Lucca
Nora Spirale: Baccelli indignato per l’atteggiamento della proprietà che ribadisce di voler chiudere. La vertenza continua
Il destino dei 42 dipendenti della Nora Spirale sembra segnato: a 4 non verrà rinnovato il contratto, gli altri 38 saranno licenziati. La richiesta della Regione di ritirare i licenziamenti è stata respinta dall’azienda che si sta mostrando incerta anche sulla richiesta di cassa integrazione straordinaria. Duro colpo al tessuto sociale e produttivo della lucchesia e, soprattutto, alle famiglie coinvolte in questa operazione. Spirale group, approfittando del denaro pubblico della Provincia autonoma di Trento, sposterà la produzione che fino ad oggi avveniva a Monsagrati nella sede centrale a Cinte Tesino.
All’incontro in Regione a Firenze, del 26 novembre, oltre al ceo (amministratore delegato) di Spirale group Andrea Macasso accompagnato da un legale, c’erano: il consigliere per il lavoro del presidente Enrico Rossi, Gianfranco Simoncini, il sindaco di Pescaglia Andrea Bonfanti, il consigliere regionale Stefano Baccelli, e vari rappresentanti della Provincia e del Comune di Lucca e di Confindustria. L’azienda, come detto, ha ribadito che non ci sono le condizioni per ritirare la procedura di licenziamento e la conferma dei posti di lavoro perché il sito di Monsagrati deve essere chiuso, pur confermando la propria disponibilità a ricollocare almeno 15 lavoratori presso lo stabilimento in Provincia di Trento. Sempre l’azienda non ha fatto sapere se accoglierà o meno la richiesta di cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività.
In attesa delle decisioni dell’azienda e di un eventuale nuovo incontro, il consigliere del presidente Rossi, Simoncini, ha spiegato che l’auspicio, in questa fase, è che «possa essere accolta la richiesta di cassa integrazione, in modo da avere un anno di tempo per studiare, con politiche attive da parte della Regione e con l’intervento di eventuali nuovi imprenditori, ipotesi di nuova reindustrializzazione dell’area dove sorge l’attuale stabilimento».
Il consigliere regionale Stefano Baccelli è indignato: «Trovo inaccettabile l’indisponibilità dimostrata da parte dell’azienda al ritiro dei licenziamenti, fatto che abbiamo sollecitato in modo forte a tutti i livelli istituzionali. Troverei addirittura vessatorio nei confronti di lavoratrici e lavoratori della comunità di Pescaglia e del nostro territorio e delle stesse istituzioni, un ulteriore eventuale indisponibilità dell’azienda a contribuire per l’attivazione della cassa integrazione in deroga. Sarebbe, quest’ultima, un’opportunità fondamentale per dare ai dipendenti dodici mesi di ossigeno sotto il profilo economico, nonché uno strumento assolutamente necessario per poter attivare percorsi di reindustrializzazione e progetti di politiche attive del lavoro, quelli che la Regione ha già dichiarato di esser pronta a mettere in campo. Una situazione, quindi, sempre più delicata e complessa ma che proseguiremo a seguire con la massima attenzione perché lavoratrici e lavoratori non devono in alcun modo essere lasciati soli in questo frangente così complicato».
Il tempo passa, c’è attesa di capire se il Governo farà qualche passo. Considerate le richieste dei sindacati nazionali di aprire un tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico, dovrebbe pronunciarsi. C’è pure da settimane una interrogazione parlamentare in merito che giace senza risposte. Intanto la vertenza continua e in molti si stanno adoperando per trovare una soluzione.