Toscana

NIGERIA, DELTA NIGER: BLITZ MILITARI LIBERA OSTAGGI; FERITO L’ITALIANO

La marina nigeriana ha confermato che la vittima del blitz per la liberazione dei 7 dipendenti stranieri rapiti da miliziani locali è l’ostaggio inglese: lo ha detto il capitano Obiora Madani all’emittente Bbc. L’ostaggio italiano, secondo la Farnesina, sarebbe ferito ma non “in pericolo di vita”. L’incursione delle forze di sicurezza nigeriane ha posto fine ieri sera a un sequestro durato alcune ore tra notizie confuse e contraddittorie, dopo che nella notte di martedì un commando di miliziani locali aveva rapito sette tecnici a bordo della nave ‘Mystras’ – gestita dalla Saipem-Eni – ancorata nei pressi del giacimento di Okono, a largo di Port Harcourt, sulla quale si trovavano in tutto 83 membri dell’equipaggio, di cui 25 espatriati di diverse nazionalità.

L’italiano ferito e gli altri cinque ostaggi – tra cui un filippino, due finlandesi, un rumeno e un polacco – sono stati tratti in salvo sulla terraferma dalle forze di sicurezza nigeriane, nella struttura della società, dotata anche di un ospedale. Sembra che almeno due miliziani siano stati uccisi, oltre ad un militare nigeriano.

L’aggressione alla struttura della società italiana – l’ultima di una lunga serie – riporta l’attenzione sui gruppi attivi nella regione petrolifera del Delta del Niger, che da tempo chiedono al governo centrale e alle multinazionali straniere una diversa distribuzione dei proventi del greggio, di cui la Nigeria è il principale produttore dell’Africa sub-sahariana. “Non siamo criminali, vogliamo la pace: ma dite al governo nigeriano e ai dirigenti di queste società petrolifere che stanno commettendo un grave crimine ottenendo proventi solo per se stessi e con il loro comportamento provocano grande frustrazione tra le comunità locali. Siamo stanchi di vivere come mendicanti sulla nostra terra” ha detto – citato da un quotidiano locale – Johnson Biboye, capo del ‘Iduwini volunteer Force’, uno dei diversi gruppi militanti nel Delta del Niger.

Nella zona – vera cassaforte del greggio nigeriano (circa 2,4 milioni di barili prodotti al giorno) – sono attivi altri gruppi, alcuni dei quali hanno adottato tecniche violente assaltando gli impianti delle multinazionali petrolifere, costringendole anche a diminuire la produzione di alcune decine di migliaia di barili al giorno. Altri movimenti civili locali – senza ricorrere alle armi – chiedono da tempo che le popolazioni della regione siano coinvolte nello sfruttamento del greggio, sia in termini di posti di lavoro che di migliori condizioni sociali e di rispetto dell’ambiente. Fonte: Misna