Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«Noi, pellegrini in Turchia sulle orme di San Paolo».

Il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, si chiuderà l’Anno Paolino indetto da Benedetto XVI nello stesso giorno di un anno fa. L’invito ad organizzare pellegrinaggi sulle orme dell’Apostolo delle genti, nei luoghi dove sono nate le prime comunità cristiane sotto la guida del santo di Tarso, è stato accolto anche dal nostro vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti, che con venti sacerdoti ha guidato oltre duecento fedeli della diocesi lungo duemila chilometri in Turchia. L’iniziativa è stata promossa dell’Ufficio pellegrinaggi diretto da don Gianfranco Cacioli. Il 27 aprile si è alzato il sipario sul «viaggio di fede» che è stato segnato da giornate illuminate dalla Parola di Dio e dagli spunti del vescovo. Inoltre un prezioso aiuto spirituale ci è venuto dai sacerdoti, biblisti e teologi destinati ad ogni pullman che ci hanno introdotto giorno per giorno attraverso gli scritti paolini in quel mondo di quasi duemila anni fa. L’itinerario del primo giorno, dopo il nostro arrivo a Istanbul, ci ha immerso nella metropoli di 15 milioni di abitanti. Ci ha stupito la chiesa di Santa Sofia voluta dall’imperatore romano Giustiniano che è rimasta intatta sino ad oggi. Con l’arrivo dei Selgiuchidi, ossia i turchi provenienti dalla Mongolia che durante il loro passaggio in Persia divennero musulmani, ci fu il periodo della cancellazione delle immagini sacre. Dal 1000 al 1200 avvennero le Crociate e nel 1300, con la nascita della dinastia di Osman, si giunge agli ottomani che conquistarono Costantinopoli nel 1453. C’è sembrato necessario dire tutto questo per quanti ci hanno seguito da casa e per arrivare a dire che cosa è oggi la Turchia, una repubblica fondata nel 1923 da Mustafa Kemal, detto Ataturk, dopo la prima Guerra mondiale. Così possiamo tornare a Santa Sofia dove abbiamo ammirato gli affreschi e i mosaici. Con la legge di Ataturk, la chiesa è stata trasformata in un museo e quindi ripulita dalle coperture in calce. Nella città la religione prevalente è quella musulmana sciita. La popolazione è cordiale e le persone addette al turismo parlano spesso l’italiano. Emozionanti sono state le visite a San Salvatore in Chora con gli affreschi del XIV secolo o nel palazzo di Topkapi, antica residenza dei sultani ottomani con i suoi tesori. Intenso è stato il viaggio nel traghetto che ci ha fatto attraversare il mar di Marmara e il moderno ponte sul Bosforo che unisce l’Europa all’Asia e dove ogni giorno transitano 200mila vetture. Ed eccoci a Efeso dove nel 1869 iniziarono gli scavi archeologici che riportarono alla luce la città romana e dal 1960 quelli della precedente città ellenica. Percorriamo con emozione questi luoghi così ricchi di storia, considerando che dal 129 avanti Cristo Efeso era il capoluogo della provincia romana dell’Asia. Ma è qui che entriamo nei luoghi che rappresentano il primo scopo del nostro pellegrinaggio: è qui che Paolo visse predicando il Vangelo; è qui che si rifugiarono i primi cristiani; è qui che si svolsero due concili come quello di Nicea; ed è qui che si trova la casa di Maria dove la Madonna visse con Giovanni, luogo di pellegrinaggio universale anche per i fedeli di altre religioni. Nella celebrazione accanto alla casa il vescovo ha esortato all’amore per Dio e per la famiglia: non è un caso che le coppie che celebravano i loro anniversari di matrimonio sono state invitate intorno all’altare per una particolare benedizione. La Cappadocia è stata un’altra tappa. È una regione dove le eruzioni vulcaniche coprirono l’intero territorio. Poi il vento e l’acqua hanno modellato queste terre formando «coni» di varie altezze in cui venivano scavate diverse aperture. Qui si rifugiarono i primi cristiani e Paolo considerò questi luoghi validi per la preparazione dei missionari. La località è chiamata Goreme ed è un grandioso museo all’aperto. Dal VI al IX secolo è stato uno dei maggiori centri del cristianesimo e si contano fino a quattrocento chiese rupestri. Poi l’arrivo a Tarso dove nacque Paolo. Ed è stata la lettura degli Atti e delle sue Lettere a farci meglio comprendere quel mondo lontano eppur così vicino al nostro cuore. La fine del pellegrinaggio è stata ad Antiochia. La grotta di San Pietro dove si rifugiarono i primi cristiani ci ha portato ancora alle radici della nostra fede e la S.Messa nel piccolo convento dei Cappuccini ha rappresentato il saluto a questa terra. di Gaby Oppi Ferretti