Lettere in redazione
Nevicata del 17 dicembre, le cause dei disservizi
Alcune osservazioni sui disagi provocati dalla nevicata del 17 dicembre, tipica per questo periodo dell’anno. Vado per ordine.
Primo. Una delle cause dei ritardi è che i comuni e le province, non dispongono più (le regioni non l’hanno mai avuto) un adeguato numero di personale e mezzi addetti e pronti a questi servizi. Una parte di questi servizi può essere affidata al cosiddetto «volontariato» ma ci sono opere come pulizia delle strade, rimozione di frane, costruzione di argini che richiedono attrezzature pesanti e personale specializzato e addestrato e soprattutto pronto a lavorare senza limiti di tempo e orario. Secondo punto. L’abbandono di tante stazioni ferroviarie o caselli dell’Anas, ora vuote di personale, è un pericoloso sperpero di patrimonio pubblico. In caso di disagi sulle ferrovie e sulle strade diventavano punti di rifugio e riferimento per i viaggiatori. Basterebbe farne stazioni di carabinieri, di Forestali, Vigili del fuoco, vigili urbani, Aziende sanitarie locali, uffici di anagrafe, sedi di circoscrizioni.
Terzo punto. In una riunione indetta anni fa dalla Misericordia di Badia a Ripoli proposi al dottor Bertolaso di fare tesoro di quei raccordi, detti «vie di servizio», che le ditte costruttrici usano per accedere ai vari tratti delle autostrade ancora in costruzione. Ho una certa esperienza. Come cronista di un giornale fiorentino ero a Calenzano quando fu iniziata la costruzione dell’Autostrada del Sole ed ero davanti alla galleria del Monte Citerna quando venne aperto il tratto appenninico. Ancora riconosco qua e là le vecchie «vie di servizio» che allora erano percorse da uomini e mezzi per raggiungere i cantieri. Oggi quelle vie sterrate, o sommariamente asfaltate, possono essere usate come vie di accesso dai mezzi di emergenza e in caso di assoluta necessità perfino per fare evacuare l’autostrada. Mi fu risposto che forse si poteva fare con pochissima spesa o addirittura senza alcun costo significativo. Alcune di queste vie sono addirittura ancora in uso dal personale e da mezzi di servizio che raggiungono i posti di ristoro senza percorrere l’autostrada (è il caso dell’Antella).
Lo so. Alcune mie osservazioni non hanno nessuna possibilità di essere messe in pratica ma per altro basta solo accortezza . E non sono questioni politiche.
Una cosa va subito premessa, per onestà. Che venerdì 17 dicembre sarebbe nevicato su gran parte della Toscana lo si sapeva da giorni e uno specifico allarme meteo era stato lanciato dalla Protezione civile. Nessuno aveva però previsto che in sole tre ore sarebbero caduti 30 cm di neve sul centro della regione, da Arezzo a Pistoia. Un evento estremo e insolito una sorta di «bomba di neve» non per la quantità complessiva, quanto per l’intensità, che ha reso impraticabili in pochissimi minuti tutte le strade. Ma questo non giustifica la débâcle dei trasporti locali un po’ in tutta la regione.
Ritardi ed inefficienze sono sotto gli occhi di tutti e lo stesso sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha ammesso responsabilità dell’amministrazione cittadina. Però ha ragione quando fa notare che con la chiusura contemporanea e improvvisa di aeroporto, stazione ferroviaria, autostrade, Fi-Pi-Li e Autopalio, anche se a Firenze ci fosse stato un sole estivo, sarebbe stato ugualmente il caos. Forze e mezzi a disposizione per sgombrare la neve, spargere sale e rimuovere rami e alberi caduti per il peso della neve sono stati sicuramente insufficienti nel capoluogo toscano, così come in tante altre città e comuni. Ma ci sono delle infrastrutture che non dovevano assolutamente farsi trovare impreparate. Com’è possibile, ad esempio, che si sia bloccata completamente per quasi 20 ore la stazione ferroviaria di Santa Maria Novella? E perché la società autostrade non ha fatto il prefiltraggio per impedire che tir e auto senza catene bloccassero interi tratti? E quando gli ingorghi si sono creati, perché non ha chiuso almeno i caselli di entrata, per evitare che altre auto finissero in trappola? Quanti mezzi spazzaneve avevano a disposizione e come li hanno impiegati Anas e Global Service (per per sei milioni all’anno fa la manutenzione alla Fi-Pi-Li)?
Sono solo alcune delle domande alle quali gli amministratori pubblici e i gestori dei servizi ciascuno per il proprio ruolo dovranno rispondere ai cittadini. Il rimpallo delle responsabilità non serve a nulla. E men che meno servono le polemiche pretestuose di chi approfitta di quanto accaduto per fare propaganda o per regolare i conti all’interno dei partiti o coalizioni.
Alcuni problemi strutturali (ad esempio la mancanza di una «bretella» autostradale da Incisa a Barberino) non sono risolvibili in tempi brevi. Ma tante cose possono e devono esser fatte in fretta, perché mai più collassi tutto insieme il sistema della mobilità. Una in particolare dovrebbe partire subito, come segnale anche di un rispetto maggiore per il cittadino-utente: l’informazione. Sono stati spesi milioni per montare pannelli luminosi e mantenere canali informativi (come Isoradio). Non è accettabile che nel momento dell’emergenza, non solo non informino, ma addirittura disinformino i cittadini, con messaggi erronei o non aggiornati.