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NIGERIA, ASSOLTA AMINA: LA SODDISFAZIONE DEL VESCOVO

“Siamo tutti molto felici per l’assoluzione di Amina Lawal”: è questo il primo commento a caldo rilasciato alla MISNA da monsignor Anthony Olubunmi Okogie, arcivescovo di Lagos (Nigeria), contattato telefonicamente pochi minuti dopo la lettura del verdetto con cui la Corte islamica di Katsina, capitale dell’omonimo Stato settentrionale nigeriano, ha annullato in appello la condanna a morte per lapidazione emessa nei mesi scorsi da un altro tribunale islamico. “Le leggi sono fatte per gli uomini, ma non gli uomini per la legge” ha aggiunto il presule. “Ovvero – ha continuato – Dio non permetterà mai che un proprio figlio possa cadere nelle mani sbagliate”. L’arcivescovo di Lagos ha poi voluto precisare che “lo stesso Corano non prevede la condanna a morte. Il libro sacro dei musulmani dice chiaramente che la vita è un dono di Dio, e il sangue è la vita. Di conseguenza chi sparge il sangue di una creatura di Dio, offende Dio”.

Intanto quasi contemporaneamente al verdetto di Amina, emesso dalla maggioranza dei cinque componenti del tribunale di Katsina, l’agenzia francese ‘Afp’ ha diffuso la notizia di un uomo condannato a morte per lapidazione perché riconosciuto colpevole di sodomia da una corte islamica dello Stato settentrionale di Bauchi. “In Nigeria moltissime persone, compresi tanti musulmani, sono scontente per queste condanne a morte che gli stessi islamici considerano illegali. Riguardo all’uomo condannato a Bauchi ho saputo che intende ricorrere in appello” ha concluso monsignor Okogie. Da quando due anni fa la sharìa (Legge islamica) è stata introdotta nei 12 Stati del nord della Nigeria a prevalenza musulmana nessuna condanna a morte è mai stata eseguita. Il caso di Amina Lawal, come quello di Safiya, ha sollevato una grande attenzione e mobilitazione internazionale. Misna