È stata di nuovo aggiornata, questa volta al prossimo 27 agosto, l’apertura del processo d’appello a carico di Amina Lawal, la donna nigeriana condannata alla lapidazione il 22 marzo 2002 da una corte islamica per aver avuto una figlia fuori dal matrimonio. Stando a quanto riportato da fonti internazionali di agenzia, un tribunale islamico dello Stato di Katsina ha deciso di rinviare le udienze che si sarebbero dovute aprire domani a causa del mancato raggiungimento del quorum dei giudici (cinque) necessario ad assicurare il regolare svolgimento del dibattimento. La stessa motivazione era stata addotta il 25 marzo scorso, data nella quale era stata inizialmente fissata l’inizio del processo di secondo grado. Dopo essere stata riconosciuta colpevole nel marzo dello scorso anno in base alla sharìa (legge coranica) – applicata in dodici dei trentasei Stati della Nigeria – Amina Lawal si era vista respingere in agosto un primo ricorso presentato dai suoi legali. Per la sua salvezza, come già accaduto per Safiya Husseini – la nigeriana condannata alla lapidazione per avere concepito un figlio fuori dal matrimonio e poi prosciolta in appello si sono mobilitate le organizzazioni internazionali per i diritti umani. Misna