Italia
Nuovo governo, le attese della Toscana
Sono solo tre i politici toscani del quarto governo Berlusconi. Tre su 60 membri, compreso il presidente del consiglio e il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta. 21 sono infatti i ministri, di cui 12 con portafoglio e 9 senza. 37 i sottosegretari nominati dal consiglio dei ministri del 12 maggio (oltre a Letta, che era stato nominato subito). Ma tutti e tre i toscani hanno incarichi di rilievo. In particolare Altero Matteoli, 68 anni, di Cecina (Li), esponente di spicco di An, al quale va l’importante ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Nel II e III governo Berlusconi aveva già occupato il dicastero dell’Ambiente. A Sandro Bondi, 49 anni, di Fivizzano (Ms), già coordinatore di Forza Italia, è andato invece un altro ministero particolarmente importante per la Toscana, quello per i Beni culturali. Paolo Bonaiuti, 58 anni, fiorentino, già portavoce nazionale di Forza Italia è di nuovo sottosegretario alla presidenza come nel secondo e terzo governo Berlusconi, questa volta con la delega per l’editoria.
di Simone Pitossi
La Toscana ha davvero un peso notevole nel nuovo esecutivo scelto da Silvio Berlusconi. Parola di Alberto Magnolfi, da meno di un mese nuovo presidente del gruppo Forza Italia-Pdl in Consiglio regionale. «È importante sottolineare spiega la presenza qualificata della nostra regione nel Governo nazionale. Due dicasteri fondamentali per la Toscana sono stati affidati a esponenti toscani di primo piano: Altero Matteoli alle Infrastrutture, Sandro Bondi ai Beni culturali. Temi strettamente legati al nostro territorio: il primo per la situazione di emergenza del sistema infrastrutturale, il secondo perché affonda le radici nella profonda identità culturale della nostra regione. Infine, anche se non legato all’esecutivo, vorrei osservare il ruolo di coordinatore nazionale del Pdl che in questo momento politico è stato affidato a Denis Verdini, nostro coordinatore regionale. Insomma la Toscana è ben rappresentata a livello nazionale».
Che cosa deve aspettarsi la Toscana dal nuovo governo?
«C’è un dato paradossale. La nostra regione è stata trattata sempre in modo marginale dai precedenti governi di sinistra, pur costituendo un bacino di voti notevole. Tutto ciò deve cambiare. In testa alle priorità ci sono le infrastrutture: in questo settore la Toscana sconta un grave ritardo dovuto allo scontro ideologico degli anni passati».
E poi?
«In secondo luogo c’è l’esigenza di far ripartire il modello di sviluppo toscano investito dai rivoluzionamenti dell’economia globale. In particolare il settore tessile e della moda sono i più in crisi. Se vogliamo che questa stagnazione economica, come evidenziato anche dai rapporti Irpet, non diventi un vero e proprio declino dobbiamo dare rinnovata attenzione ai distretti intesi come specificità locali. Collegata a questa stagnazione economica c’è, secondo me, la stagnazione socio-politica: un vero e proprio ricambio politico non c’è da oltre 50 anni e questo non favorisce l’innovazione ma le posizioni di rendita. Senza considerare le troppe società a capitale pubblico che determinano situazioni di scarsa concorrenza».
La Toscana nei confronti del precedente governo Berlusconi ha stabilito un record: 39 ricorsi alla Corte costituzionale. Crede che cambierà qualcosa?
«Mi auguro che il presidente Martini e la giunta sappiano cogliere le novità e le aperture sottolineate anche dal Presidente del Consiglio nel discorso alla Camera. È necessario introdurre nuovi elementi di dialogo, nonostante le diversità di posizioni, evitando i toni da guerriglia degli anni scorsi che avevano una base solo nel pregiudizio politico».
Che cosa pensa della scomparsa del ministero della famiglia «declassata» al sottosegretario Giovanardi?
