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NIGERIA, CRESCE TENSIONE PER VIOLENZE FRA MUSULMANI E CRISTIANI
(ASCA) – Non si fermano le violenze settarie in Nigeria, dove alcuni uomini hanno lanciato una bomba all’interno di una scuola musulmana nel sud del Paese a maggioranza cristiana, ferendo sei bambini e un adulto. L’episodio è avvenuto nella regione petrolifera del Delta del Niger, mentre a nord nella città di Damaturu sono circa 90 mila gli sfollati dopo gli scontri fra il gruppo terrorista islamico Boko Haram e le forze del governo. Dopo le bombe di Natale con cui i terroristi hanno ucciso 40 persone in diverse città del paese, i leader politici nigeriani hanno cercato di calmare le tensioni fra il nord musulmano e il sud a prevalenza cristiana. Ma i vertici della Chiesa pentecostale hanno annunciato in un comunicato che i loro adepti si difenderanno da soli se le autorità non li proteggeranno dagli attacchi dei Boko Haram. Il segretario nazionale della Fratellanza Pentecostale della Nigeria, che conta su milioni di aderenti nella più popolata nazione dell’Africa, ha detto all’AFP di non escludere l’utilizzo delle armi per la difesa della comunità. L’arcivescovo di Jos, monsignor Ignatius Ayau Kaigama, ha detto all’agenzia MISNA che è “molto triste e preoccupante vedere che nonostante gli sforzi del governo la minaccia di Boko Haram si sia fatta più insidiosa: così se prima operava in un territorio circoscritto ora riesce praticamente a colpire qualunque obiettivo sul territorio nazionale, si tratti di chiese come avvenuto domenica, o di sedi dell’Onu e quartier generali di forze di sicurezza come avvenuto negli ultimi mesi”. Ad aggravare la frattura fra cristiani e musulmani c’é anche la situazione politica. Proprio oggi la Corte Suprema nigeriana ha confermato la vittoria alle presidenziali di aprile di Goodluck Jonathan, cristiano del Sud, respingendo il ricorso del Cpc (Congress for Progressive Change) che aveva denunciato brogli e il cui candidato, Muhammadu Buhari, è arrivato secondo. Buhari, musulmano del Nord, ex dittatore della Nigeria a metà degli anni ottanta, ha parlato di un verdetto “motivato politicamente”. Dopo le elezioni, le violenze fra le opposte fazioni avevano causato almeno 800 morti nel paese.