Cultura & Società
“Novelle orientali” di Marguerite Yourcenar lette da Serra Yilmaz
Al Teatro Goldoni di Firenze domani venerdì 12 maggio p.v. ore 20.30 una serata da non perdere.
Vanno in scena le celebri Novelle orientali, edite a Parigi nel 1938, dalla scrittrice franco-belga Marguerite Yourcenar, prima donna ad essere eletta alla prestigiosa Académie française.
A leggere i testi, con la sua voce inconfondibile, Serra Yilmaz, attrice prediletta del regista turco Ferzan Özpetek, che ci trasporta in un viaggio dall’Oriente all’India, dalla Cina al Giappone, passando per i Balcani e senza tralasciare l’amata Grecia. Sono racconti struggenti, a volte con un finale tragico, in cui si ritovano anche figure mitologiche e fiabesche. Una lettura che affronta il vasto mondo dei sentimenti umani e le loro sfaccettature.
La scrittura raffinata e piena di sentimento di Marguerite Yourcenar assume un’aura da favola,con apologhi taoisti della vecchia Cina presenti in Come Wang-Fô fu salvato, i miti indù in Kali decapitata, … il Giappone tratto dal celebre romanzo Genji monogatari, scritto dalla poetessa Murasaki Shikibu nell’XI secolo, che rivive nel racconto della Yourcenar L’ultimo amore del principe Genji, il mio preferito perché tratta di un tema che affligge le persone nella vecchiaia: la nostalgia del tempo passato. Ammiro il personaggio della “dama del villaggio dei fiori che cascano”, concubina amata in gioventù dal principe e seppure lui non la ama più, lei lo assiste, nella sua cecità e malattia, fino alla morte.
Siamo in una dimensione senza tempo, che rende alcune storie ancora attuali e intrise di saggezza.
Le Novelle orientali sono diventate un’opera teatrale, prodotta da Bam Teatro ed accolta a Firenze, presso il Teatro Goldoni che, dallo scorso anno, è la sede del Teatro delle donne, nell’anniversario dei trent’anni di attività (055 2776393) Questo teatro è un punto di riferimento tra i più qualificati della drammaturgia contemporanea, attraverso spettacoli e performances di un teatro pensato, scritto e realizzato dalle donne.
I testi sono tratti dalla traduzione italiana della poetessa Maria Luisa Spaziani, pubblicata nel 1983 a Milano dalla Rizzoli, che è basata sull’edizione definitiva, edita da Gallimard nel 1978.
La scrittrice franco-belga nella sua biografia Ad occhi aperti. Conversazioni con Matthieu Galey, pubblicata da Bompiani nel 1982 così descrive la sua opera:
“Novelle orientali è un insieme di racconti sull’Estremo Oriente (Come Wang-Fô fu salvato), (L’ultimo amore del principe Genji) o indù (Kali decapitata) che è, forse, il meno riuscito della raccolta, ma anche di alcune novelle che si svolgono in Grecia e nei Balcani. Nel libro, dunque, l’Asia propriamente detta si ricongiunge con il Medio Oriente.
Il titolo è un po’ ambiguo: senza dubbio devo aver pensato alle Novelle occidentali di Gobineau; ma la Grecia e i Balcani, almeno nel XVIII o nel XIX secolo, sono anch’essi già Oriente. Per Delacroix, per Byron, in effetti i Balcani risentono di essere stati per lungo tempo terra islamica. Il libro è stato scritto durante gli anni in cui andavo di frequente in Grecia, passando spesso per la strada dei Balcani. I racconti balcanici traggono la loro origine dalle mie tappe in quei paesi. Mentre invece Wang-Fô e Il principe Genji sono una prova della grande passione per le letterature cinese e giapponese. Wang-Fô è una specie di favola taoista, non sono io che l’ho inventata. Evidentemente, però, si ritocca sempre qualcosa, e L’ultimo amore del principe Genji è uno sforzo per cercare di capire il significato di quella pagina lasciata bianca nel romanzo di Murasaki, dal titolo così semplice: Sparizione tra le nubi. È la morte di Genji. Noi abbiamo appreso che si era ritirato in un monastero, ma in seguito, salvo questo titolo, non sappiamo più nulla di lui. Allora mi sono posta il compito di immaginare ciò che può essere accaduto. Quelle che seguono sono mie considerazioni piuttosto sconnesse sul libro, “gettate” lì sul foglio, che condivido con voi…” Marguerite Yourcenar
Ho letto le Novelle orientali, nell’edizione francese di Gallimard del 1963, prima dell’ultima revisione nel 1978 da parte della Yourcenar, ne sono rimasta affascinata.
