Cultura & Società
«Noi ragazzi di Barbiana…»
Si tratta di un lavoro nato «per gemmazione», attorno ad un nucleo di studi, saggi e articoli pubblicati in questi ultimi anni, e corredato da un apparato critico e bibliografico sempre preciso e rigoroso. Un volume che raccoglie la sfida di dire qualcosa di nuovo su un personaggio ampiamente studiato (oltre 100 libri e 5 mila articoli) ma che, come dichiara lo stesso autore, riesce anche a tenersi «alla larga… dagli scogli dello scritto rancoroso sul sacerdote-maestro bravo e buono, ma incompreso dai suoi superiori ed esiliato» e «dalle secche» di una certa pubblicistica «sul prete rosso, politicizzato e prepotente, volgare e in fondo poco prete». Un’opera che valorizza «il prezioso materiale proprio della oral history», raccogliendo o semplicemente pubblicando testimonianze dirette dei «protagonisti» di quegli anni, dalla figlia del pittore Hans Jaochim Staude, che ci rivela come furono quei mesi di pittura con suo padre che aprirono il giovane Lorenzo allora appena 18enne al trascendente, a quella del suo «grande amico» don Renzo Rossi, che getta squarci interessanti su don Milani fin dagli anni del seminario o di un amico della prima ora, Maresco Ballini, incontrato appena 16enne all’arrivo a Calenzano e rimastogli vicino per tutta la vita.
Ma il nucleo più originale di testimonianze è quello degli ex-alunni di Barbiana, che don Lorenzo prese timidi, impacciati e quasi sempre «scartati» dalla scuola statale, per farne degli uomini veri, capaci di andare a lavorare all’estero a 15 anni e di realizzarsi pienamente nella vita come sindacalisti, infermieri, insegnanti, operai. Gli ex-ragazzi raccontano il loro arrivo a Barbiana, come si svolgevano le giornate, ma soprattutto il loro rapporto con don Lorenzo. Emergono anche le difficoltà e le incomprensioni con i genitori o la gente e il clero locale, ma in tutti c’è la consapevolezza che quegli anni hanno cambiato in positivo la loro vita. «Come fai a dimenticare un uomo si chiede Franco Buti che ti riempie di attenzioni, ti guarda negli occhi e capisce che hai qualche problema» e che «appena finita la scuola, ti prende a braccetto, fa quattro passi assieme a te e lo risolve; come un genitore e più di un genitore. Ci ha fatto da babbo e da prete senza mai volerci tirare per forza dalla sua parte». Da citare ancora le due simpatiche testimonianze di Bruno Cantini («Succhino») e di Giuseppe Cipriani («Nàzzare»), rispettivamente il fabbro e il falegname di Vicchio che don Lorenzo riuscì a far salire a Barbiana per insegnare ai ragazzi a saldare o realizzare un tavolo.