di Vittorio VannucciSono passati 41 anni dall’apertura della prima casa famiglia Oami (Opera assistenza malati impediti) a Piandiscò (Ar). L’attività dell’ente morale fondato nel 1960 da mons. Enrico Nardi, si è fatta testimonianza vivente di accoglienza cristiana: tanti i disabili che vivono nelle case-famiglia presenti in Italia e all’estero. La nascita a Prato del terzo centro Oami, situato in via Bonfiglioli, è – in ordine di tempo – l’ultimo tassello dell’opera messa in piedi dai fondatori e dai volontari dell’associazione.Intitolata ai coniugi Margherita e Giuseppe Bandera, benefattori dell’Oami, la nuova struttura sarà inaugurata giovedì 15 settembre alle ore 16, alla presenza di molte autorità civili e religiose della Toscana: interverranno, tra gli altri, il vescovo di Pistoia, mons. Simone Scatizzi, assistente ecclesiastico nazionale dell’Oami, e il vescovo di Prato mons. Gastone Simoni. Seguirà il saluto dei rappresentanti del Comune. Nell’edificio sono disponibili circa 20 posti letto, ma nei pressi è stata realizzata una palazzina distaccata, dove accogliere le famiglie dei disabili. Il progetto della casa di via Bonfiglioli a Galcetello è nato l’11 febbraio 1995, per espressa volontà di Margherita Bandera, che ha destinato per testamento un’ingente somma ai fini della costruzione del centro. Cinque anni fa, nel 2000, l’inizio dei lavori. Anna Maria Maggi, fondatrice dell’associazione assieme a don Nardi, spiega così il significato del servizio prestato dai volontari Oami, che nel caso specifico di casa Bandera si appoggeranno ad una cooperativa di operatori sociali: «Lo spirito dell’Oami è quello di ricreare per i disabili un ambiente familiare, coinvolgendoli in attività che possano valorizzare ogni singola persona». Resta comunque centrale il lavoro che gli operatori sociali riusciranno a sviluppare di concerto con le famiglie di coloro che saranno ospitati nella casa. A tal proposito, la Maggi sottolinea: «Quando abbiamo proceduto alla costruzione dell’edificio, abbiamo pensato ad una zona appositamente riservata alle famiglie: qui potranno essere sostenute. I genitori dei nostri ospiti avranno libero accesso alla palazzina». Anche il fiesolano mons. Enrico Nardi, sempre lucido alla veneranda età di 89 anni, esprime contentezza per la nascita della terza opera dell’Oami a Prato: «La prima casa pratese, denominata “Jada”, ha visto la luce nel 1983. Poi nel 1990 è arrivata casa Simone. Adesso la nostra famiglia ha la gioia di crescere nuovamente». Tante le persone che mons. Nardi vorrebbe ringraziare per la realizzazione del centro. A partire dai numerosi e pressoché sconosciuti benefattori che hanno fatto provenire il loro generoso contributo dalle parrocchie della città: «Il nostro ente si sviluppa attraverso lasciti, donazioni, offerte. Colgo qui l’occasione per dire grazie a tutte le persone di buon cuore, che hanno sostenuto le iniziative dell’Oami anche con una piccola offerta. I nostri soci – continua don Nardi – spesso effettuano delle raccolte in giro per le parrocchie della Toscana e l’attenzione nei nostri confronti è sempre alta».L’Oami realizza case famiglie per giovani e adulti non autosufficienti, per coniugi e anziani soli non autosufficienti, per piccolissimi con handicap psicofisico di grave entità, per adolescenti con gravi disturbi del comportamento.Per informazioni rivolgersi alla sede nazionale dell’Oami, mons. Enrico Nardi e dottoressa Anna Maria Maggi, via del Ghirlandaio, 56, 50121 Firenze. Telefono: 055/677250. Per offrire un sostegno economico: cc/p 22690507- sede Oami, oppure cc/b bnl 7551 – sede Oami.