In questa che è la seconda edizione fu soppresso un racconto che compare nella prima del 1938: Les Emmurés du Kremlin, la cui storia ha le origini da una leggenda slava, che ricorda anche la storia dei sette santi di Efeso. La causa della decisione editoriale è specificata dalla scrittrice nel post-scriptum dell’edizione Gallimard del 1963, dove si legge:
“Un autre conte, Les Emmurés du Kremlin, tentative très ancienne de réinterpréter à la moderne une vieille légende slsve, a été supprimé comme décidément trop mal venu pour mériter des retouches”. Si potrebbe ipotizzare che la causa della cancellazione del racconto slavo sia stato anche in parte dovuto al messaggio sociale, che non risulta appropriato nel 1963.
Una considerazione personale sulle Novelle orientali, amo particolarmente i racconti e questo testo, scritto mirabilmente, lo consiglio a chi è alla ricerca di stimoli e spunti per la riflessione, non vedo l’ora di ascoltarlo nella lettura di Serra Ylmaz, che ci farà sognare di tornare bambini, cui la mamma prima di addormentarsi legge una favola.
All’attrice, che stimo molto, entrambe ammiriamo la scrittrice franco-belga e siamo socie del Centro Antinoo – Marguerite Yourcenar di Roma, fondato dall’infaticabile vice-presidente Laura Monachesi, faccio presente alcune considerazioni, nate dalle mie ricerche, in quanto sono studiosa appassionata di Marguerite.
L’opera Fuochi pubblicata a Parigi presso Grasset nel 1936, è ispirata dall’infatuazione della trentaduenne Marguerite Yourcenar per il collaboratore della casa editrice André Fraigneau, omosessuale, che respinge le sue “avances” e la considera solo un’eccellente scrittrice, ben altra invece è la storia della genesi delle Novelle orientali, ma procediamo con ordine.
La scrittrice nella prefazione del volume Fuochi scrive che: “Nato da una crisi passionale si presenta come una raccolta di poesie d’amore o, se si preferisce, come una serie di prose liriche collegate fra loro sulla base di una certa nozione dell’amore. […] L’amore totale, imponendosi alla vittima come malattia e insieme come vocazione, è da sempre una realtà dell’esperienza”.
Fraigneau l’ha fatta soffrire, ma fra loro come fra vittima e carnefice c’è un rapporto di accettazione incondizionata: “Io ti amo come una folle”. La delusione per un rapporto desiderato, ma non consumato, dato il rifiuto di André, che le ha trasmesso solo immenso dolore le fa scrivere nella prima pagina di “Fuochi”: “C’è fra noi qualcosa che è meglio dell’amore: è una complicità”.
Il libro presenta la dedica “A Hermès” richiamando il mitologico messaggero degli dei, che è l’appellativo da lei dato a Fraigneau. Ma il curatore delle pubblicazioni presso Gallimard, con il deliberato intento di allontanarla, le presenta un uomo che sarà molto importante nella sua vita: l’amico Andréas Embiríkos. Lui è un poeta e prosatore greco, nonché psicanalista e fotografo, amante dei viaggi proprio come la giovane scrittrice.
Si crea un rapporto triangolare di Marguerite con i due André, ma lei frequenterà sempre più l’affascinante eterosessuale greco, figlio di un armatore che noleggia una nave e la porta in giro per tutto il Mediterraneo, dalla Grecia alle Cicladi ed altre innumerevoli isole, fino alla Turchia al Bosforo e Costantinopoli. Sono anni di “Resurrezione”, dopo la dolorosa storia con Fraigneau. Il poeta greco è la sua medicina, le raccomanda di mettere in forma scritta le sue passioni, l’amore travolgente non corrisposto, le delusioni e il grande dolore: è la genesi di Fuochi. Se Andréas cerca “una musa, lei ha bisogno di un amico aperto e sensibile alle malattie dell’anima, che vi aiuti a guarire a ripassare dall’altra parte dello specchio”, come scrive Michéle Sarde nella biografia Vous Marguerite Yourcenar. La passion et ses masques e aggiunge rivolgendosi alla scrittrice: “Voi avete bisogno di uno psichiatra come di un amante”.
Lei sarà sempre riconoscente al compagno di viaggi nell’azzurro Mediterraneo, cui dedica le Novelle orientali, mettendo per iscritto nome e cognome, da lei francesizzati, non usa soprannomi: “A André L. Embirícos”.
Il 26 settembre 1975, avendo appreso della morte dell’amico poeta compagno della giovinezza, invia una lunga lettera allo scrittore greco Nicolas Calas, che le ha comunicato il decesso, in essa c’è un punto focale:
“Il emporte avec lui une bonne parte de notre vie passée dont il était inséparable.
Je l’amais beaucoup”.