Guai a parlarne. Nomadi, al plurale, resta una parola pericolosa, sulle quali le scelte di chi amministra una città si scontrano con mille distinguo e altrettanti grattacapi e sulle quali il sentire (e il dire) comune fa alla svelta a scivolare nel gretto. C’è chi teme che possano essere migliaia, soltanto a Prato, tutti pronti ad attentare ai beni privati e alla salute pubblica. Sono bastate una lettera anonima, nella quale s’annunciava la nascita di un nuovo “campo”, a dare il là alle polemiche da bar e a quella politica, con una richiesta di chiarimenti in consiglio comunale. L’argomento è sempre caldo. Ora poi che c’è chi teme che con l’ultima allargamento della Ue possano arrivare carovane su carovane.La situazione pratese si presenta abbastanza tranquilla. Buona in tutte le stagioni ad alimentare brevi ed estemporanee polemiche politiche, la parola nomadi da queste parti si traduce in circa 240 persone, ormai «stanziali» con posti dove stare già assegnati (o in via d’assegnazione) e che soltanto in piccola parte creano problemi di convivenza con gli eventuali vicini.In un caso, che poi è l’unico a toccare persone d’etnia Rom, il Comune sta provvedendo. Lo farà con un trasferimento.In altri quattro, si parla di una sistemazione definitiva (quella dell’area attrezzata di San Giorgio a Colonica) e di tre situazioni provvisorie in via di miglioramento.Gli altri “campi”, destinati a trasformarsi in “aree”, sono quelli di via Pollative e di viale Marconi. Una piccola presenza infine si segnala (6 famiglie per una ventina di persone) in via Manzoni a Iolo.In tutti questi casi, non si parla di Rom ma di Sinti. La distinzione non è da poco, perché si tratta di due popoli, entrambi con le loro con abitudini e regole, diversi. Inoltre, una buona parte ha una cittadinanza italiana, pur trovando il popolo al quale appartengono origini lontane, dai paesi di lingua germanica a quelli (come i Rom) dell’Europa dell’est, per arrivare (ripercorsa tutta la storia all’indietro) in India.L’assessore ai servizi sociali Maria Luigia Stancari è chiara: «Il lavoro che l’Amministrazione comunale sta portando avanti da anni nei confronti dei nomadi è improntato all’inclusione sociale. Aiutare queste famiglie nel loro cammino di stabilità va a vantaggio dell’intera comunità pratese. Anche perché il nostro lavoro – sottolinea l’assessore – è anche il modo più efficace per promuovere la legalità».