«Credo che non dobbiamo stare dietro al dato nominalistico. Si può creare un ministero ad hoc e poi fare cose contrarie alla famiglia. Invece l’esecutivo Berlusconi ha i diritti della famiglia e della persona al centro del proprio programma. Tra i primi atti del governo ci sono provvedimenti che hanno ricadute positive per le famiglie: l’alleggerimento fiscale con l’abolizione dell’Ici, la detassazione degli straordinari, l’attenzione al cosiddetto quoziente familiare. E poi c’è il forte impegno sui temi etici che ci vede protagonisti nel sostenere quei valori laici che hanno un fondamento nella tradizione cristiana del nostro paese».
di Claudio Turrini
«Credo che il governo debba confermare e mantenere gli impegni sulle grandi infrastrutture senza equivoci. Da parte nostra ci apriremo al confronto come abbiamo fatto con i precedenti governi. La presenza di due ministri toscani può comunque consentirci di affrontare meglio le questioni aperte». Gianni Salvadori, assessore regionale alle politiche sociali, è pronto al dialogo con il nuovo esecutivo, ma con delle richieste ben precise. Non ci sono solo autostrade e ferrovie da realizzare, ci sono anche le politiche sociali. «Prima di tutto ci spiega il settore della non autosufficienza. È necessario un percorso per definire livelli essenziali di assistenza agli anziani non autosufficienti che siano poi adeguatamente finanziati. E deve essere mantenuto l’impegno che il governo Prodi in attesa dei livelli essenziali aveva assunto con le regioni di finanziare il fondo per la non autosuffcienza previsto in Finanziaria con 1 miliardo per il 2009 e 1 miliardo e mezzo per il 2010».
È di questi giorni la presentazione di uno studio dell’Irpet sull’immigrazione in Toscana. Su questo fronte cosa vi aspettate dal governo?
«La questione migranti non è solo una questione di ordine pubblico. Certo, la sicurezza è un tema essenziale per la vita civile. Ma per persone che arrivano da fuori d’Italia, e che hanno un gap significativo per la lingua, le conoscenze del nostro sistema, la scuola… c’è bisogno di un sostegno finalizzato. Non di buonismo inefficace, ma di un intervento finalizzato a costruire cittadinanza in maniera vera».
I primi segnali del governo vanno più in direzione della fermezza verso l’immigrazione clandestina.
«La necessità di non far arrivare in Italia persone che hanno connivenze con la delinquenza è assolutamente giustificata. Contemporaneamente bisogna però tener conto che le nostre imprese, le nostre famiglie, hanno bisogno di queste persone, altrimenti interi settori della nostra economia toscana andrebbero in grande difficoltà».
Ma se il governo vi chiedesse di aprire un Centro di permanenza temporanea in Toscana cosa rispondereste?
«Appena il governo vorrà aprire un confronto sulle misure per combattere la clandestinità sono disponibile. Però dobbiamo domandarci se sono da considerare clandestini tutte le persone irregolari. La irregolarità deriva sostanzialmente dal fatto che queste persone non possono avere un rapporto di lavoro ufficiale, per il rispetto del sistema delle quote e dei flussi. È un circolo vizioso che impedisce loro di essere regolari. Vi sono delinquenti che vanno combattuti, ma vi sono tanti lavoratori che devono essere regolarizzati come chiedono i loro stessi datori di lavoro. I 740 mila irregolari, emergono perché i loro datori di lavoro hanno chiesto la regolarizzazione. Sono persone che già lavorano qua e dei quali non riusciremmo a farne a meno».
Il suo assessorato ha dato sostegno alle richieste del Forum a favore della famiglia. Su questo fronte quali sono le attese?
«È un segnale non buono e contraddittorio rispetto alle dichiarazioni fatte dagli esponenti della maggioranza in campagna elettorale. Ma non è il solo: anche la scomparsa del ministero per la sanità e per gli affari sociali non è un segnale positivo».