capitali al piccolo villaggio dove nacque mio padre: sappiate che l’America è amica di ogni paese, di ogni uomo, donna o bambino che vuole un futuro di pace e dignità e che siamo di nuovo pronti ad assumere la guida”. Prima dell’inizio della cerimonia di Washington, da molte parti del mondo erano giunti messaggi di fiducia nei confronti di Obama. In una lettera inviata dal Sudafrica, l’eroe della lotta contro l’apartheid ed ex-capo di stato Nelson Mandela ha definito il nuovo presidente americano “una nuova voce di speranza” e la giornata di oggi “un momento davvero storico” per gli Stati Uniti e il mondo intero.