Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«No allo sfruttamento della Valdichiana».

Spesso, dietro la frase «La Valdichiana non deve diventare un museo», certi politicanti vogliono mascherare i loro misfatti, volti a portare nella nostra valle discariche, inceneritori, aeroporti, centrali a biomasse ed altre attività ad alta pericolosità per la salute dei cittadini, la qualità della loro vita, il paesaggio, l’ambiente. Così come con la stessa frase tendono a giustificare le periodiche colate di cemento, che ricoprono il territorio chianino, spiegando che in questo modo si creano ricchezza economica e posti di lavoro (magari senza entrare nel particolare che i posti di lavoro sono per coloro che vengono da lontano, spesso dall’estero, i soldi per pochi «furbetti» nostrani, i danni per tutti gli altri). Ma è proprio così? Per chi mette la testa fuori dall’Italia, magari in Francia o in Germania, si apre una realtà diversa. Ora che la Francia e, in particolare, la Germania non siano messe peggio dell’Italia per quanto riguarda l’occupazione, l’industrializzazione, le varie attività produttive, ci pare assodato. Ma altrettanto assodato e verificabile da tutti – basta «andarci» anche con Google Earth – è che in quei paesi c’è sempre stata e c’è tuttora un’attenzione particolare per il paesaggio, l’ambiente, il territorio. In quei paesi i centri storici – ben tenuti, quanto e forse anche più dei nostri (e qui dobbiamo dare atto del grande miglioramento intervenuto negli ultimi anni in quasi tutti i paesi della valle) – non sono asfissiati da tutta quella miriade di capannoni, fabbrichette, centri commerciali, come accade da noi. E tanto meno possiamo trovare, spersi per la campagna, laboratori, magazzini o centrali ad olii di palma, come a Renaia di Cortona, o a biomasse come vogliono fare nelle campagne di Castiglioni.Là c’è il centro storico, separate ci sono le aree industriali dove vengono raggruppate le attività produttive (centrali comprese) ed, agli ingressi dei paesi, i centri commerciali con all’interno i distributori di carburanti a prezzi minori del 10-15 ed anche 20% rispetto agli altri distributori posti lungo le strade. Qui da noi si fanno dei bellissimi piani strutturali, affidati ad architetti di buon livello (a volte anche grandi nomi), ma subito dopo si trovano – all’italiana – le scappatoie per le «eccezioni». Se il piano strutturale prevede un’area agricola, con strane leggi regionali, regolamenti provinciali, norme comunali, si può tranquillamente inserirvi di tutto, da un magazzino ad una centrale a biomasse.Quando poi si alzano proteste, forti o flebili che siano, la spiegazione è sempre la stessa: opportunità di lavoro, esigenza di non veder portata altrove un’attività, ricchezza per tutti (?) e poi: «Ma che volete? La Valdichiana (la Toscana) non deve diventare un museo». Le anime belle, quelle che in genere hanno votato per il politicante di turno, si sensibilizzano al tema, credono a quelle parole e finiscono per rassegnarsi. Dopo qualche anno magari ci si accorge che quelle promesse non avevano basi solide, che le ipotesi occupazionali erano svanite, che i benefici «per tutti» erano stati limitati a «qualcuno». Ma ormai il danno è fatto, il politico che ha voluto – fortemente voluto – l’intervento non è più in carica, i tanti soldi pubblici spesi sono stati dimenticati e quindi nessuno paga. L’attività non decollata o chiusa, viene «riqualificata»: termine magico che significa «far fare altri soldi» a qualche altro «furbetto». E così, da un danno se ne fa spesso un altro maggiore. Un esempio? Le terme di Manzano a Cortona: soldi spesi con promesse di posti di lavoro, alberghi, ricchezza; decenni di utilizzo dello stabile per la «sagra del piccione», demolizione, vendita e nuovi progetti, sempre, ovviamente, con promesse di occupazione, di ricchezza.Il prossimo esempio è davanti a tutti: l’ex zuccherificio di Castiglion Fiorentino. Se non ci sarà un’inversione di tendenza, arriveremo ad un intervento devastante per una buona fetta di Valdichiana inserita in quel territorio comunale. Ancora ci si può fermare, si può tornare indietro. Ma c’è questa sensibilità da parte degli attuali o dei prossimi amministratori castiglionesi? Ne dubitiamo. Siamo d’accordo, la Valdichiana non deve diventare solo un museo, ma neppure una «schifezza», dove ci sembra si voglia alla fine arrivare. Se non siamo in grado di volare in alto, che almeno si faccia come fanno a scuola gli studenti «somari»: si copi dal compagno di banco. Si guardi ai nostri vicini «più evoluti».Osservatorio per la tutela e la valorizzazione della Valdichiana