Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Noi, ortodossi dell’Aretino.

Come in tutta l’Italia, anche nella città e nella provincia di Arezzo il numero degli immigranti romeni è cresciuto dopo il 1989 in modo rapidissimo, così che all’inizio del terzo millennio c’era una comunità di circa 3mila romeni (nel 2005, secondo i dati anagrafici ufficiali, la comunità comprendeva già circa 6mila persone). In occasione di un incontro ecumenico, monsignor Gualtiero Bassetti, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, nel dialogo avuto con sua eminenza Iosif Pop, arcivescovo e metropolita della Metropolia ortodossa romena dell’Europa occidentale e meridionale, ha precisato che c’è una numerosa comunità romena nella provincia di Arezzo e, dato che la maggior parte di loro sono ortodossi, sarebbe stata utile la presenza di un prete ortodosso. Sua eminenza ha incaricato me a fare le pratiche necessarie per la costituzione di una parrocchia ortodossa romena in questa zona.Sono arrivato ad Arezzo nell’ottobre 2003 e, dopo l’adempimento di tutte le pratiche, ho inviato i documenti a Parigi, dove si è decisa la costituzione della parrocchia di San Giovanni Battista a decorrere dal 1 novembre 2003. Devo precisare che sono stato accolto con molto amore fraterno da monsignor Bassetti e che ho ricevuto alloggio gratuito per un mese nella Casa del clero di Arezzo. Ho conosciuto lì più di dodici preti cattolici che hanno avuto nei miei confronti un comportamento di veri fratelli. Ringrazio tutti in questa occasione.Costituire una parrocchia per una comunità di immigranti non è facile. Infatti un sacerdote si trova nella situazione di riunire nella stessa stalla tutte le pecorelle, cioè tutti i credenti appartenenti alla Chiesa che ha scelto lui come pastore, perché il prete è inviato nella parrocchia non per prestare servizi religiosi alle persone, ma per raccoglierle insieme e per costituire una comunità cristiana autentica, unita dalla stessa fede, dalla stessa spiritualità liturgico-sacramentale, dalla stessa testimonianza e dallo stesso servire fedele. Questa è una missione particolarmente difficile per Arezzo visto che i fedeli sono disperi in tutta la provincia, la quale ha una superficie di oltre tremila chilometri quadrati.Dopo il primo mese ad Arezzo sono ritornato qui per tre mesi (fra maggio e agosto 2004) e poi definitivamente il 25 ottobre 2004. Durante i mesi ho attraversato la provincia in tutte le direzioni, in treno o autobus, incollando nelle stazioni i manifesti che annunciavano la costituzione della parrocchia. Ho parlato con centinaia di romeni, credenti o non credenti, praticanti e non praticanti.Per costruire la parrocchia come un vero organismo collettivo avente un’unità spirituale evidente e vissuta in modo reale, ho adottato, come pastore delle anime, una attenta strategia. Le Messe si fanno con una regolarità di orologio, secondo un programma che non è cambiato affatto in cinque anni dal punto di vista della ritmicità. Sebbene mi sia permesso di partire dall’Italia due volte in cinque anni per non più di due settimane, nella chiesa il programma ha continuato ugualmente: la Santa Liturgia ogni domenica e in occasione delle feste – anche di quelle feste di importanza più ridotta -, le salmodie ogni lunedì sera, l’estrema unzione del popolo ogni venerdì sera e, in certi periodi, i vespri ogni sabato sera. Dal punto di vista della frequenza dei fedeli, si può vedere che si sono tenute le Sante Messe indifferentemente se c’erano o no dei partecipanti. La predica permanente si è fatta sempre per questi eventi: la liturgia, la cerimonia nuziale religiosa, il battesimo.Le preghiere, il «Credo» e il «Santo Padre», nonché una parte delle preghiere comprese nella Santa Liturgia (le quali si recitavano prima in intimità) sono adesso recitate dall’intera assemblea presente alla Messa, ad alta voce. La bellezza e lo spirito della preghiera nella nostra chiesa hanno determinato una famiglia di credenti. Alcuni mi hanno chiamato al telefono e mi hanno detto: «Padre, cerchiamo da mesi interi una chiesa in cui ci possiamo sentire come in quella di Arezzo, ma non ne troviamo. Dappertutto si fanno belle Messe, però come ad Arezzo non ci sentiamo da nessuna parte». Questa è una benedizione di Dio. Il Santo Dio mi ha inviato nella chiesa sei cantanti religiosi degni di tutte le lodi, ma anch’io ho imposto già dall’inizio come regola generale l’idea che nella chiesa dobbiamo pregare e lodare Dio tramite il canto, non parlando di cose profane.I credenti vengono permanentemente a ricevere il sacramento dell’Eucaristia durante le Sante Liturgie. Inoltre, l’impegno sacerdotale continua con la visita permanente nelle case dei fedeli. Per questa ragione non sono andato a cercare lavoro e non ho mai voluto trovarmi un modo di esistenza diverso. Mi sono imposto di essere pastore dei miei fedeli e basta, sebbene non abbia altro salario in Italia e viva di ciò che mi offrono i miei fedeli.Noi ci incontriamo ogni anno quattro o cinque volte, i fedeli e i loro amici italiani che vogliono partecipare, per passare un pomeriggio o una sera insieme. Non solo. Ogni domenica, nella chiesa si distribuisce gratuitamente «Il Foglio del cristiano ortodosso di Arezzo e della provincia» (redatto da me personalmente). Ho considerato questo foglio come il mezzo più adatto per fare una catechesi reale e penetrante, tenendo conto del fatto che una catechesi sistematica è quasi impossibile, a causa dell’orario di lavoro dei fedeli e della distanza che ci separa. In questo modo, i fedeli che vengono da zone lontane prendono con loro una decina di copie del foglio, per distribuirlo ai loro vicini, collaborando alla diffusione di una catechesi effettiva e coerente. Ogni settimana vengono distribuite in media 120 copie.Ogni anno, in occasione della Nascita di Gesù e della Pasqua, si mandano aiuti materiali sotto forma di alimenti e abiti ad un asilo di Medias di Transilvania, per un valore di 1000 euro. Infine, ho costituito la società di amicizia romeno-italiana «Aircis» (Associazione Italo-Romena Collaborazione Integrazione Sviluppo)-Constantin Brancusi onlus Arezzo, con la quale ho realizzato belle attività: l’ultima è stata la celebrazione del Giorno nazionale della Romania, domenica 30 novembre. A questa festa hanno partecipato il sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani, il diacono cattolico Audenino Secondino e oltre cinquanta fedeli cristiani romeni e italiani.di padre Octavean-Ioan Tomuta sacerdote ortodosso-romeno ad Arezzo