Prato

Noi, famiglia “normale”, costretti a bussare alla Caritas

di Giacomo CocchiUna famiglia, dei figli, una casa, un lavoro. Tutte le giovani coppie chiamano «sogni da realizzare» questi traguardi della vita. La costruzione di un nucleo familiare, la sua serenità e il suo avvenire dipendono da molti fattori. In questi tempi di crisi e difficoltà economica probabilmente l’amore e la forza di volontà sono i «veri mattoni» su cui molte famiglie devono far leva per andare avanti.Marco e Lucia (li chiameremo così per riservatezza) sono due giovani sposi, hanno tre bimbi piccoli, il primo di quattro anni, l’ultimo è nato un anno fa. Entrambi erano impiegati nel tessile, lui «specchista», lei addetta al settore commerciale di una grande ditta pratese. Con il loro lavoro ogni mese riuscivano a portare a casa circa 3 mila euro di stipendio. Una cifra bastante per vivere, togliersi anche qualche piccolo sfizio e, soprattutto, pagare il mutuo della bella casa che si sono comprati quando la famiglia ha cominciato a ingrandirsi. Poi la storia prosegue intrecciandosi con quella di molte altre famiglie di Prato, incappate in ciò che tutti chiamano semplicemente «crisi», ma che per Marco ha significato licenziamento e per Lucia cassa integrazione. «Mi trovo in una situazione assurda – spiega la donna – sono in mobilità da un anno ma non ho mai riscosso alcuna mensilità: l’Inps non paga perché la ditta non è fallita e i datori di lavoro nemmeno perché non hanno i soldi». «Appena ho perso il lavoro, – dice Marco – il mio pensiero è corso subito ai figli, soprattutto all’ultimo nato». Di colpo, senza stipendio diventa difficile acquistare anche il necessario. «I prodotti per neonati costano cari – ammette Lucia – e non sapevamo come fare, eravamo disperati».Lucia inizialmente pensa di rivolgersi ai servizi sociali del Comune. «Ma è stato frustrante; – racconta – ho dovuto spiegare tante volte la nostra situazione e alla fine, dopo mesi, mi hanno dato solo un assegno di 50 euro». La donna ha sentito parlare del Centro di aiuto alla Vita e così decide di andare nella sede di via del Seminario. Attraverso il Cav Lucia ottiene la «tessera neonato», usufruendo così della possibilità di prendere pannolini e altri prodotti prima infanzia all’Emporio Caritas. Passa il tempo, Marco non riesce a trovare lavoro e la situazione si complica ancora di più. «Non sapevo dove sbattere la testa – dice l’uomo – e allora, facendomi coraggio, ho deciso di chiedere aiuto alla Caritas. Lo ammetto, inizialmente ho provato vergogna all’idea di dovermi rivolgere a questo tipo di assistenza».Così, una famiglia, fino a poco tempo prima «indipendente» dal punto di vista economico, si ritrova a fare la spesa tra gli scaffali dell’Emporio di via Cairoli, chiede un prestito al servizio di Microcredito e attinge al fondo di solidarietà «Insieme per la famiglia» per pagare la rata del mutuo sulla casa. Non sono solo boccate d’ossigeno. «Oltre agli aiuti concreti – aggiunge Marco – siamo stati ascoltati e seguiti, sostenuti moralmente». Per la giovane coppia inizia il momento di reagire. «La situazione di disagio economico in cui ci siamo venuti a trovare non ci ha abbattuto – dice Lucia – e l’amore per i nostri figli, la volontà di non mollare e la mano tesa della Caritas ci stanno facendo, anche se a piccoli passi, tornare a galla dopo aver toccato il fondo».Adesso per cercare di reinserirsi nel mondo del lavoro Lucia ha frequentato un corso per diventare cuoco alla Fil e Marco attualmente è impegnato nel settore del sociale. «Alle famiglie che stanno passando una situazione come la nostra – concludono i due coniugi – diciamo di vincere l’imbarazzo e la vergogna. Quando si è in difficoltà è bene chiedere e affidarsi a chi, come la Caritas, in questo momento può fungere veramente da ammor-tizzatore sociale».

La videointervista a questa famiglia è visibile sul portale della Diocesi di Prato, cliccando a questo indirizzo.

(dal numero 1 del 10 gennaio 2010)