Caro Direttore,ho 28 anni e da sempre tento di improntare la mia vita al messaggio cristiano. Tuttavia, in vista delle prossime elezioni politiche, vivo un disagio che mi procura una forte lacerazione: è da cristiani responsabili rinunciare al diritto di voto e disertare le urne, abdicando di fatto al proprio impegno civile? Io non mi riconosco in totale simmetria con alcuna formazione politica e pertanto non me la sento di delegare a una classe dirigente per la quale non nutro una convinta fiducia. Esistono attenuanti per la mia decisione? Un cattolico che non vota ha qualcosa da rimproverarsi sul piano della sua coerenza di fede?Francesco R.ArezzoLa tua lettera, caro Francesco, è indice di un fastidio crescente che questa campagna elettorale, gridata e scomposta, sta determinando in tante persone anche del nostro mondo e che può portare, come nel tuo caso, alla decisione di non andare a votare.Il motivo che viene addotto da molti è che non si ritrovano appieno in nessuna delle due coalizioni. Dal momento infatti che le forze che le compongono si rifanno a visioni politico-ideali diverse, e molto spesso contrapposte, ci si chiede, al di là delle dichiarazioni di concordia elettorale, quali di queste forze condizioneranno o determineranno l’azione politica, una volta al governo. Scendendo al concreto: nell’Unione che peso avranno Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Rosa nel pugno e nel Polo la Lega o i gruppi che fanno riferimento alla Mussolini? Sono domande, lecite, che l’elettore si pone, anche in base all’esperienza di questi cinque anni, che non trovano però risposte. In fondo siamo invitati a votare a scatola chiusa, data anche la genericità dei programmi.Le attenuanti per l’astensione, quindi, ci sono. Eppure, nonostante tutto, credo sia importante, soprattutto per un giovane, andare a votare e non per un dovere astratto, ma per dare spazio a quelle forze politiche che danno maggiori garanzie e che sono presenti bisogna riconoscerlo in ambedue gli schieramenti. Questo mi sembra particolarmente importante per un elettore cattolico che pensi che alcuni valori vadano tutelati e promossi anche a livello socio-politico. E qui la nuova legge elettorale, che ha molti limiti e il più notevole e grave è l’abolizione della preferenza, dà una mano. Infatti si sceglie sì la coalizione, ma poi al suo interno si vota per uno dei tanti partiti che la compongono. Questo fa emergere con chiarezza l’effettiva consistenza delle singole liste e ne determina almeno così dovrebbe essere il peso nell’azione di governo. E non sarà poca cosa: in questi tempi infatti sembra che il peso politico, anche all’interno della coalizione di appartenenza, sia determinato non dall’effettiva forza elettorale, ma dallo strillare di più, spararle più grosse, conquistare con ogni mezzo visibilità. Basta pensare ma non sono i soli a Pannella e a Calderoli.