Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Nuovo look per il «leone rampante» di Cortona

Ampia variazione sul tema del «Leone rampante», simbolo di Cortona, immagine presente quale identificazione della città nei gonfaloni e nelle cerimonie solenni. Nella nuova elaborazione, realizzata dall’architetto Renato Floris, rimangono invariati alcuni elementi fondanti come la centralità del leone alato che protegge il libro aperto, testimone delle regole della comunità, integrato con il logotipo «Comune di Cortona», esteso verticalmente od orizzontalmente in varie declinazioni che andranno a caratterizzare i vari settori di intervento dell’amministrazione comunale. L’equilibrio geometrico viene garantito dalla naturale introduzione della collina cortonese sulla quale poggia lo storico leone.L’adozione del Leone alato di San Maro come simbolo della Città risale al 25 aprile 1261, quando, dopo una sfortunata lotta con Arezzo, gli esuli cortonesi poterono rientrare in città sotto la guida di Uguccio Casali. Da allora nello stemma del libero Comune di Cortona figurò il leone di San Marco in luogo della precedente immagine dell’antico patrono San Michele.Alla fine di quel secolo il Leone di San Marco era stato ormai recepito nei sigilli della magistratura, delle corporazioni e delle autorità. Tuttora la scritta «Sis tutor Marce evangelista» troneggia nell’alto scanno della sala consiliare, mentre l’augurio «Pax tibi Marce evangelista meus» si legge sul lato anteriore del grande tavolo intagliato nell’ufficio del sindaco.Solitamente il leone veniva rappresentato in maestà: nell’insieme, le ali aperte, l’augurio evangelico scritto in ampi caratteri latini nelle pagine del libro, la zampa artigliata che lo reggeva, l’aureola, la testa con la criniera fluente conferivano al Leone di San Marco una dignità solenne e maestosa. Nel corso dei secoli la figura originale è stata più volte soggetta a modifiche. Si nota, ad esempio, che il leone stante o rampante poggiava raramente sull’acqua o sulla terraferma, il più delle volte era con le zampe posteriori nel mare e con quelle anteriori sulla terraferma e spesso ancora con una zampa sul monte. In altre epoche, il leone alato, armato di spada, era munito di un libro sul quale, in tempo di pace, si poteva leggere «Pax tibi Marce evangelista meus»; un libro che veniva minacciosamente chiuso quando la spada si arrossava di sangue guerriero.