Toscana

Nicola, da Lucca nel Mediterraneo per i migranti

Il giovane lucchese a bordo delle navi Ong aiuta i migranti sui barconi sulla rotta tunisina e libica

Nicola Pera, 31 anni, lucchese doc. E’ questa la carta d’identità di chi ha iniziato a occuparsi volontariamente del prossimo da circa metà della sua vita per arrivare, come ultima esperienza, ad aiutare i migranti (gli «ospiti» come li chiamano i membri dell’equipaggio) a bordo delle navi Ong sulla rotta tunisina e libica.

A 16 anni Nicola inizia, grazie al passaparola di un amico, a occuparsi di protezione civile proprio a Lucca per poi prestare servizio nell’ambito del primo soccorso. A 22 anni incrementa queste attività trasferendosi un periodo in Danimarca, con l’esperienza chiamata Wwoof, World wilde opportunities on organic farms facendo il volontario all’interno di fattorie.

Si trova a Lucca quando, un giorno, viene svegliato dalla Tv che stava trasmettendo un servizio in ricordo del naufragio di Lampedusa del 2013, in cui persero la vita 368 persone: qualcosa dentro di lui si muove, si risveglia: «Capisco che è per me il momento di rimettermi in gioco – dice – sento di dover tornare attivamente a dare una mano».

Basta poco che Nicola si ritrova sull’isola di Lesbo, in Grecia, nell’equipaggio di terra di un’associazione dedicata al soccorso in una missione volta a individuare migranti a bordo di imbarcazioni provenienti dalla Turchia e a dare loro assistenza. «Una volta a terra, ci occupavamo delle prime necessità di queste persone dando loro acqua, cibo, vestiti. Qui mi sono sentito accanto agli ultimi ed è stata per me la cosa più gratificante che potessi sperimentare». Da Lesbo Nicola si sposta in Turchia: per il giovane lucchese inizia una nuova avventura umanitaria all’interno delle gendarmerie turche dove assisteva i migranti che erano stati respinti. Durante questa missione Nicola si approccia anche all’esperienza dell’educazione informale nei campi profughi dove aiutava i più giovani con attività sia didattiche che ludiche. «Tornato da queste esperienze ero diventato più consapevole delle situazioni di emergenza, delle difficoltà di chi ha più bisogno: ho capito che volevo far questo nella vita», afferma Nicola.

È allora che il ragazzo si iscrive all’Università di Pisa al corso Scienze per la Pace e in tre anni ottiene la laurea. Nicola intanto presta servizio in Croce rossa e ottiene anche diverse qualifiche soprattutto nell’ambito delle migrazioni e diventa anche istruttore delle manovre salvavita. Questi anni sono segnati dalla pandemia da Covid-19 e da tutte le restrizioni: la prima esperienza sulle navi Nicola la fa in questo periodo, quando per tre settimane opera a bordo delle cosiddette navi quarantena nell’area intorno a Lampedusa.

Dopo un periodo di Servizio civile universale a Nairobi Nicola torna volontario a bordo di una nave di soccorso della «ResQ – people saving people». Viene arruolato come logista su un’imbarcazione di 39 metri con 17 persone di equipaggio. Svolge tre settimane di preparazione, poi si imbarca per la missione volta a individuare le imbarcazioni di migranti della rotta tunisina. L’equipaggio viene impiegato su tre salvataggi, due dei quali notturni: in uno di questi perde la vita una donna. «Il secondo salvataggio è stato molto drammatico per la perdita di questa vita umana – racconta – ricordo la difficoltà del soccorso perché la barca su cui viaggiavano i migranti era in gran parte sott’acqua, non dimenticherò mai le loro urla».

Una volta rientrato a terra Nicola non aspetta molto e tornare in mare: questa volta lo fa a bordo di una nave di Emergency, sulla rotta libica, come logista di accoglienza. Con questa missione vengono effettuati tre salvataggi, uno dei quali, il più duro, di 200 persone che si trovavano su due imbarcazioni diverse ma nella stessa area. «Ricordo la felicità di queste persone una volta a bordo delle nostre imbarcazioni – dice – sanno di essere state tratte in salvo e i loro occhi si riempiono di speranza per il futuro. Appena arrivate sono stanche e hanno bisogno di riposo ma, una volta recuperate le forze, iniziano a prendersi cura di loro stessi. L’arrivo in Italia per loro è un passaggio molto importante. Uno dei momenti più euforici a bordo è proprio il momento in cui il comandante annuncia il porto di sbarco in Italia: gli ospiti applaudono e festeggiano».

Anche il futuro di Nicola sembra parlare la lingua della solidarietà: «Il settore umanitario è per me edificante e vorrei fare di questo il mio percorso di vita, in particolare nei settori del sociale e dell’emergenza – racconta –. Tra le altre cose vorrei specializzarmi per poter andare a operare sul piccolo gommone che dall’imbarcazione madre si stacca per avvicinarsi alle barche dei migranti e fare con loro un primo approccio primo del salvataggio vero e proprio». L’esperienza di Nicola, nonostante la giovane età, sembra quindi solo all’inizio e vedremo dove la sua forte volontà lo porterà in questo ambito «in cui – dice – ricevi sempre di più di quello che doni».