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Nigeria: p. Alumuku (diocesi Abuja), voto pacifico nonostante attacchi di Boko Haram
Boko Haram ha colpito la Nigeria anche nei giorni di un'elezione presidenziale complicata da problemi tecnici, con il voto avvenuto anche domenica in qualche centinaio di sezioni. Le violenze nel nordest - con una quarantina di morti - non hanno però fermato le operazioni di voto.
«La gente ha votato in tutto il nord, tranne che nella zona rimasta sotto il controllo dei terroristi: la maggior parte delle aree che avevano occupato, però, sono state liberate nelle ultime settimane», racconta p. Patrick Tor Alumuku, responsabile delle comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Abuja. E prosegue: «Boko Haram vuole far sentire di essere ancora vivo anche se confinato in un’area limitata, questo spiega le stragi di sabato». Nel resto del Paese, prosegue il sacerdote, «le elezioni sono state pacifiche, senza violenze: ci sono state difficoltà con le macchine che dovevano leggere le nuove tessere elettorali elettroniche, ma esisteva comunque un altro modo di registrare i voti e questo ha contribuito alla calma». Questo aspetto è stato lodato anche dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che attraverso il suo portavoce ha invitato i nigeriani «a mantenere questa atmosfera pacifica e a dar prova di pazienza durante il processo di voto ancora in corso e fino all’annuncio dei risultati».
Chiunque tra il presidente in carica Goodluck Jonathan e il suo antagonista Muhammadu Buhari (ex generale e già dittatore militare negli anni ‘80) venga eletto, spiega p. Alumuku, dovrebbe avere una priorità: «Gli elettori hanno votato chiedendo un cambiamento, che nel paese ci sia meno corruzione. Se si riuscirà a sconfiggere la corruzione ci sarà più sviluppo sociale e da lì parte il futuro della Nigeria, la prima economia dell’Africa».
Collegata a questa è la seconda esigenza, «la sicurezza, contro quei gruppi terroristici che vogliono stabilirsi in Nigeria per avere una base da cui espandersi approfittando delle ricchezze nazionali. Perché l’economia possa svilupparsi deve esserci un punto di partenza, che è proprio la sicurezza», afferma il religioso. La terza questione che il vincitore delle consultazioni dovrà avere a cuore, conclude p. Patrick, «è l’armonia religiosa», tra cristiani, più numerosi nelle regioni meridionali, e musulmani, maggioritari nel nord. Il presidente uscente è cristiano, mentre il suo antagonista, di religione islamica, nota padre Patrick, «sa che senza i cristiani non può vincere. Speriamo che mantenga questa sensibilità anche una volta arrivato eventualmente al potere».