Pisa

NOI, GIOVANI A LORETO CON BENEDETTO XVIdi Giuseppe Colombino e Mariarita Ghimenti

È  spuntata da poco l’alba quando ci ritroviamo al parcheggio scambiatore di via Pietrasantina. I giovani pisani in partenza per l’«Agorà» di Loreto sono 93. Vengono da San Michele e dalla Sacra Famiglia, da Santa Maria Madre della Chiesa e da Santa Marta, da San Piero a Grado, Badia, Navacchio e San Prospero, Calci, Calcinaia, Cascine di Buti, Vittoria Apuana. Molti già si conoscono, per aver condiviso la Scuola della Parola o la FestaGiovani diocesana. Alcuni vivranno la loro prima vera esperienza di pellegrinaggio, altri, veterani , hanno già partecipato, ad esempio, ad una o più Giornate mondiali della gioventù.Gli autobus si fermano a Loreto. Per arrivare alla spianata di Montorso ci sarà da camminare almeno un’ora e mezzo. Racconta Jenny Terenzi, che pure doveva essere allenata, perché reduce da una settimana sulle Dolomiti: «Non è stato un pellegrinaggio facile: il sole ci ha dato il suo benvenuto e ci ha accolto a raggi aperti . Ma alla fatica fisica ha fatto posto un clima di gioia e di solidarietà, che subito abbiamo respirato e che avremmo continuato a vivere durante le due giornate».L’impatto con la spianata fa venire i brividi… mezzo milione di giovani, arduo riuscire a stare tutti insieme. Il colpo d’occhio è suggestivo. Giulia Pirozzi associa l’immagine dei giovani di Loreto ad un «arcobaleno: siamo tanto diversi quanto i suoi colori. In comune abbiamo la fede e il desiderio di viverla insieme».Apprezzatissimo il botta e risposta dei giovani col Papa. Per Adriano Cerri «ha dato senso al termine Agorà, ovvero uno spazio pubblico in cui ciascuno ha voce in capitolo. E i desideri dei giovani stanno al centro».Profonde – e se vogliamo anche scomode – le domande poste a Benedetto XVI: «dov’è Dio nella disperazione?» tanto per citarne una. «Mi è piaciuto l’atteggiamento del papa – continua Adriano – come un nonno saggio, seduto sulla poltrona, ha risposto alle domande dei nipoti. Risposte semplici, ma autentiche, non banali. Risposte date senza leggere, ma a braccio. Benedetto XVI ha trattato tutti come soggetti belli, unici, irripetibili».Alla sera, un bello spettacolo di suoni e voci, con artisti di musica leggera e, nel finale, fuochi pirotecnici.La notte ha ancora tanto da offrire. Innanzitutto i suoni ed i balli di coloro che ci stanno intorno: i cembali scandiscono ritmi coinvolgenti. E poi una bella sorpresa ideata dagli organizzatori: «le fontane di luce». Federico Bagnolesi racconta di esserne stato piacevolmente colpito: «Qui tantissimi giovani si sono riuniti in piccoli gruppi per parlare della propria esperienza, esprimere i propri bisogni e raccontare le proprie sensazioni».È riuscito a fare la cosa per lui «più difficile»: confessarsi. «Mi sono sentito davvero bene quando sono uscito da quella Fontana della Riconciliazione».  La notte trascorsa tranquilla è stata interrotta con delicatezza dal sorgere del sole. Dopo le lodi l’ultimo momento forte: la celebrazione eucaristica.Fanno eco dentro ciascuno di noi le parole pronunciate da Benedetto XVI. Il papa ha incoraggiato i giovani a «cercare di vivere un amore sincero, umile e non costruito» e ad «andare controcorrente, a non vergognarci di essere testimoni di Cristo». Parole che ci riportano indietro di qualche anno e ci ricordano l’invito di Giovanni Paolo II: «Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo!».Per Annalisa Di Legge è stata una esperienza unica ed indimenticabile: «Due giorni davvero utili. Divertire, stare insieme, pregare insieme… così i giovani si riavvicinano alla Chiesa. Ho capito molte cose su me stessa, sui miei amici più cari, ed anche sul Signore, di quanto davvero grande è la sua misericordia. Grazie a questa due giorni mi sento cambiata».L’inno del triennio si fa sentire per l’ultima volta. Il passaggio «ci poni come luce sopra un monte: in noi l’umanità vedrà il tuo volto» ci invita ancora una volta ad essere testimoni veri dell’amore di Cristo. A casa abbiamo fatto ritorno un po’ dopo la mezzanotte. Sembrava di rivivere la conclusione della visita dei Magi a Gesù bambino, così come raccontata dal Vangelo: anche noi, come i re d’oriente, ci sentiamo adesso più forti, certi di aver trascorso tanti momenti belli in compagnia di Gesù.«Una esperienza di grazia questa agorà dei giovani a Loreto  – commenta suor Cinzia Vori, francescana missionaria di Gesù Bambino, in servizio nella parrocchia della Sacra Famiglia a Pisanova – una esperienza di grazia, come sempre, vedere tanti giovani provenienti da posti diversi, radunati a migliaia intorno al papa alla ricerca, seppure da storie diverse, di Cristo; una esperienza di grazia le parole di Benedetto XVI, che oltre a porre Cristo al centro ha fatto sentire tutti al centro: “nella Chiesa non c’è periferia, perché dove c’è Cristo, lì c’è tutto il centro”. Una esperienza di grazia le “fontane di luce” dove mi sono ritrovata, casualmente, ad ascoltare giovani e coppie sull’argomento dell’affettività e sessualità fino a notte avanzata. Giovani che si interrogano, giovani che chiedono, giovani disposti a conoscere “cosa dice la Chiesa riguardo a …”. Una esperienza di grazia infine parteciparvi con la diocesi di Pisa: giovani che camminano, incontrano (l’ho visto nella spontanea fraternità che si è creata nella diocesi di Forlì-Bertinoro che ci ha accolto) e credono».