Toscana
Non autosufficienza, rapporto Cisl-Fnp. Scotti: «Dopo 10 anni alla legge regionale serve un tagliando»
In una scala tra 0 e 1 (dove 1 rappresenta il risultato migliore),quella della Valdichiana Aretina è la zona-distretto toscana con la maggiore capacità di presa in carico delle persone anziane non autosufficienti, arrivando ad un punteggio di 0,62, seguita da Alta Valdelsa (0,61) e Valdarno Inferiore (0,6); bene anche Amiata Senese-Val d’Orcia,Colline Metallifere, Mugello, Senese (tutte a 0,58) e Valle del Serchio (0,57). La zona meno performante è quella Livornese (0,36), mentre poco meglio fanno Apuane eColline dell’Albegna (entrambe 0,4). Poco sopra la zona Fiorentina (0,42), che però è tra quelle che migliora di più rispetto a due anni fa (era a 0,3).
Sono alcuni dei risultati dell’attività di monitoraggio, in 23 zone-distretto della Toscana, sull’attuazione della Legge regionale sulla non autosufficienza, realizzata dalla Fnp-Cisl Toscana in collaborazione con la Fondazione Zancan che è arrivata quest’anno alla quarta edizione. La ricerca è stata presentata stamani a Firenze dalle due coordinatrici, Elena Innocenti e Miriam Batà, nel corso di un incontro nella sede della Cisl Toscana a cui hanno preso parte l’assessore regionale alla sanità e welfare Stefania Saccardi, il segretario generale nazionale della Fnp Ermenegildo Bonfanti, Sergio Chienni presidente della Conferenza dei sindaci del Valdarno, Andrea Francalanci direttore Società della salute Firenze, Giuseppe Gugliotti presidente della Società della salute senese, Francesca Ricci della Segreteria Cisl Toscana, Mauro Scotti segretario generale Fnp Toscana, Tiziano Vecchiato, direttore Fondazione Zancan.
La ricerca valuta anche le variazioni nel ranking 2017 rispetto al 2015 e mentre 7 zone migliorano (Firenze e Fiorentina Nord-Ovest, Valdichiana Aretina, Colline Metallifere, Valle del Serchio, Alta Val di Cecina, Casentino, le altre 16 peggiorano le proprie performance.
«La Toscana – dice il segretario generale della Fnp-Cisl Toscana, Mauro Scotti -è tra le regioni migliori, abbiamo una legge e stanziamenti regolari, ma i non autosufficienti aumentano e l’intervento è ancora parziale e insufficiente. Serve certamente una legge nazionale che garantisca omogeneità e risorse, come prevede la proposta di legge presentata dai sindacati pensionati nazionali di Cgil, Cisl e Uil, ma possiamo migliorare anche nella nostra regione. Come ? Intanto destinando più risorse e facendo crescere e organizzando meglio l’assistenza domiciliare, con percorsi di sostegno per le famiglie, su cui grava ancora gran parte del peso: solo il 19% dei quasi 80mila non autosufficienti toscani è accolto in RSA, agli altri pensano per lo più le famiglie. Va potenziata la domiciliarità, perché costa di meno (e quindi può offrire risposte a più persone), è più efficace e lascia integre le famiglie. E poi va garantita più omogeneità in Toscana: troppe volte, pur nella stessa regione, si hanno risposte molto diverse a seconda di dove si vive».
La ricerca evidenzia tra l’altro che rispetto al 2015 è diminito il numero dei punti insieme sul territorio: ce n’era uno ogni 1794 abitanti over75, ora siamo scesi a 1 ogni 2mila. E la loro distribuzione si conferma indifferente rispetto al numero di anziani, seguendo piuttosto una logica amministrativa: la zona Valdichiana e la Valle del Serchio contano entrambe circa 9mila abitanti over 75, ma mentre nella prima i punti insieme sono 3 (a fronte di 6 comuni), nella seconda sono 9 (a fronte di 19 comuni).
Stesso andamento per la copertura oraria dei punti insieme (scesa da 7 ore medie a settimana a 6,5): Firenze garantisce lo stesso numero di ore (80) delle aree Empolese e Pratese, pur avendo più del doppio di abitanti over75.
Il sistema insomma mostra limiti di autoreferenzialità, rispondendo più a esigenze amministrativo/burocratiche che alle richieste dei cittadini
Una tendenza confermata anche dal personale: su 400 dipendenti circa nei punti insieme, negli ultimi due anni sono aumentati gli amministrativi rispetto a sanitari e assistenti sociali.
«Rispetto al 2008 – conclude Scotti – i non autosufficienti in Toscana sono cresciuti da 65 a 80mila, soprattutto i casi più gravi, con gli over85 aumentati del 26%; il problema tocca sempre più famiglie e in modo più pesante e c’è una forte disparità sul territorio nella capacità di risposta. Credo che, dopo 10 anni, anche la legge regionale abbia bisogno di un bel tagliando».
Nel suo intervento, l’assessore regionale Stefania Saccardi, dopo aver ringraziato il sindacato per questo nuovo rapporto, «utile, intelligente e fatto bene», ha riferito dell’incontro avuto ieri da tutti gli assessori regionali alla sanità con il nuovo ministro della sanità Giulia Grillo. Alla nuova responsabile del dicastero ha chiesto di riportare il fondo nazionale per la non autosufficienza (oggi di 450 milioni di euro grazie all’aumento voluto dagli ultimi due governi) dalla competenza del ministero delle politiche sociali a quello della sanità. Perché, ha spiegato, se queste politiche di sostegno agli anziani non autosufficienti non impattano bene ne paga le conseguenze la sanità. Del resto la Toscana, che alla legge regionale 66/2018 ha destinato quest’anno 89 milioni, quelli che mancano rispetto alla ventina che arriva da Roma li ha presi dal fondo sanitario. Ma questo la Toscana lo può fare cioè destinare risorse a interventi extra-Lea (Livelli essenziali di assistenza) perché hai conti sanitari in ordine. L’assessore ha anche affrontato la questione delle liste di attesa. A partire da quelle per le Rsa. Quest’anno per le quote, tutte distribuite attraverso le Società della salute, sono stati destinati 202 milioni di euro. Ma se si vuole abbattere le liste d’attesa, – ha ammesso Stefania Saccardi – bisogna trovare una decina di milioni di euro da qui alla fine dell’anno, magari risparmiando sulla spesa per i medicinali. Ci sono famiglie che sostengono da mesi rette di oltre 3 mila euro mensili per un familiare, in attesa di ottenere i contributi. Altri che aspettano a casa in condizioni difficili.
L’assessore ha anche raccolto l’invito della segretaria Cisl, Francesca Ricci, a coordinare sempre di più gli interventi che possono essere realizzati con il Fondo sociale europeo (Fse) con i Punti Insieme (da rilanciare come primo punto di orientamento) e il sistema regionale di aiuto alla non autosufficienza. A questo riguardo 9 milioni di euro sono stati messi in un progetto di continuità tra ospedale e rientro a casa, garantendo attraverso dei voucher la possibilità al paziente dimesso di poter usufruire a casa propria di interventi di professionisti (come, ad esempio, fisioterapisti). E altri 3 milioni e 600 sono andati al «Pronto badante», che ha avuto grandissimo successo, a dimostrazione che intercetta un bisogno reale delle famiglie.